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  Marco Grompi, Michele Fortis
Winterflowers

[Tube Jam Records 2024]

Sulla rete: rusties1.bandcamp.com

File Under: west coast sounds


di Fabio Cerbone (20/02/2025)

Due chitarre e due vecchie carte di identità in copertina raccontano una storia di amicizia e di passioni musicali condivise che ha origine negli anni spesso fecondi del liceo, in una stagione che forse molti di noi abbiamo vissuto con un simile coinvolgimento, sebbene non tutti abbiano poi deciso di tornare su quei passi per incidere un disco da uomini maturi. Lo hanno fatto Marco Grompi e Michele Fortis in questo progetto a quattro mani, che mette in comune canzoni e suoni di una gioventù riemersa dopo che le loro strade professionali si erano divise per tanto tempo.

A metà anni Ottanta il duo aveva approcciato le prime esperienze dal vivo con la classica proposta acustica, fra cover e primi abbozzi di brani originali, fino al classico demotape che non è mai sfociato però nella scelta compiuta di un vero e proprio disco di esordio. Di mezzo si erano messe le responsabilità della vita e le scelte di lavoro: dei due Marco Grompi, un nome che suonerà già famigliare a chi segue le cronache di questo sito, è quello che è rimasto dentro il mondo della musica, sia come giornalista e promoter, sia come musicista, alla guida della longeva storia dei Rusties, mentre Fortis ha intrapreso la carriera di medico e in tempi più recenti anche di scrittore.

Proprio dalla collaborazione al reading di Il Paese dei Ribelli, spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Fortis, la coppia si è riformata, arrivando alla stesura del qui presente Winterflowers, dieci bozzetti elettro-acustici dai fortissimi sapori westcoastiani, languido folk rock che affonda nei grandi sogni della stagione californiana dei primi anni Settanta, inciso con l’aiuto degli amici musicisti Fulvio Monieri (basso, cori), Massimo Piccinelli (tastiere) e Robi Zonca (chitarra), oltre alla partecipazione dell’autore Paz De Fina nel ruolo aggiunto di produttore. Album che suona come una dedica “sfacciata” ai propri innamoramenti musicali di gioventù, Winterflowers vive di armonie vocali, chitarre sognanti e omaggi a carte scoperte ai propri eroi, ricordando ora le famose coppie Stills/Young e Crosby/Nash, ora gli America dei primi due album, a volte con intuizioni melodiche pregevoli, altre restando un po’ incastrato nel gioco di specchi con il passato.

Aimless Blues introduce al “california dreamin’” di Grompi e Fortis e spiega molto più di tante parole, anche se il sapore dolciastro della canzone non pare decollare del tutto, lasciando invece più possibilità alle armonie vocali e alla bella chitarra elettrica che spezza il cuore di Little Flower, sette minuti fra i più coinvolgenti della raccolta. Suoni, voci e parole restano quelli giusti, e sulla preparazione in materia del duo non ci sono dubbi: To Fill My Soul, la deliziosa oasi acustica di Wintersong, il sinuoso ondeggiare di Waiting On the Beach sono alcuni dei passaggi più riusciti della raccolta, mentre qualche punto sembrano cederlo nei momenti rock più accesi come Like a Miracle o in ballate dai colori cangianti, dal country rock al pop, quali Brand New Day. Tutto si esprime dentro il gusto artigianale e appassionato dal quale sembra scaturire l’intero Winterflowers, un album che appare piuttosto un ritrovarsi attorno a vecchie emozioni, un primo approccio che necessita di ulteriori affinature e annuncia futuri sviluppi.