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1972
Jim Croce
 You Don't Mess Around With Jim  [Vertigo/ ABC]

La sua calda voce, l'ironia dei testi e la delicatezza delle melodie ci portano a rimpiangere la prematura scomparsa, per incidente aereo a soli trent'anni, di questo talento. Il fato probabilmente ci ha privato di un altro grande menestrello. Dei tre dischi che ci ha lasciato questo è quello del debutto e ascesa, contiene canzoni indimenticabili come You Don't Mess Around With Jim, Operator… e la mitica Time in a Bottlle ma anche brani considerati minori che in realtà sono autentiche gemme come le dolcissime New York's Not My Home, Photographs And Momories e Walking Back to Georgia autentico miele per le nostre orecchie. Malinconia e sogno per un artista indimenticabile, tre dischi imprescindibili. (GZ)

http://www.youtube.com/watch?v=njvgjZbjoR4 (Video)

Take #2, prova anche: Life and Times (Vertigo 1973)

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1972
Little Feat
 Sailin Shoes  [Warner]

I Little Feat sono rimasti la live-band perfetta anche dopo la sua dipartita, ma finché ha avuto la giusta lucidità, Lowell George è stato il vero genio del gruppo. Sailin Shoes è il suo personale capolavoro a base di country-rock distorto (Texas Rose Cafe), riffoni da cantina (Easy To Slip, Teenage Nervous Breakdown), blues irriverenti (A Apolitical Blues) e roots-music vituperata (Sailin' Shoes). Il sound tutto New Orleans, che diventerà il loro marchio di fabbrica con il successivo Dixie Chicken, arriva non a caso solo dagli unici due brani scritti da Bill Payne, per il resto la band qui si limita seguire i suoi schizzi di follia, da sempre dipinti dalle bizzarre copertine di Neon Park. E Willin', tanto necessaria da essere un bis di un brano già apparso sul primo album, resta la truck-ballad più bella degli anni 70. (NG)

http://www.youtube.com/watch?v=p9QxFWnUMCI (Video)

Take #2, prova anche: Dixie Chicken (Warner 1973)


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1972
Luther Allison
 Bad News Is Coming  [Motown]

Se il linguaggio blues del decennio sembra passato saldamente nelle mani dei bianchi, soprattutto nella sua declinazione più elettrica, sulle radici del sound di Chicago qualche sussulto e rinascita percorre ancora il West Side. Luther Allison sarà uno dei pochi custodi di quella tradizione, tanto che Bad News is Coming - primo lavoro ad uscire per la Motown e di fatto unico artista blues in scuderia - potrebbe tranquillamente essere stato registrato alla metà dei sixties. E' il tono incendiario della chitarra a rendere ancora fresche e credibili le riproposizioni di Rock Me baby, Little Red Rooster, The Stumble e Sweet Home Chicago. Tra gli originali si fanno invece notare la title track e una funkeggiante Raggedy and Dirty. Un disco che tornerà utile per la rinascita del genere negli anni '80 (FC)

http://youtu.be/Oc9BQ4v_JDc (Video)

Take #2, prova anche: Luther's Blues (Motown 1974)


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1972
Manassas
 Manassas  [Atlantic]

Non è stata solo una questione di alcool e droghe, la morte creativa di Stephen Stills è secondo molti il frutto di una rancorosa invidia verso i colleghi, Neil Young in primis. A determinarla fu anche il fatto che la sua idea di country-rock globale della West Coast, da sempre aperto a influenze caraibiche, rock, blues, e pure qualche sperimentazione progressiva, ha trovato nel primo disco licenziato come Manassas la sua apoteosi artistica, ma non abbastanza elogi. Il titolo infatti resta un cult-record, a cui è mancato forse il singolo epocale per restare nella memoria collettiva come il doppio album più rappresentativo del sound degli anni 70. Dopo quest'avventura (che produrrà un successivo capitolo sempre di buon livello), Stills smetterà di pensare grande rock e diventerà prematuramente vecchio. (NG)

http://www.youtube.com/watch?v=ESo0UvcRBY4 (Video)

Take #2, prova anche: Down the Road (Atlantic 1973)


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1972
Nitty Gritty Dirt Band
 Will the Circle Be Unbroken  [United artists]

Ci vorrebbero dodici cartelle per raccontare nel dettaglio la storia di questo disco. E' una sorta di summa della country music più pura, del cuore rurale dell'America, registrato con due microfoni ed un gruppo di musicisti tutto intorno a suonare e raccontare le storie di un popolo. Ha un che di biblico, Will the Circle be Unbroken, è carico di storie, di fede, di speranza, di sconfitte e cadute, di sussulti di spirito, di domande e risposte. Per l'occasione, attorno ai musicisti della band si ritrovò il cuore della Nashville più pura, da Roy Acuff a Doc Watson, per arrivare a quella Mother Maybelle Carter, rappresentante della famiglia più importante della storia della musica delle radici. Troppe le canzoni e gli autori coperti per ricordarli tutti. Basta dire che questo disco (triplo) rappresenta forse il più importante compendio mai pubblicato sulla american country music di tutti i tempi. (GG)

http://www.youtube.com/watch?v=1Fmn8dHQy0Y (Video)

Take #2, prova anche: Uncle Charlie and His Dog Teddyl (Liberty 1970)


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1972
Paul Simon
 Paul Simon  [Columbia]

