E dunque ancora auguri ai Rolling Stones e
ai loro 60 anni di carriera, con la prospettiva tra l’altro
di un ultimo album in studio in corso di preparazione, e quindi
con una ulteriore coda di una storia davvero lunga. Certo,
solo la immarcescibile ditta Jagger-Richards è rimasta della
formazione originale, con Bill Wyman che si è auto-pensionato
in anticipo, e quella di Charlie Watts ultima delle perdite
umane, ma Ron Wood si mantiene ancora in scuderia da ormai
quasi quarant’anni. Il marchio resta comunque un punto di
riferimento consolidato anche per le giovani generazioni,
che pare affollino i loro concerti odierni con un certo dovuto
rispetto.
Lo stesso rispetto che comunque la band non ha mai perso da
parte dei colleghi, tanto che oggi siamo qui a parlare di
un nuovo tribute-record, stavolta confezionato dal mondo della
country-music di Nashville. A volerlo è stato il produttore
Robert Deaton, attivissimo nel mondo di Nashville con le sue
trasmissioni televisive (gli stessi Billboard Country Awards
sono gestiti da lui) e video. Presentato con un lungo excursus
di quanto la country-music sia stata importante per i Rolling
Stones, e quanto lo siano stati loro per l’evolversi della
country-music stessa, Stoned Cold Country è
una divertente passerella di nomi che oggi vendono ancora
molto negli Stati Uniti senza troppo indulgere nel country-pop
radiofonico, il che rappresenta una garanzia di risultato.
Non è tra l’altro il primo tributo simile, va ricordato perlomeno
Paint It Black - An Alt Country Tribute to the Rolling
Stones del 2011, che però vedeva protagonisti sicuramente
più attinenti alla roots-music che seguiamo abitualmente su
queste pagine (Cowboy Junkies, Matthew Ryan, Great Lake Swimmers,
e altri). In ogni caso il difetto del disco è evidente fin
dalla lettura della track-list, e cioè quello di poco coraggio
nel cercare qualche brano meno noto, finendo quindi per offrire
poche sorprese in termini di scaletta, ma per il resto non
manca qualche buona versione. Non tanto l’iniziale Satisfaction
di Ashely McBryde, che fa l’errore di mantenerla riff-based
senza avere la necessaria cattiveria per renderla anche tagliente,
quanto magari la Dead Flowers di Maren Morris, intelligente
nel suo cambio di ritmo in lenta ballatona country-rock, o
in una Honky-Tonk Women del duo Brooks & Dunn, che
la riportano su terreni pienamente rurali, ma ancora più in
più in una versione quasi alla Ike & Tina Turner di It’s
Only Rock and Roll offerta dai Brothers Osborne con l’aiuto
dei The War and Treaty.
La versione di Miss You di Jimmy Allen gioca piacevolmente
con il giro di l’armonica, ma sfocia quasi più in un elegante
soul-pop, mentre altre versioni come la Tumbling Dice
di Elle King o la Wild Horses dei Little Big Town poco
aggiungono all’originale se non un sound più country-oriented.
Poche fortunatamente le cadute di stile (forse proprio la
Paint It Black banalizzata dalla Zac Brown Band rappresenta
la delusione più forte), e tra qualche azzardo stilistico
(una Gimme Shelter quasi funky-rock di Eric Church
o una Sympathy for The Devil di Elvie Shane con i fiati
che ricorda addirittura quella di Bryan Ferry del 1973) affiora
una coraggiosa Angie di Steve Earle, persino troppo
rispettoso dell’originale, ma comunque degno interprete di
un brano in cui l’aggiunta di una steel-guitar poteva pericolosamente
accentuarne il tono mellifluo.
Tributo divertente e ben prodotto, adatto sia ai fans dei
Rolling Stones che a quelli di questo mondo musicale.
:: La scaletta, gli interpreti
1 (I Can't Get No) Satisfaction - Ashley McBryde
2 Honky Tonk Women - Brooks & Dunn
3 Dead Flowers - Maren Morris
4 It's Only Rock 'N' Roll (But I Like It) - Brothers
Osborne & The War and Treaty
5 Miss You - Jimmie Allen
6 Tumbling Dice - Elle King
7 Can't You Hear Me Knocking - Marcus King
8 Wild Horses - Little Big Town
9 Paint It Black - Zac Brown Band
10 You Can't Always Get What You Want - Lainey Wilson
11 Sympathy for the Devil - Elvie Shane
12 Angie - Steve Earle
13 Gimme Shelter - Eric Church
14 Shine A Light - Koe Wetzel