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pop soul
di Gianni Del Savio (16/03/2021)
Terzo album
per l’affascinante interprete canadese di origine haitiana.
Un capitolo che, nel suo intento, fa parte di una trilogia
- iniziata con Nameless e proseguita con Stay Tuned!
- che trae ispirazione dichiarata alla musica afro-americana,
prevalentemente jazz e soul-blues, citando tre grandi interpreti,
culturalmente e stilisticamente diverse: Billie Holiday, Etta
James e Nina Simone. Ma i riferimenti sono anche altri, come
vedremo. A fornirle il supporto sonoro “ambientale”, che utilizza
voci multiple e sovrapposte - con possibile sguardo alle bravissime
gemelle Ibeyi, duo afro-cubano-francese (ad es. River) e a
Laurie Anderson -, provvede un’ampia gamma strumentale: sezione
d’archi, fiati, digeridoo, basso, tastiera, batteria e chitarra.
La produzione è di Jacques Roy.
Quattordici brani per un album che nell’insieme si presenta
come il precedente, ma più segnato da coloriture pop-soul;
a tratti la “sofisticazione estetica”, rischia di prevalere
sulla sostanza, tuttavia classe e feeling di Dominique
sono indiscutibili. Go Mama Go
apre il viaggio, utilizzando tinte di spiritual-r&b corale,
con tanto di handclappin’ e fiati. Una “formula” strutturale
che risulta meno incisiva nel successivo While We Wait,
dai tratti narrativi che ricordano una filastrocca, anche
nel raffinato accompagnamento vocale. Reminiscenze doo wop,
con toni delicati e malinconici, segnano You Left Me:
ancora battito delle mani e coretto intorno alla sua suadente
voce, poi in accattivante primo piano, con intriganti sfumature,
nel mid-tempo Could It Be.
Più intimista e meditativo il clima di Being the Same,
dai passaggi sentimentali, malinconici e teneri, mentre l’ottima
Mind Me Up si avvale di una coralità in stile “vocalese”,
per passare alle tinte soul anni ‘70 (tra Motown e “Philly”),
con misurati interventi di sax e ritmica, che ne impreziosiscono
le trame.
Ancora tratti intimisti per la delicata e pregevole
Fall and All, con le sole note pianistiche a supportarne
la bellissima voce che va sfumando nel finale: è il brano
migliore dell’album, anche per mancanza di orpelli, che altrove
rischiano di diluire la sostanza. Apprezzabile il successivo
Love Take Over, con uso dell’eco e qualche risposta
anche strumentale di ritmica media, e ancora effetto eco per
il brevissimo (1’12”) Tall Lion Down, con giochi di
sillabe, come zampilli di una fontana, mentre Three Little
Words, che ha un inizio ritmico afro da ticchettio telegrafico,
sottolineato dal coretto che ne incornicia la voce; sembra
un rito di una cerimonia. Tratti vocali soft-soul aprono la
delicata ballad Home to Me,
brano fra i più belli dell’album, accompagnato da voci eteree
e dalla viola, mentre We are light è il messaggio positivo
e poetico di un delicato “passaggio”, dal lieve crescendo
vocale e strumentale: potrebbe essere prezioso per una colonna
sonora (a voi pensare per quale film). Con The
Healing Song si arriva ad un altro brillante momento
dell’album: l’uso delle voci e degli echi, e la loro lieve
ritmica, ricordano le immagini sonore della grande Laurie
Anderson; qui Dominique raggiunge uno dei suoi migliori livelli
espressivi.
Bella “sorpresa” finale quella dedicata alla classicissima
Stand By Me, che inizia quasi
acappella: voce (splendida) e basso, ai quali segue il piano.
Il tutto con un lieve tocco spiritual e un “crescendo” cui
si aggiunge sincronicamente il coro: eccellente l’arrangiamento.
La classe c’è. L’attendiamo anche su altri “sentieri sonori”.