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2007:
I 50 dischi di RootsHighway | ||
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| 10 Okkervil River The Stage Names (Jagjaguwar) "...Lo stile della band conserva tutte le componenti essenziali che hanno caratterizzato gli album scorsi. Il pop corposo e ricco di pathos, le grida "isteriche" e le storie di Sheff, l'impegnativo lavoro di Jonahthan Meiburg alle tastiere e di Scott Brackett alla tromba [...] Va anche detto però che The Stage Names rimarca nuovamente le capacità di Will Sheff quale autore: le sue liriche struggenti ed emozionanti sono delle vere e proprie storie scritte in prosa" |
| 09 Lucinda Williams West (Lost Highway/ Universal) "...Questo perché Lucinda Williams ci mette l'anima in ogni singola parola che canta, come se fosse una questione di vita o di morte, come se il rock'n'roll non fosse destinato a rimanere incastrato nelle sue ombre e nei suoi fallimenti, ma fosse una sorta di rituale liberatorio. West ne coglie tutta l'essenza [...] Grande disco, grandissima Lucinda Williams" |
| 08 Loudon Wainwright III Strange Weirdos (Concord/ Universal) "...Strange Weirdos è davvero il colpo di coda che non ti saresti aspettato, da un songwriter che sembrava avere speso tutti i suoi, pur notevoli e imperituri, minuti di gloria [...] Poi non serve altro che lasciarsi cullare dalla corrente, la quale prevede peraltro sensazioni, stimoli, caratteristiche al tempo stesso uniformi e differenti" |
| 07 Ray Davies Working Man's Cafè (V2) "...Davies mantiene sempre l'atteggiamento divertito, ironico e tuttavia meticoloso di chi ci piacerebbe incontrare al bar per farci raccontare qualche storia interessante. Le sue lo sono sempre, e in Working Man's Café poggiano su un'impalcatura di suoni e canzoni che non giravano così bene perlomeno da una trentina d'anni a questa parte" |
| 06 Mavis Staples We'll Never Turn Back (Anti) "...We'll Never Turn Back, introdotto da una splendida copertina, ricca di evocazioni e pathos, è il disco che rimette insieme i tasselli di una carriera solista mai troppo generosa, confrontata ad un passato ingombrante e comunque essenziale, quello degli Staples Singers [...] Una grande lezione di vitalità, storia e fede, oltre che una ulteriore dimostrazione dello straordinario impegno della Anti nel ridare senso alla black music" |
| 05 Jesse Malin Glitter in the Gutter (One Little Indian) "...Glitter In The Gutter funziona alla grande, e lo fa proprio spargendo senza misura coriandoli sboccati di rock settantesco, filamenti stellati di punk-glam che s'inchioda nel cervello al primo ascolto [...] E' rock americano nella sua incarnazione migliore. Prolisso? Forse. Esagerato? Quasi certamente. Ma è musica che guarisce ogni debolezza, e ripaga qualsiasi disincanto" |
| 04 Bettye Lavette The Scene of the Crime (Anti) "...The Scene of the Crime è esattamente speculare al suo predecessore: tanto suonava ovattato, elegante ma anche appassionatamente soul quel disco, quanto risulta impetuoso, grezzo, in alcuni frangenti sfacciatamente rock il nuovo capitolo. È l'aria del Sud ad avere acceso l'animo di Bettye: con il team produttivo formato da Davide Barbe e Patterson Hood e l'adunata dei Drive by Trruckers al completo" |
| 03 Wilco Sky Blue Sky (Nonesuch) "...il Tweedy rilassato di Sky Blue Sky non riesce a celare una certa inquietudine, e lo si capisce dalla costruzione di molti brani: partono tutti come semplici ballate, simili per certi versi a certi episodi prestati in passato al progetto dei Golden Smog, ma dopo un po' esplodono in un assolo, un refrain, uno stacco, qualsiasi cosa serva a placare la nervosa necessità di non rimanere chiuso nelle gabbie dell'ovvietà" |
| 02 Ryan Bingham Mescalito (Lost Highway/ Universal) "...ha un look vagamente western ed un cappello con una piuma, ma non trattatelo come il solito troubadour. Il fatto che lo abbiano tenuto a battesimo personaggi come Terry Allen e Joe Ely, significa soltanto che nella sua musica c'è una buona dose di eccentricità per allontanarlo dai clichè del country&western. Quella voce aspra e roca, che tradisce l'età così giovane, ha mangiato polvere in quantità e ne fa assaggiare un po' di quel sapore sgradevole anche a noi" |
| 01 Joe Henry Civilians (Anti) "...nasce appunto con l'intenzione di riappropriarsi delle strutture sostanziali della sua scrittura, un bagno nel fiume del folk rock da cui era partito, mantenendo peraltro tutto il bagaglio di esperienze e conquiste fatte in questi anni da musicista e produttore, ruolo quest'ultimo che lo ha visto svettare da assoluto protagonista [...] Dopo avere letteralmente spostato in avanti, con passi affascinanti, le coordinate della canzone d'autore americana, oggi più che mai Joe Henry può alzare la testa e ribadire la sua autorevolezza" |
Classifica: riepilogo finale | ![]() ![]() |