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2011:
I 50 dischi di RootsHighway | ||
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"...settanta minuti e passa di viaggi onirici a cavallo di ballate acustiche perse nell'estasi, di riverberi e fughe chitarristiche, tutto nel segno del David Crosby più trasognato, del Tim Buckley meno sperimentale, del Neil Young più malinconico" |
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"...American Goldwing è un disco irreprensibile con i suoi intenti, oltre che pieno di ottime e semplici intuizioni, di chitarre che echeggiano una stagione lontana, accodato ad un certo rinascimento classic rock che ha visto protagonisti di recente Delta Spirit, Dawes o Deer Tick" |
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"...nella sarabanda di loop e sintetizzatori, di fiati, flauti, cori incantati e pulsazioni ai confini con il funk e il dub, Kiss Each Other Clean mantiene l'anima di un tempo, soltanto caricandola di una coraggiosa sperimentazione" |
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"...un groviglio di ballate arse dal deserto, stentorei folk rock, sabbiose brezze dal confine messicano, con accordi e passaggi usuali per l'autore, eppure sospinti da una vitalità degli arrangiamenti che li rendono nuovi e significativi" |
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"....Gli Allstars suonano con ardore tirando fuori dal profondo della loro anima tutto il loro dolore, lasciando da parte la spregiudicatezza hard rock del precedente lavoro (Hernando del 2008) con un album personale, intimo e maturo" |
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"....anche se meno immediato del suo predecessore, Field Songs cresce ascolto dopo ascolto ed è il suo compagno ideale. Nonostante suoni dismesso, scarno e malinconico ai primi ascolti, è l'album più ispirato del farmer dell'Iowa e forse anche il suo masterpiece. " |
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"...ripercorrendo i temi cari alla poetica un po' eversiva e "malavitosa" di Mike Ness, si prende gioco di se stesso, conducendo i Social Distortion in quella terra di nessuno (oggi più che mai) dove il rock'n'roll ha ancora voglia di suonare plateale, chiassoso e romantico" |
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"...un disco scuro e avventuroso dove la Marling si dice per la prima volta soddisfatta della raggiunta indipendenza. Lei stessa sottolinea infatti come i legami artistici e sentimentali con Noah and the Whale e Mumford & Sons avevano influito sulle opere precedenti, mentre il nuovo corso ha preso forma in un lento cammino di introiezione" |
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"...in questo intreccio di musica, narrativa e leggenda l'attenzione non poteva che ricadere sulle parole e sulla vulnerabilità di un songwriter che non avrà più l'irruenza rock dei giorni migliori, ma si è trasformato davvero in un maestro di equilibrio e sobrietà" |
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"...Here We Rest trasforma il cammino del recente passato in qualcosa di più personale: è un disco infatti più contenuto negli umori, spesso adagiato su sonorità acustiche e rootsy, dando spazio a malinconiche ballate dove il marchio soul della terra dell'Alabama si intreccia con le fondamenta bianche del musicista" |
Top Ten - dalla 10 alla 1 >> |