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1974
Jackson Browne
 Late for the Sky [Asylum]

C'è Magritte, in California. E c'è Jackson Browne a camminare assorto sotto un cielo surrealista, non troppo plumbeo né troppo chiaro. Ma se quella non era una pipa, questa non è una passeggiata. "Ho guardato a lungo nei tuoi occhi / Non ho trovato nessuno che conoscessi", confessa amareggiato Browne agli amici hippies. Ora che dei sogni restano soltanto le macerie, i cadaveri e un firmamento inevitabilmente distante, ecco che il morbido folk-rock degli esordi cambia pelle: al suo posto spuntano lunghe orazioni notturne, spesso oltre i cinque minuti, formulate con la cadenza malinconica e addolorata dell'elegia. La metafora dell'acqua, che lava via i peccati ma soprattutto trasforma le tragedie personali in più ampia riflessione sociale, domina sull'intero Late For The Sky. Il diluvio non rappresenta la morte, ma la rinascita: l'occasione per scendere a patti con i propri desideri e abbracciare di nuovo il mistero e l'incertezza della vita. (GC)

http://youtu.be/dEzZ8hSZU0k (Video)

Take #2, prova anche: For Everyman (Asylum 1973)

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1974
Jorma Kaukonen
 Quah  [RCA]

L'allontanamento dall'equipaggio dell' "aeroplano Jefferson" porterà il suo chitarrista Jorma Kaukonen allo sviluppo di progetti paralleli, e all'approdo al lido acustico degli Hot Tuna. Ma la parentesi del '70 vedrà in questo Quah un viaggio di puro gusto raffinato, lontano da itinerari spaziali e decisamente più attaccato alle radici, quelle di Blind Blake o del Reverendo Gary Davis. Così in Police Dog Blues o I'll Be Alright Jorma ritrova il punto d'appoggio da cui partire per le rielaborazioni finger-style più attuali, unplugged ante-litteram ma mai datate come Flyng Clouds o Hamar Promenade. Col compianto Tom Hobson e il fido Jack Casady, un discriminante per ogni scelta d'essenzialità musicale. (MF)

http://www.youtube.com/watch?v=2K8FucBj_q8 (Video)

Take #2, prova anche: Jorma (RCA 1979)


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1974
Lynyrd Skynyrd
 Second Helping  [MCA]

Il dirigibile Zeppelin vola alto ai tempi in cui gli Skynyrd se ne escono con Second Helping, il power - riff dei Cream, una traccia indelebile nel rock. I ragazzi del Sud si fanno allora testimoni americani dei tempi, riportando tutto a casa. Ma nella "casa di campagna", com'è inteso il Sud degli Stati Uniti anche dalla voce hippie di Neil Young in Southern Man o Alabama, a cui i ribelli della Florida rispondono smontando gli stereotipi, cantando l'orgoglio che si fa inno per Sweet Home Alabama, o omaggiando la musica di un improbabile bluesman nero in The Ballad Of Curtis Loew; le difficoltà della vita "on the road" in The Needle And The Spoon o Call Me The Breeze di J.J. Cale, come Hendrix con All Along The Watchtower. Non solo i muscoli, per un'altra faccia dell'America. (MF)

http://www.youtube.com/watch?v=yQYG8wRr_H0 (Video)

Take #2, prova anche: Pronounced 'leh-'nérd 'skin-'nérd (MCA 1973)


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1974
Marshall Tucker Band
 Where We All Belong  [Capricorn]

Dopo due album in studio, nel '74 la MTB pubblica Where We All Belong, un doppio album per metà registrato in studio e per metà dal vivo che esprime alla perfezione le caratteristiche del gruppo, dotato di grande musicalità e capacità di comporre brani melodici tra country, rock e jazz in studio, scatenato in jam di stampo sudista dal vivo. Una band atipica per la presenza del sax e del flauto di Jerry Eubanks che affianca la chitarra di Toy Caldwell nelle improvvisazioni e contribuisce a colorare di jazz e pop la proposta musicale del sestetto. Il disco in studio comprende brani classici come il melodico singolo This Ol' Cowboy (cantato da Toy Caldwell) tra country e western swing, il country blues Where A Country Boy Belongs (con la slide di Elvin Bishop) e la raffinata ballata Try One More Time. L'atmosfera cambia nel disco live, registrato a Milwaukee e dominato dalla personalità di Toy Caldwell, strepitoso alla chitarra solista. Uno dei migliori album di southern rock di sempre. (PB)

http://www.youtube.com/watch?v=ofAcy15Rfa0 (Video)

Take #2, prova anche: The Marshall Tucker Band (Capricorn 1973)

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1974
Randy Newman
 Good Old Boys  [Reprise]

"Siamo rednecks, non distinguiamo il nostro culo da un buco per terra". Concentrato di quei caratteri dipinti con sarcasmo e compiaciuto sadismo che hanno fatto incazzare molti benpensanti (pensate alla satira sui pregiudizi di Short People, qualche anno dopo), Good Old Boys è un concept sul profondo Sud degli Stati Uniti, ideato da un arguto e progressista osservatore delle miserie umane. C'è spietatezza, ma anche compassione per il punto di vista della working class (Birmingham). Musicalmente Newman apre il suo stile - costruito sull'incontro tra il pop di Broadway (Louisiana 1927) e il rhyt\hm & blues di New Orleans (Kingfish) - a intrusioni country (la pedal steel di Al Perkins ci mette del suo), per quello che risulta il suo disco più unitario e coerente, non solo sul piano dei testi. (YS)

http://www.youtube.com/watch?v=2nGw_vAnqPI (Video)

