"Strafatto significa strafatto”, disse una
volta per tutte Kris Kristofferson. E non
c’erano altre scorciatoie per farlo sapere al
mondo. Sarà per questo che Johnny Cash, quando
interpretòSunday Morning Comin’ Down
davanti a milioni di americani, durante il suo
famoso show televisivo alla ABC nel settembre
del 1970, si rifiutò categoricamente di togliere
l’espressione “stoned” (strafatto, drogato...)
dal testo della canzone. I produttori del programma,
letteralmentre sulle spine, avevano insistito
parecchio per quella forma di censura, una sorta
di protezione perbenista in uno spettacolo che
si rivolgeva al pubblico delle famiglie americane.
Ma Cash era un osso duro, che sapeva tenere la
posizione. Inoltre, doveva un favore all’amico
Kris, che nel suo disco di debutto, pubblicato
proprio quell’anno, aveva esplicitamente dedicato
a Johnny un’ode alla solitudine e agli errori
del musicista. Quella canzone si intitolava To
Beat The Devil e parlava della lotta infinita
con i propri demoni.
Kristofferson stava cambiando le regole del gioco
a Nashville, lui e una buona fetta di quei nuovi
poeti scesi in città nella seconda metà
degli anni Sessanta, gente che avrebbero definito
“fuorilegge”, ma che stava soltanto restituendo
dignità e senso della narrazione a una musica
che si era persa per strada. Cash, che aveva sempre
avuto il gusto per le sfide, lo capì all’istante.
La country music incontrava in quel momento la
rivoluzione della controcultura, la generazione
dei beatnik e di Bob Dylan e diventava
di nuovo qualcosa di eccitante. Forse non accadeva
dai tempi del grande Hank Williams, prima che
quest’ultimo diventasse un fantasma, morto a soli
ventinove anni sul sedile posteriore di una Cadillac
bianca.
Il giorno in cui Fred Foster, il produttore che
alla Monument Records mise sotto contratto Kris
Kristofferson, sentì per la prima volta le canzoni
di quel trentenne originario del Texas (Brownsville)
e cresciuto in California, trasalì per la loro
assoluta perfezione: non c’era una nota o un verso
fuori posto. Certo, la voce che si ritrovava non
era molto appetibile per il mercato country dell’epoca:
Kris pensava di gracidare come una ranocchia,
ma nessuno – forse con la sola eccezione di Janis
Joplin, l’anno in cui prese per mano Me and
Bobby Mcghee e la trasformò in un enorme successo–
dava corpo e verità a quelle liriche come l’autore
stesso. Questo perché canzoni come Sunday Morning
Comin’ Down parlavano della sua scommessa
in quella città e delle certezze che si era lasciato
alle spalle. Si era trasferito a Nashville con
la moglie e la figlia piccola, abbandonando una
carriera prestigiosa come professore di letteratura
all’Accademia militare di West Point, lui che
era figlio di un generale dell’Aeronautica ed
era stato capace di ottenere una borsa di studio
a Oxford come studente straniero. Un giorno decise
di mollare tutto, soltanto per inseguire il suo
sogno di poeta e folksinger: quanti avrebbero
dimostrato lo stesso coraggio?
Freedom is just another word...
Con
la benedizione del mentore Johnny Cash, che aveva
già messo gli occhi su quel gioiello di canzone
intitolato Sunday Morning Comin Down, Kristofferson
(Monument, 1970) è il debutto per eccellenza dell’altra
Nashville dei primi anni Settanta, inaugurando
una stagione di rivoluzioni anche all'interno
di quel mondo "conservatore" per sopravvivenza.
Il disco esce in sordina e sarà inizialmente
un insuccesso commericale. Kris è già un uomo
maturo (trentaquattro anni, una carriera nell'esercito
buttata all'aria) quando lo incide, conosciuto
sul Music Row di Nashville soltanto come autore
(da Roger Miller a Jerry Lee Lewis e Waylon Jennings
in molti hanno saccheggiato le canzoni di questo
ragazzo texano) e indeciso se compiere il grande
passo. È il produttore Fred Foster, lo stesso
che aveva collaborato vent'anni prima con Hank
Williams, a convincerlo che quella voce da “ranocchia”,
come Kristofferson stesso l’aveva definita, può
offrire una nuova prospettiva alle canzoni, l’unica
credibile. Quando Janis Joplin scolpirà negli
annali della storia rock la sua versione di Me
and Bobby McGee, l’album sarà ristampato con
un nuovo titolo (dall’omonima canzone) e lancerà
definitivamente la carriera di Kris Kristofferson.
Un gigante americano, che porta il soffio ribelle
della controcultura direttamente nel salotto della
country music, lì dove tutti vanno in cerca
del colpo di fortuna: la poetica di Dylan e le
tematiche riottose del folk rock degli anni Sessanta
entrano in cortocircuito con la tradizione nella
quale lo stesso Kristofferson si era formato,
Cash e Hank Williams in prima battuta. Le allusioni
esplicite alla droga, il desiderio di liberazione,
la contestazione del vecchio ordine, la disarmante
descrizione dei rapporti di coppia, dei tradimenti
e della sessualità che emergono nei primi capolavori
Help Me Make It Through the Night, For
the Good Times, The Best of All Possible
Worlds e Casey’s Last Ride sono il
segnale di un cambio di prospettiva. Anche il
suono è in mutamento: niente orpelli da "countrypolitan",
quello stile elegante e orchestrato che gli studi
di registrazione proponevano al tempo, semmai
un sound per lo più scarno, avvolto intorno alla
crudezza sensibile della voce di Kristofferson,
country folk ridotto ai minimi termini, con qualche
abbellimento degli archi e una manciata di musicisti,
"Nashville cats", come li avrebbero
chiamati da quelle parti, che entrano in simbiosi
con la nuova onda sonora degli outlaw.
È l'alba di una nuova era.
Kris
Kristofferson, un percorso discografico
Kristofferson (Monument,
1970) The Silver Tongued Devil and I (Monument,
1971) Jesus Was a Capricorn (Monument, 1972) Spooky Lady's Sideshow (Monument, 1974)
To the Bone (Monument, 1981) Highwayman (CBS/ Columbia 1985) (*) A Moment of Forever (Justice, 1995) The Austin Sessions (Atlantic, 1999) This Old Road (New West 2006) An Evening with Kris Kristofferson (KK
records/ Virgin 2013)
(*)
con Waylon Jennings, Willie Nelson e Johnny Cash
Kris
Kristofferson in 20 canzoni
Kris
Kristofferson on RootsHighway, dai nostri archivi
Kris
Kristofferson at the Movies: il culto in 5 film
Pat Garrett and Billy
the Kid (di Sam Peckinpah, 1973) Alice non abita più qui (di Martin Scorsese,
1974) È nata una stella (A Star Is Born) (di
Frank Pierson, 1976) Convoy. Trincea d'asfalto (di Sam Peckinpah,
1978) I cancelli del cielo (di Michael Cimino,
1980)
Epitaffio
He's
a poet he's a picker he's a prophet he's a pusher
He's a pilgrim and a preacher and a problem when
he's stoned
He's a walking contradiction partly truth and
partly fiction
Taking every wrong direction on his lonely way
back home (Kris
Kristofferson, The Pilgrim Chapter 33)