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Tv Lumière; VonDatty; Daniele Faraotti; The Rideouts
  a cura di Nicola Gervasini


 

|| Tv Lumière ||
Il gioco del silenzio
[I dischi del minollo, 2024]


File Under: dark entries

tvlumiere.it

 

Band storica nata in Umbria nel 1999, i TV Lumière approdano al quinto album con ormai un lungo bagaglio di esperienze e collaborazioni anche internazionali. Prima fra tutte quella rinnovata con il master e mixing di Amaury Cambuzat dei Faust, sicuramente a suo agio nei toni oscuri al limite del kraut-rock della band. Ma anche quella significativa con Swanz The Lonely Cat (dei Dead Cat in a Bag, suona il banjo in Ultima Cosa, un numero un po’ alla Woven Hand), assieme ad Andrea Van Cleef l’artista nostrano attualmente più vicino alla loro musica fatta di dark-folk e mix di musica americana e europea un po’ alla Hugo Race. La band oggi ruota sempre attorno ai fratelli Federico e Ferruccio Persichini e al batterista Yuri Rosi, mentre è ormai in pianta stabile in formazione anche la poliedrica bassista Marta Paccara. Il gioco del silenzio perde un po’ le loro origini noise-rock (che riaffiorano ad esempio in Nella spirale del Silenzio) per concentrarsi sempre più sulle atmosfere, come dire meno Einstürzende Neubauten, più Nick Cave and the Bad Seeds, e il risultato suona sempre molto personale, soprattutto perché la scelta di continuare a cantare in italiano evita di farli sembrare solo degli emuli. La funerea Clinica introduce al disco nella maniera più dark possibile, ma già Delirio si apre alla melodia e ad una coda elettronica comunque molto radiofonica. Le chitarre di Osservazione Esterna li avvicinano più a certo gothic-country alla Handsome Family, mentre Per Confortare Il Tuo Pianto è un suggestivo strumentale. I testi sono spesso intimistici, ma riflettono anche sul mondo odierno e le sue dinamiche distorte di comunicazione. Consigliatissimo ai cultori del genere.


 
              


|| VonDatty ||
Storia moderna
[Goodfellas, 2024]


File Under: songs & cartoons

facebook.com/VonDatty

 

Oggetto davvero interessante il quarto album del cantautore romano VonDatty (al secolo Roberto Datti), autore di dieci brani legati da un unico comun denominatore di derivazione cinematografica e fumettistica, quasi un concept che costruisce una “dark comedy” (la definisce lui stesso così), dove si intrecciano personaggi reali ad altri immaginari. Il disco è stato anticipato infatti da quattro video animati realizzati da Claudio Mangiafico (noto come Cla il Fumettaro) prendendo a prestito personaggi noti come la strega cattiva di Biancaneve cantata in Grimilde. Disco che si muove sulla linea di un rock alternativo italiano, con una title-track che apre le danze, dopo la intro recitata da Nicola Vicidomini, con un ritmo serrato e fiati in evidenza, passa per omaggi a Valentina di Crepax (Baba Yaga) o in generale a tutti i “cattivi” delle storie cinematografiche e fumettistiche (Canzone Allucinata). Spazio comunque anche a racconti più personali, come quello sull’arte di scrivere canzoni di Sulle mie Ossa o sul tema quasi hip hop di L'uomo Invisibile, che vede la partecipazione del cantante /attore Marti. Ma è l’intervento degli Underdog che porta il disco a chiudersi con una murder ballad come Carousel, dedicata al mitologico bar del l'Hotel Monteleone di New Orleans, dopo che Profiles (nella quale interviene Georgeanne Kalweit dei Delta V) aveva sondato il mondo dei profiler dei serial killer. Prodotto e arrangiato con l’aiuto di Pierfrancesco Aliotta e Giorgio Baldi, Storia Moderna è un buon salto di qualità per il cantautore romano.


 

              



 

|| Daniele Faraotti ||
Ep! Ep! Urrà
[Daniele Faraotti, 2024]


File Under: This is not an EP

danielefaraotti.com

Avevamo già incontrato la visionaria arte di Daniele Faraotti in occasione del suo album del 2019 English Aphasia, confermando come il bolognese fosse un artista che ama sfuggire alle definizioni, non presentandosi quasi mai con una proposta univoca. Se allora erano canzoni in inglese (o pseudo-tale, visto che Daniele ama inventarsi anche una propria forma personale di inglese) a cavallo tra blues e elettronica, qui invece ci troviamo nove tracce in italiano, a cui si aggiunge la title-track, cantata sempre in quel particolare “Faraottinglish”. Intanto il titolo è volutamente fuorviante, il disco infatti doveva esse effettivamente un EP, ma i lunghi ritardi nella sua pubblicazione hanno consentito di portare il minutaggio ad un album vero e proprio, mantenendo però ironicamente il titolo originale. Per il resto, nella sua versione italiana Faraotti ricorda molto certi esperimenti di post-new wave italiana dgli anni 90 (l’iniziale Eterni sa molto di Bluevertigo, la kafkiana La Forma di Coleotteri sta più in zona CSI). Ma il suono delle tastiere è invece decisamente anni 70, con la psichedelica Itinerario che ha un giro che sarebbe piaciuto a Brian Auger. La percussiva e sognante Ad Occhi Aperti è seguita da una più ironica Le Promesse, mentre più rock suona La Maschera degli Ardenti (ispirata dal racconto Hop Frog di Edgar Allan Poe). A metà tra follia pop britannica e indie italiano dei bassifondi, Faraotti con l’aiuto del produttore Ivano Giovedì (anche lui con eclettico curriculum che va dal blues all’elettronica) usa meno chitarra e più tastiere vintage, e si conferma artigiano di studio di grande interesse nella scena indipendente italiana.


 
              


|| The Rideouts ||
The Journey
[The Rideouts, 2024]


File Under: Italfunk

therideouts.com

 

La storia dei Rideouts nasce da un lungo soggiorno del loro leader Massimiliano (Max) Scherbi a Liverpool all’inizio degli anni 2000, luogo dove ha potuto formarsi come musicista e collaborare anche con grandi nomi della scena locale come Ian McNabb o Garry Christian (dei Christians). Tornato nella sua Trieste, Scherbi ha unito le forze con la vocalist Michela Grillo per un progetto ormai giunto al quinto album, da sempre improntato ad una struttura di base funky-soul in cui incastrare di volta in volta diverse influenze. Il nuovo album The Journey si impreziosisce poi della presenza della sezione fiati dei Kick Horns, i fiati di Steel Wheels dei Rolling Stones o About Face di David Gilmour per citare solo alcune delle loro mille collaborazioni (anche Blur, Primal Scream, ecc…), innesto che porta il nuovo disco su terreni decisamente da black music anni 70, come può tranquillamente dimostrare un brano come Supefunky Love. Il ritmo si fa indiavolato per buona parte del disco, sin dal singolo Perfect Man fino a Be My Lover, tutto chitarre funkeggianti e bassi pulsanti, ma non mancano i momenti più da soul-ballad come Through The Storm, la sognante Listen to Your Heart con la sua suadente slide, o la quasi psichedelica Sweet Angel’s Face, che sarebbe piaciuta a Curtis Mayfield. Spazio anche ad intermezzi acustici come Let Me Be, al bel fingerpicking di Burn In Your Fire e una Right Here At Your Side e il suo duello chitarra acustica-organo. In Let Yourself Go appare pesino un sitar, mentre Invincible è una piano-ballad che esalta la voce della Grillo.


 


<Credits>