Take #2, prova anche: Sail Away (Reprise 1972)


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1974
Tom Waits
 The Heart of Saturday Night  [Asylum]

Le luci al neon raccontano le storie di fantasmi del sabato sera, le canzoni sono "semi suite" imbevute di jazz, il linguaggio è la stessa verbosa prosodia di Jack Kerouac intrisa di blues e folk. Tom Waits si nasconde dentro la scorza di un fantastico barfly, ma è chiaro che il suo destino è dietro il pianoforte e non dentro la bottiglia. Con The Heart Of Saturday Night si svela l'anfitrione migliore delle after hours, il raffinato conoscitore dei colori della notte, l'eterna rivincita della poesia di chi sa di essere dalla parte sbagliata e ci costruisce pure intorno un alone di fascino (che poi la parte giusta non è proprio così giusta). (MD)

http://www.youtube.com/watch?v=lyyFLYNbQpg (Video)

Take #2, prova anche: Closing Time (Asylum 1973)


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1975
Bob Dylan
 Blood on the Tracks  [Columbia]

Un disco fatto con il sangue, con il suo sangue. Mentre l'America era spazzata da un "Idiot Wind", nemmeno l'ultimo della serie, Bob Dylan riemergeva con un magma di dieci canzoni caotiche, coraggiose e radicali anche nel suono, una versione enciclopedica del rock'n'roll che ancora adesso è la miscela alla base di quello che si sente nel Never Ending Tour. Non è un caso perché Blood On The Tracks è il disco con cui si capì che Dylan sarebbe rimasto per sempre. Con grande rammarico per tutti i "nuovi Dylan" di quella stagione che si trovarono prima incantati e poi spiazzati e abbandonati davanti a tante meraviglia. (MD)

http://youtu.be/YwSZvHqf9qM (Video)

Take #2, prova anche: Desire (Columbia 1976)


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1975
Bruce Springsteen
 Born to Run  [Columbia]

Born To Run è l'apoteosi della Beat Generation o almeno di ciò che attraverso quella frenesia è filtrato verso l'umida e salmastra provincia del New Jersey. Un disco in cui il concetto di romantico viene espanso all'infinito nelle tonalità del rhythm and blues, del jazz e soprattutto di un rinnovato amore per il rock'n'roll che raggiunge il suo zenith nell'epica urbana di Jungleland (e naturalmente della title track e di Thunder Road). Un capolavoro che non ha perso un grammo della sua esuberante anima giovanile: basta la prima nota di Thunder Road ed è già estate. (MD)

http://youtu.be/IxuThNgl3YA (Video)

Take #2, prova anche: The Wild, The Innocent and the E-Street Shuffle (Columbia 1973)


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1975
Guy Clark
 Old No.1  [RCA]

La nuova Nashville "progressiva" riparte da giovani autori che portano la poesia e la desolazione americana dentro il country cittadino. Guy Clark è uno dei primi texani ribelli a stabilirsi in città, dopo una vita errabonda che lo ha trascinato da costa a costa. Old No.1 è uno degli esordi più cristallini e insuperati di quella stagione: canzoni che sono preghiere disperate, cartoline dal confine e scatti di una umanità perduta nel grande nulla americano. La Freeway, That Old Time Feeling, Desperados Waiting for the Train entraranno nel vocabolario del genere e soprattutto nel repertorio di diversi colleghi. Clark si rivela un maestro di parsimonia che scarnifica il linguaggio country rock dell'epoca servendosi di una scrittura poetica e malinconica. Al suo fianco la crema della nuova onda texana, con i giovanissimi Steve Earle e Rodney Crowell, ai cori Emmylou Harris e uno stuolo di musicisti di prima grandezza incontrati lungo il Music Road di Nashville (FC)

http://www.youtube.com/watch?v=cS6VixNGgqg (Video)

Take #2, prova anche: Texas Cookin' (RCA 1982)

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1975
James Talley
 Got No Bread, No Milk, No Money But We Sure Got a Lot of Love [Capitol]

L'esordio di James Talley è un altro classico, sia per come è stato sviscerato, sia per il suo legame con la tradizione musicale americana, a partire dalla migliore accezione del country & western. Intanto è frutto di un salto nel buio, un contratto andato a vuoto con l'Atlantic (non un bel modo per cominciare una carriera) e un salvadanaio spaccato come ultima risorsa (il titolo è abbastanza convincente). In questo contiene già tutto quello che James Talley inseguirà con coerenza per un'intera vita: quel legame invisibile, ma chiarissimo, che unisce Woody Guthrie ad Hank Williams. Come disse lo stesso James Talley: "non è politica, è solo il modo di scrivere una canzone, di raccontare una storia". Qualcosa di più. (MD)

http://www.youtube.com/watch?v=adkdPG9z_RY (Video)

Take #2, prova anche: Tryin' Like The Devil (Capitol 1976)

 


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