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Kassi Valazza
Knows Nothing
[Loose music/ Goodfellas 2023]

Sulla rete: kassivalazza.com

File Under: far west country lady


di Fabio Cerbone (09/06/2023)

Il cognome forse tradisce origini italiane, non sappiamo, più sicura invece è la provenienza dal South West americano e dall’Arizona in particolare, luogo di fascinanzioni desertiche e di “wilderness”, come direbbero da quelle parti, nota biografica che non manca di essere rimarcata per descriverne le conseguenze sulla musica di Kassi Valazza. Perfettamente a suo agio nella scuderia della Loose (che pubblica il disco sul mercato europeo), tra altre presenze femminili che rinnovano il linguaggio country folk ai confini con certa psichedelia californiana da Laurel Canyon (si veda la recente Angelica Rockne, nonché la già affermata Courtney Marie Andrews), Kassi infila dieci ballate che sanno di flusso di coscienza e introspezione, come nella migliore tradizione del genere, l’abito lirico più adatto per costruirci intorno questo sound country rock morbido e vagamente imparentato persino con alcuni effluvi di folk inglese.

I paragoni stilistici scomodati in occasione della pubblicazione di Knows Nothing (terzo episodio dopo l’esordio del 2019 Dear Dead Days l’ep del 2022 Highway Sounds) sono inevitabili ma anche pericolosi come una gabbia, almeno di non cadere in una giradola di citazioni: meglio semplicemente ribadire che Kassi Valazza si accoda a una felice stagione di interpreti femminili dell’Americana, con una voce amorevole che spesso fa la differenza e soprattutto un gruppo di spalla, TK & the Holy Know-Nothings (da cui probabilmente il titolo stesso dell’album), che in qualche passaggio del disco riesce a trasportare la protagonista fuori dall’ordinario. L’incontro è avvenuto a Portland, Oregon dove Kassi si è trasferita da qualche anno, in una comunità musicale sempre molto vivace e attenta ai richiami della tradizione country rock, della quale gli stessi TK & the Holy Know-Nothings sono ambasciatori.

Qui meno ruspanti e più rispettosi dello stile languido di Kassi, la accompagnano in un viaggio un po’ onirico e un po’ nostalgico che si apre sulle note accoglienti di una Room in the City, canzone che pare uscire dalla brezza country della Nashville più classica, a braccetto con le carezze, tra acustica e soffio di armonica, di Rapture. L’interprete c’è tutta, la musica è teneramente passatista, ma brilla di sentimento (al terzo tentativo Corners rispetta il copione, e altri ne seguiranno con Song for a Season, leggermente spruzzata dai fiati, e Canyon Lines, forse l’episodio che ha più solleticato gli agganci con il linguaggio del british folk), anche se l’uniformità del repertorio rischia di non far emergere il lavoro della band, che invece al quarto brano arriva dritta in buca con i sei minuti di calma eccitazione psichedelica di Watching Planes Go By, le chitarre di Jay Cobb Anderson e Taylor Kingman a trascinare Kassi Valazza in un canyon elettrico che ricorda la San Francisco dei Quicksilver Messenger Service.

Spunti “vivaci” nella scaletta di Knows Nothing che riemergono, tradotti con placida andatura country rock, in Smile e nella zigzagante Welcome Song, da qualche parte fra le muse Emmylou Harris e Sandy Denny: mondi sonori solo in apparenza divisi da un oceano, ma sappiamo quanto vicini nel far vibrare simili corde dell'anima.


    


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