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Kristoffer "Kris" Kristofferson (1936 – 2024)

Kris Kristofferson
Wild American

- a cura di Fabio Cerbone -

"Strafatto significa strafatto”, disse una volta per tutte Kris Kristofferson. E non c’erano altre scorciatoie per farlo sapere al mondo. Sarà per questo che Johnny Cash, quando interpretò Sunday Morning Comin’ Down davanti a milioni di americani, durante il suo famoso show televisivo alla ABC nel settembre del 1970, si rifiutò categoricamente di togliere l’espressione “stoned” (strafatto, drogato...) dal testo della canzone. I produttori del programma, letteralmentre sulle spine, avevano insistito parecchio per quella forma di censura, una sorta di protezione perbenista in uno spettacolo che si rivolgeva al pubblico delle famiglie americane. Ma Cash era un osso duro, che sapeva tenere la posizione. Inoltre, doveva un favore all’amico Kris, che nel suo disco di debutto, pubblicato proprio quell’anno, aveva esplicitamente dedicato a Johnny un’ode alla solitudine e agli errori del musicista. Quella canzone si intitolava To Beat The Devil e parlava della lotta infinita con i propri demoni.

Kristofferson stava cambiando le regole del gioco a Nashville, lui e una buona fetta di quei nuovi poeti scesi in città nella seconda metà degli anni Sessanta, gente che avrebbero definito “fuorilegge”, ma che stava soltanto restituendo dignità e senso della narrazione a una musica che si era persa per strada. Cash, che aveva sempre avuto il gusto per le sfide, lo capì all’istante. La country music incontrava in quel momento la rivoluzione della controcultura, la generazione dei beatnik e di Bob Dylan e diventava di nuovo qualcosa di eccitante. Forse non accadeva dai tempi del grande Hank Williams, prima che quest’ultimo diventasse un fantasma, morto a soli ventinove anni sul sedile posteriore di una Cadillac bianca.

Il giorno in cui Fred Foster, il produttore che alla Monument Records mise sotto contratto Kris Kristofferson, sentì per la prima volta le canzoni di quel trentenne originario del Texas (Brownsville) e cresciuto in California, trasalì per la loro assoluta perfezione: non c’era una nota o un verso fuori posto. Certo, la voce che si ritrovava non era molto appetibile per il mercato country dell’epoca: Kris pensava di gracidare come una ranocchia, ma nessuno – forse con la sola eccezione di Janis Joplin, l’anno in cui prese per mano Me and Bobby Mcghee e la trasformò in un enorme successo– dava corpo e verità a quelle liriche come l’autore stesso. Questo perché canzoni come Sunday Morning Comin’ Down parlavano della sua scommessa in quella città e delle certezze che si era lasciato alle spalle. Si era trasferito a Nashville con la moglie e la figlia piccola, abbandonando una carriera prestigiosa come professore di letteratura all’Accademia militare di West Point, lui che era figlio di un generale dell’Aeronautica ed era stato capace di ottenere una borsa di studio a Oxford come studente straniero. Un giorno decise di mollare tutto, soltanto per inseguire il suo sogno di poeta e folksinger: quanti avrebbero dimostrato lo stesso coraggio?


 


Freedom is just another word...

Con la benedizione del mentore Johnny Cash, che aveva già messo gli occhi su quel gioiello di canzone intitolato Sunday Morning Comin Down, Kristofferson (Monument, 1970) è il debutto per eccellenza dell’altra Nashville dei primi anni Settanta, inaugurando una stagione di rivoluzioni anche all'interno di quel mondo "conservatore" per sopravvivenza.

Il disco esce in sordina e sarà inizialmente un insuccesso commericale. Kris è già un uomo maturo (trentaquattro anni, una carriera nell'esercito buttata all'aria) quando lo incide, conosciuto sul Music Row di Nashville soltanto come autore (da Roger Miller a Jerry Lee Lewis e Waylon Jennings in molti hanno saccheggiato le canzoni di questo ragazzo texano) e indeciso se compiere il grande passo. È il produttore Fred Foster, lo stesso che aveva collaborato vent'anni prima con Hank Williams, a convincerlo che quella voce da “ranocchia”, come Kristofferson stesso l’aveva definita, può offrire una nuova prospettiva alle canzoni, l’unica credibile. Quando Janis Joplin scolpirà negli annali della storia rock la sua versione di Me and Bobby McGee, l’album sarà ristampato con un nuovo titolo (dall’omonima canzone) e lancerà definitivamente la carriera di Kris Kristofferson.

Un gigante americano, che porta il soffio ribelle della controcultura direttamente nel salotto della country music, lì dove tutti vanno in cerca del colpo di fortuna: la poetica di Dylan e le tematiche riottose del folk rock degli anni Sessanta entrano in cortocircuito con la tradizione nella quale lo stesso Kristofferson si era formato, Cash e Hank Williams in prima battuta. Le allusioni esplicite alla droga, il desiderio di liberazione, la contestazione del vecchio ordine, la disarmante descrizione dei rapporti di coppia, dei tradimenti e della sessualità che emergono nei primi capolavori Help Me Make It Through the Night, For the Good Times, The Best of All Possible Worlds e Casey’s Last Ride sono il segnale di un cambio di prospettiva. Anche il suono è in mutamento: niente orpelli da "countrypolitan", quello stile elegante e orchestrato che gli studi di registrazione proponevano al tempo, semmai un sound per lo più scarno, avvolto intorno alla crudezza sensibile della voce di Kristofferson, country folk ridotto ai minimi termini, con qualche abbellimento degli archi e una manciata di musicisti, "Nashville cats", come li avrebbero chiamati da quelle parti, che entrano in simbiosi con la nuova onda sonora degli outlaw
. È l'alba di una nuova era.

 


Kris Kristofferson, un percorso discografico

Kristofferson (Monument, 1970)
The Silver Tongued Devil and I (Monument, 1971)
Jesus Was a Capricorn (Monument, 1972)
Spooky Lady's Sideshow (Monument, 1974)
To the Bone (Monument, 1981)
Highwayman (CBS/ Columbia 1985) (*)
A Moment of Forever (Justice, 1995)
The Austin Sessions (Atlantic, 1999)
This Old Road (New West 2006)
An Evening with Kris Kristofferson (KK records/ Virgin 2013)

(*) con Waylon Jennings, Willie Nelson e Johnny Cash


Kris Kristofferson in 20 canzoni



Kris Kristofferson on RootsHighway, dai nostri archivi

Live At Gilley’s Pasadena, TX: September 15, 1981 [New West 2022]

An Evening With Kris Kristofferson: The Pilgrim; CH 77 Union Chapel [Virgin 2014]

Please Don't Tell Me How The Story Ends: The Publishing Demos 1968-1972 [Light in the Attic 2010]

Feeling Mortal [KK Recordings 2012]

Closer to the Bone [New West 2009]

This Old Road [New West 2006]


Kris Kristofferson at the Movies: il culto in 5 film

Pat Garrett and Billy the Kid (di Sam Peckinpah, 1973)
Alice non abita più qui (di Martin Scorsese, 1974)
È nata una stella (A Star Is Born) (di Frank Pierson, 1976)
Convoy. Trincea d'asfalto (di Sam Peckinpah, 1978)
I cancelli del cielo (di Michael Cimino, 1980)



Epitaffio

He's a poet he's a picker he's a prophet he's a pusher
He's a pilgrim and a preacher and a problem when he's stoned
He's a walking contradiction partly truth and partly fiction
Taking every wrong direction on his lonely way back home
(Kris Kristofferson, The Pilgrim Chapter 33)


 

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