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1975
Janis Ian
 Between the Lines [Columbia]

Between The Lines é l'autoritratto personale e intimo di una songwriter fragile e riservata in possesso di una voce unica; le undici composizioni sono confessioni romantiche e dolorosamente autobiografiche di solitudine e insicurezza. Questo secondo album per la Columbia (dopo Stars dell'anno precedente) raggiunge la vetta della sua discografia, diventando disco di platino e affermando Janis come una delle più interessanti e originali cantautrici dei '70 e procurandogli un Grammy Award per il successo di "At Seventeen". La sua voce colpisce direttamente al cuore come in From Me to You, nella jazzata Bright Lights and Promises, nel pop di In The Winter, nel folk dylaniano di Light a Light, nel cabaret della title track o nella melanconica Tea and Symphaty. Un piccolo (come la sua statura) ma grande capolavoro di cantautorato femminile. (EM)

http://www.youtube.com/watch?v=Z9-EMi87--Y (Video)

Take #2, prova anche: Stars (Columbia 1973)


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1975
Joan Baez
 Diamonds and Rust  [A&M]

Dopo il viaggio ad Hanoi per la sua personale protesta contro la guerra in Vietnam, Joan Baez realizza l'album della sua definitiva consacrazione segnando il suo passaggio da icona del mondo folk a una matura e versatile songwriter al pari della collega Joni Mitchell (presente nel duetto Dida). La sua casa discografica A&M si attendeva un album commerciale e Joan lo realizzò alla sua maniera chiamando a raccolta una manciata di musicisti jazz di prim'ordine: Larry Carlton, Wilton Felder e Joe Sample. Si rimane incantati dalla bellezza della title-track, che descrive la travagliata relazione avuta 10 anni prima con Dylan, che è ancora oggi una delle sue migliori composizioni o dalle riuscite versioni di Fountain of Sorrow di J. Browne, Hello in There di John Prine o dal lirismo della ballata pianistica Jesse (di Janis Ian). Un album senza tempo capace di trasmettere forti emozioni. (EM)

http://www.youtube.com/watch?v=GGMHSbcd_qI (Video)

Take #2, prova anche: Blessed Are... (Vanguard 1971)


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1975
John Fogerty
 John Fogerty  [Fantasy]

Riascoltando questo disco a distanza di oltre trentacinque anni, ci si sorprende di come abbia fatto a vendere così poco, soprattutto in confronto ai vecchi dischi dei Creedence Clearwater Revival. Già, perchè dopo il brusco scioglimento della band ed un disco non brutto ma indubbiamente sottotono come The Blue Ridge Rangers, con questa raccolta omonima Fogerty ritornava a quelle atmosfere che ne avevano decretato la grandezza. E, se vogliamo, in questi dieci solchi troviamo ancor più rythm'n'blues che in passato, oltre a due singoli spezzaossa come Rockin' all over the world e Almost saturday night, un pezzo che sicuramente deve aver influenzato parecchio un certo Bruce Springsteen. Tuttavia le cose non andarono per il verso giusto per il grande John, che di lì a poco si trovò invischiato nella più clamorosa bega legale della storia del rock'n'roll. Tuttavia, il tempo è galantuomo e ora, dopo tanto tempo, possiamo riconoscere che la bellezza di questo disco è rimasta intatta. Ed è ora di tirarla fuori dalla polvere! (GG)

http://www.youtube.com/watch?v=JDvAQl2sKU4 (Video)

Take #2, prova anche: The Blue Ridge Rangers (Fantasy 1986)

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1975
Neil Young
 Tonight's the Night  [Reprise]

Morto per overdose il chitarrista dei Crazy Horse Danny Whitten, morto il roadie Bruce Berry, Neil Young esce di scena e al suo posto arriva Shakey. Nervoso, tremante, insicuro. Tre album, Time Fades Away (1973), On The Beach ('74) e questo Tonight's The Night, formano quella che sarà conosciuta col nome di "Trilogia della tomba" (ditch) o "del destino" (doom). Il terzo è anche il meno sfilacciato, il meno indecifrabile, il meno ripiegato sulle proprie allucinazioni. Scaraventata con rabbia una pietra sui sogni utopisti di dieci anni prima, il musicista canadese compone un ritratto sferzante, sconsolato e sarcastico di sopravvissuti e scomparsi, accusandosi in prima persona. Energia e stanchezza, rasoiate e lamenti ossianici, scariche di elettricità e rapimenti unplugged si confondono in quella che è prima di tutto una terapia, individuale e collettiva; una resa dei conti (che in pochi sapranno redigere altrettanto onesta e bruciante) con l'eroina, la sconfitta e la morte. (GC)

http://www.youtube.com/watch?v=ysWzPxhiGuI (Video)