Messo in soffitta il fortunatissimo sodalizio con Art Garfunkel, la carriera solista di Paul Simon consente all'artista di manifestare con maggior chiarezza il proprio talento e le proprie risorse. Nel debutto omonimo - uno dei album più belli e sottovalutati di sempre - c'è un musicista adulto e consapevole che si esprime con testi di miracolosa complessità (facendoli sembrare semplici), immagini di ricchezza sbalorditiva (facendole apparire nella purezza di un dipinto fauvista), suoni senza confini o limiti di articolazione (facendoli rintoccare come elementari carillon per bambini). Poesia e introspezione, ritmi terzomondisti e jazz, l'amata Manhattan e la Giamaica: Paul Simon, col bottleneck fulminante di Stefan Grossman, il violino incantato di Stéphane Grappelli, le percussioni magistrali di Airto Moreira e Los Incas, è uno di quei rari "dischi-mondo" (non di world-music) capaci di intrecciare musica e vita in un percorso irripetibile. (GC)

http://www.youtube.com/watch?v=wqtX4qZBdRs (Video)

Take #2, prova anche: There Goes Rhymin' Simon (Columbia 1974)


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1972
Pure Prairie League
 Pure Prairie League [RCA]

Insieme agli Ozark Mountain Deradevil rappresentano uno degli anelli "minori" della grande ondata country rock seguita all'affermazione degli Eagles, eppure cresciuta al di fuori del sole californiano. Vegono infatti dall'Ohio i Pure Prairie League, ma il suono e l'iconografia (si veda la famosa copertina con il cowboy) appare quanto di più fedele ci sia alla moda del periodo. Craig Fuller, che in seguito lascerà la band, è qui l'autore principale e quello che più influenza questo esordio dal carattere docile, dove elementi di rock sudista e stilemi da ballata country si intrecciano ricordando anche i primi gruppi di Frisco dediti al genere, come New Riders of the Purple Sage. Otterranno un discreto successo soltanto a partire dal successivo Bustin' Out, ma il cuore (e l'ispirazione) migliori della band ci appaiono circoscritti a questo lavoro (DA)

http://www.youtube.com/watch?v=u4xp2lgiAjY (Video)

Take #2, prova anche: Bustin' Out (RCA 1972)


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1972
Steely Dan
 Can't Buy a Thrill  [ABC]

Apparentemente fuori posto in questo lungo elenco di outsiders e rinnegati del rock'n'roll...eppure pensateci bene: quanto gli Steely Dan - perfetta macchina di sofisticato pop e intrigante rock dalle tinte jazzy - hanno significato nel disegnare le linee di un soft rock americano che, almeno nella prima parte della loro carriera (diciamo l'iniziale trittico discografico), ha indicato un percorso che arriva fino ai Wilco di oggi. Can't Buy a Thrill resta uno dei debutti più rimarchevoli dei '70, anche se la band prenderà presto altre strade: c'è ancora la voce di David Palmer in formazione, ma la coppia Fagen - Becker mette già a punto un impasto irresistibile di West Coast, pop, soul e persino tinte country rock, portando in prima classe le pulsioni tradizionaliste della scena californiana del temp. Il sigolo Do It Again e Reelin' in the Years suonano ancora fresche. (FC)

http://www.youtube.com/watch?v=tgYuLsudaJQ (Video)

Take #2, prova anche: Pretzel Logic (ABC 1974)


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1972
Steve Goodman
 Steve Goodman  [Buddah]

Quasi un fratello gemello di John Prine, capace come lui di raccontare storie talvolta leggere, talvolta malinconiche, Steve Goodman si affacciò con questo disco d'esordio, scomodando perfino Kris Kristofferson, uno che di storytelling se ne intende, che ne curò la produzione. E le canzoni contenute in questo disco ne fanno uno dei capisaldi del cantautorato americano, fra echi dylaniani, suggestioni country, una vena jazzy e una manciata di capolavori, su tutti la celeberrima The city of New Orleans. Goodman nel suo esordio mostra un modo allo stesso tempo ironico e disincantato di raccontare le proprie storie e introduce l'ascoltatore in un mondo fatto di personaggi e racconti pieni di vita, come solo i grandi sono capaci di fare. Un capolavoro da avere assolutamente. (GG)

http://www.youtube.com/watch?v=-lgnfk9PXNw (Video)

Take #2, prova anche: Somebody Else's Troubles (Buddah 1973)


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1972
Townes Van Zandt
 The Late Great Townes Van Zandt  [Poppy]

Il disordine che popola le registrazioni di Townes Van Zandt è forse pari alla tribolata vita dell'uomo e dell'artista. C'è qualcuno probabilmente pronto a giurare che i suoi dischi non siano mai riusciti a toccare la perfezione, ma è pur vero che la precaria bellezza delle sue ballate è il segreto della sua eternità. E allora come non scegliere The Late Great Townes Van Zandt, se non altro perché un disco con Pancho and Lefty, If I Needed You e No Lonesome Tune condensa in pochi brani il sale della disperata, romantica poesia di questo texano triste. Il quale sapeva anche divertirsi, rispescando Honky Tonkin' di Hank Williams o un vecchio blues imparato sulla strada: musica arsa dal deserto texano, country folk immacolato che va scorrere lacrime vere e versi spietati come la terra che attraversa. Diverrà un culto, il cantore del lato oscuro e un maestro di scrittura per molti. (FC)

http://www.youtube.com/watch?v=YtzgwNDZAs4 (Video)

Take #2, prova anche: Flying Shoes (Tomato 1978)



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