Georgiano di Atlanta, Tinsley Ellis è dalla fine
degli anni Ottanta uno dei chitarristi di blues e rock
più apprezzati del sud degli Stati Uniti. Dopo avere esordito
con The Heartfixers, ha avviato una proficua carriera
solista con Georgia Blue, pubblicato dalla Alligator
nell’88, seguito da Fanning The Flames e Trouble
Time. Recentemente è uscito Devil
May Care che lo riconferma come uno dei protagonisti
più affidabili del genere. Abbiamo avuto la possibilità
di contattarlo via mail per un’intervista con l’aiuto
di Mark Lipkin della Alligator, che ringraziamo per la
collaborazione.
L'intervista
Buongiorno Tinsley e grazie per
la disponibilità. Ho letto che quando la pandemia ti ha
costretto a rinunciare al tour di Ice Cream In Hell,
hai iniziato a riascoltare la musica che ti ha ispirato.
Puoi indicarmi le tue principali influenze?
Ho ascoltato un sacco di blues e rock influenzato dal
blues, musica dei tardi anni Sessanta e dei primi Settanta:
BB King, Peter Green, Mike Bloomfield, Allman Brothers
Band.
Hai veramente scritto 200 canzoni
nuove? A questo punto hai parecchi dischi pronti per essere
registrati!
Sì è vero. Ho scritto più o meno 200 canzoni e sto ancora
scrivendo.
Devil May Care è uno dei
dischi migliori della tua carriera. Forse perché hai potuto
scegliere tra molte canzoni?
In effetti è così. Non essendo in giro, c’è stato parecchio
tempo per concentrarsi sulla scrittura.
Sento una notevole influenza della
Allman Brothers Band in alcune tracce: mi riferisco a
One Less Reason, JuJu,Just Like Rain.
Hai suonato con la ABB, i Gov’t Mule, Derek Trucks…possiamo
dire che fai parte della famiglia?
Sì, ho suonato con tutti queste band e artisti e li considero
come cari amici e collaboratori.
Sei un maestro delle ballate, brani
come Don’t Bury Your Love o Slow Train To Hell
dal nuovo album. Spesso scegli di finire un album con
un brano lento…un’ottima idea!
Sono cresciuto in un periodo in cui era abituale mettere
una ballata alla fine di ogni facciata di un album. E
io continuo a farlo.
Kevin McKendree è presente
negli ultimi dieci anni della tua carriera. Suonate insieme
anche dal vivo?
No, partecipa solo alle registrazioni. Non abbiamo mai
fatto un concerto pubblico insieme.
Sei abituato a registrare con la
tua band o preferisci utilizzare dei session men?
I dischi che hanno avuto un’accoglienza migliore sono
quelli che ho registrato con la mia touring band.
Stai pianificando un lungo tour
visto che la pandemia sembra meno pericolosa?
Abbiamo appena terminano quaranta date per promuovere
il nuovo disco. E abbiamo in programma una bella serie
di festival per la prossima estate.
Hai iniziato la tua carriera con
The Alley Cats e The Heartfixers nell’81. Eri il leader
di queste formazioni?
No, ero il più giovane in entrambi i casi. Per me è stata
soprattutto un’esperienza formativa.
Pensi che la tua musica sia cambiata
nel corso degli anni? A mio avviso partendo dal blues
adesso suoni un genere più complesso e articolato.
Mi piacciono vari generi musicali. Ma la musica basata
sul blues resta la mia preferita.
Ritengo che la tua voce sia migliorata
parecchio in questi 40 anni.
Ti ringrazio, lavoro parecchio per migliorare il mio
modo di cantare.
Georgia Blue è stato l’inizio
di un lungo rapporto con la Alligator che è ancora la
tua casa discografica. Perché tra il 2013 e il 2018 hai
deciso di formare una label, Heartfixer Music?
Io incido i dischi e la Alligator decide se li vuole
pubblicare oppure no. Tutto funziona molto meglio quando
sono su Alligator. Sono molto bravi a promuovere i loro
artisti.
In passato hai lavorato con produttori
molto conosciuti come Eddy Offord e Tom Dowd. Ti è servito
per imparare a produrti da solo?
Ho imparato qualcosa sul modo di incidere da ogni produttore
con il quale ho lavorato. Tom Dowd è stato il migliore
che ho avuto, ma ho ottenuto il successo commerciale più
rilevante quando ho lavorato con Eddy Offord.
Si può dire che A Quitter Never
Wins (da Storm Warning) sia la tua canzone
più venduta, anche per la versione di Jonny Lang?
Assolutamente sì, ha superato i due milioni di copie
e sono molto orgoglioso che John Mayall l’abbia interpretata
sul suo ultimo disco.
C’è stato un momento cruciale nella
tua carriera?
Il punto di svolta è stato quando ho firmato per la Alligator
nel 1988. Prima ero un artista locale. La Alligator ha
portato la mia musica ovunque.
Hai suonato con molti ottimi musicisti.
Quali ricordi con maggiore soddisfazione?
I miei ricordi migliori sono legati a Oliver Wood, Warren
Haynes, Derek Trucks, Richie Hayward e Chuck Leavell.
Come vedi l’attuale situazione
del blues? Ci sono giovani artisti che apprezzi?
Tra i miei giovani bluesmen preferiti ci sono Kingfish
Ingram e Jontavious Willis.
Prevedi di tornare presto in Europa?
E cosa mi dici riguardo all’Italia?
Non ho mai suonato in Italia, mi piacerebbe molto, speriamo
che si riesca a organizzare.
L’ultima domanda: stai già preparando
un nuovo album o sei focalizzato sulla promozione di Devil
May Care?
Sto scrivendo delle canzoni per un nuovo disco che dovrebbe
uscire alla fine del 2023 o inizio 2024.