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Jason Isbell and The 400 Unit
Live From The Ryman vol.2
[Southeastern Records 2024]

Sulla rete: jasonisbell.com

File Under: growin' up in public


di Fabio Cerbone (04/10/2024)

Mancava un pezzo della storia e il secondo capitolo sulla conquista dal vivo del Ryman Auditorium di Nashville da parte di Jason Isbell e dei suoi 400 Unit è qui per concluderla con toni trionfalistici. Il primo atto era andato in scena nel 2018, un live album che testimoniava sei serate sold out nel tempio della musica cittadina, a seguito del tour più recente della formazione, svolgendo un compito celebrativo sulle conquiste sino ad allora raggiunte dal musicista dell’Alabama, anche se il suono e gli arrangiamenti tendevano a restare dentro i margini. Da una parte c’era il songwriter capace di esprimere nelle sue ballate i sentimenti più intimi, dall’altra un gruppo che mostrava la crescita in pubblico e la competenza nel cogliere le diverse sfumature compositive di Isbell.

Occorreva soltanto un po’ di sporcizia rock in più, e magari un reperotorio che fosse innervato da una rinnovata energia: Live From The Ryman Vol. 2 svolge benissimo questo compito, soprattutto perché attinge in via quasi esclusiva al repertorio degli ultimi due album di studio, una sorta di rinascita dopo qualche momento di appannamento per Jason Isbell, colpito anche da passaggi difficili nella propria vita personale, con la separazione dalla moglie, e spesso parte integrante dei 400 unit, Amanda Shires. La via di uscita sono quindici brani e una set list a dir poco perfetta nel dosare intensità elettrica e confessioni acustiche, con una predilezione però per il gesto rock, per la liberazione delle chitarre e del loro impasto melodico, tanto da eleggere attualmente Isbell e la sua band tra i migliori discepoli della lezione degli Heartbreakers di Tom Petty. Non è un caso che sul finale Jason scelga di interpretare una cover, l’unica inclusa nella scaletta, dello stesso Petty, quella dolcissima Room at the Top (dal dimenticato e bellissimo album Echo) che congiunge idealmente le loro traiettorie e fa da passaggio di testimone.

Frutto della selezione di una serie di registrazioni provenienti da quattro show negli ultimi sei anni di presenza dei 400 Unit al Ryman Auditorium, catturati con vitalità dall’ingegnere del suono Cain Hogsed e mixati a Nashville da Todd Tidwell, Live From The Ryman Vol. 2 fa incetta di brani dai premiati Reunions (il primo passo verso la risalita) e Weathervanes (il migliore da diversi anni a questa parte) aggiungendovi la citata Room at the Top e una strepitosa The Last Song I Will Write, ripescaggio dal lontano esordio solista di Isbell del 2009, all’epoca appena uscito dal’avventura con i Drive-By Truckers. Proprio quest’ultima è una delle tante testimonianze del liberatorio e trascinante american rock’n’roll che Jason è qui capace di restituire insieme ai 400 Unit, che hanno nelle chitarre spaziali della spalla Sadler Vaden e nelle tastiere di Derry deBorja i due elementi che sembrano davvero richiamare un parallelo (senza paragoni “blasfemi” e semmai con l’intenzione di evocare una linea di comune sentire) con l’altra coppia storica Campbell-Tench negli Heartbreakers.

Sentiteli scorazzare in lungo e in largo, per esempio nell’uno-due iniziale di Save the World e King of Oklahoma, dove Isbell e soci ribadiscono la loro capacità di restare saldamente dentro la storia del classic rock americano, ma di saperne elaborare la lezione traghettandola verso l’attualità dell’Americana. Oppure lasciatevi condurre nelle trame violentemente “younghiane” (e Neil Young in chiave elettrica con i Crazy Horse è senza dubbio l’altro pilastro di ispirazione sonora per Isbell) di una rutilante Miles, prima che arrivi l’heartland rock di When We Were Close a gonfiare le vele dei 400 Unit, lanciati infine a rotta di collo verso le radici southern dello stesso Isbell in una This Ain’t It che è tutta un rimpallo di solismi chitarristici e strade blu, nove minuti che dagli onnipresenti Heartbreakers giungono alla Georgia dell’Allman Brothers Band.

Ma Live From The Ryman Vol. 2 è anche altro, come anticipato, la conferma di un sonwgriting che in questi anni non a caso è diventato un punto di riferimento per la scena Americana: modulato su armonie vocali e sensibilità pop che cova dietro la scrittura “tradizionalista” di facciata, Isbell imbocca percorsi più languidi in Only Children e Middle of the Morning, propone una forma di ballata rock che abbraccia una certa drammaticità in Overseas e Running With My eyes Closed (che pare uscire dalla California dei Fleetwood Mac), per acquietare quindi gli animi nella piccola digressione acustica collocata al centro dell’album con l’accoppiata formata da Strawberry Woman e Cast Iron Skillet. In tutte queste occasioni i 400 Unit dimostrano di essere cresciuti fianco a fianco con Isbell e le sue canzoni, di averne carpito i segreti, restituendone le emozioni con un’opera di traduzione sonora che questo Live From The Ryman Vol. 2 esalta con rara efficacia.



 

 

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