Chitarrista blues tra i migliori della sua
generazione, Duke Robillard non ha più niente da dimostrare
dopo una carriera iniziata nei tardi anni Sessanta quando
fondò i Roomful Of Blues, proseguita con la Legendary Blues
Band e con un’intensa attività solista che ha superato i 30
dischi, interrotta da un periodo con i Fabulous Thunderbirds
e inframmezzata da collaborazioni di vaglia con artisti blues
come Ronnie Earl, Eddy Clearwater, Jerry Portnoy e Jimmy Witherspoon
e cantautori tra i quali Tom Waits e Bob Dylan. Negli ultimi
anni Robillard ha intrapreso diversi progetti, che hanno spaziato
nei vari ambiti toccati in carriera, quasi a volere riassumere
i generi che lo hanno influenzato. Così abbiamo ascoltato
un disco acustico, uno di jazz/swing, un paio di blues classico,
uno leggero e ballabile di impronta fifties e uno di errebi
(il più recente They Called It Rhythm And Blues).
Con Six Strings Of Steeel l’intenzione di Duke
è quella di racchiudere tutte queste influenze in un solo
album vario e brioso composto quasi interamente da cover,
accompagnato dai fedeli compagni di viaggio Mark Teixeira
(batteria), Bruce Bears (tastiere), Marty Ballou (basso) e
Doug James (sax) con l’aggiunta di Chris Cote che si alterna
alla voce solista con lo stesso Robillard. Prodotto dal chitarrista
con Mark Carpentieri della M.C. Records, Six Strings Of
Steel è stato registrato nel Rhode Island lo scorso anno
e conferma ancora una volta la classe cristallina del suo
autore, con arrangiamenti tradizionali e rispettosi delle
versioni originali. Si parte con Girl
With It! un atipico rock and roll strumentale del
jazzista Barney Kassel, seguito dal r’n’r anni cinquanta di
Shame, Shame, Shame con il sax protagonista, dall’errebi
Lima Beans in cui Duke è anche voce solista e dallo
slow Love Struck di Chuck Willis, già eseguito nel
primo album dei Roomful Of Blues, al quale si aggiunge nel
finale Lovin’ You di Lowell Fulson.
L’influenza di Bob Dylan è rappresentata da una Watching
The River Flow arrangiata con il sax e l’inserimento
del violino di Katie Shore (Asleep At The Wheel), quella di
Fats Domino da una ballabile I’m Gonna Be a Wheel Someday
scandita da una ritmica ska, quella di Link Wray dal classico
Rumble che Duke definisce
la prima canzone che ha imparato a suonare, lo swing dalla
raffinata Billy In the Lion’s Den. Tra queste cover
di qualità non sfigurano i due brani originali, l’errebi
In Perfect Harmony e lo strumentale Groovin’ In The
Swamp in cui Duke replica lo stile di James Burton e Steve
Cropper.
Muovendosi su terreni conosciuti, Robillard aggiunge un ulteriore
tassello a una carriera ineccepibile.