Take #2, prova anche: Zuma (Reprise 1975)


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1975
The Amazing Rhytmn Aces
 Stacked Deck  [ABC]

Qualcuno li scambia per un'altra creatura country rock della California e pure la bibbia Allmusic ci si mette, definendoli una band mainstream sulla scia degli Eagles, ma con meno successo…poveri Amazing Rhythm Aces, meritevoli di ben altro, fosse soltanto per questo strepitoso esordio del '75. Stacked Deck ha i colori della West Coast di quegli anni, è vero, ma suona molto più sudista e più rurale, anche perché il gruppo si forma a Memphis dopo avere fatto da spalla a Jesse Winchester: country, rock'n'roll, blues, swing e tanto, tanto soul nella voce di Russell Smith, una delle più belle di quella stagione, in un album che è una piccola enciclopedia di sonorità e tradizione southern. Sarà anche il loro vero, unico trionfo di popolarità, grazie al fortunato singolo Third Rate Romance, nonostante la qualità continuerà a volare alta per buona parte del decennio. (DA)

http://www.youtube.com/watch?v=aTT-Jmi1nOc (Video)

Take #2, prova anche: Too Stuffed to Jump (ABC 1976)


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1975
The Band
 Northern Lights Southern Cross  [Capitol]

Prima dell'ultimo giro di valzer, questo fu il colpo d'ala che ricordò al mondo il posto occupato dalla Band nella tradizione (e rielaborazione) della musica popolare americana. Cahoots, il precedente disco di inediti, datava a quattro anni prima e non aveva lasciato - a essere generosi - un gran segno. Il gruppo non reggeva più il peso della fama, l'ardua intersezione di tante personalità, e andava sbriciolandosi ma, ascoltando queste canzoni, si poteva ancora fingere che i giorni di Big Pink non fossero finiti. Qualche concessione ai tempi (sintetizzatori che fanno capolino qua e là), la ritrovata vena d'autore di Robbie Robertson - su tutto, il racconto di emigrazione di Acadian Driftwood - e le maiuscole esecuzioni vocali e strumentali di tutti sono lì, a monumento di una storia che dà un senso ancora oggi a ciò che intendiamo con "musica delle radici". (YS)

http://youtu.be/VBTDdaCEY2k (Video)

Take #2, prova anche: Stage Fright (Capitol 1970)


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1975
The Outlaws
 The Outlaws  [Arista]

Figli "minori" del rock sudista che invase l'America nella prima metà del decennio, The Outlaws meritano comunque un posto al sole per avere inventato la formula vincente delle tre chitarre (Hugie Thomasson, Henry Paul e Billy Jones) al servizio delle armonie vocali. Infatti, mettendo insieme il motore rock dei conterranei Lynyrd Skynyrd (come loro provengono dalla Florida) e la grazia country degli Eagles, l'omonimo esordio del 1975 resta ancora oggi uno degli episodi più freschi del genere, come se una banda di rozzi redneck finisse per caso in gita sulla West Coast. Reggeranno ancora per un paio di lavori in studio e soprattutto dal vivo, ma la qualità di brani come There Goes Another Love Song e Song for You, per non dire della lunga cavalcata finale Green Grass & High Tides, non verrà più ripetuta (DA)

http://www.youtube.com/watch?v=G5ptavYnUBM (Video)

Take #2, prova anche: Lady in Waiting (Arista 1976)


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1975
Willie Nelson
 Red Headed Stranger  [Columbia]

Già approdato nelle stagioni precedenti a quella indipendenza artistica che lo ha trascinato fuori dalle sacche del Nashville sound, come l'amico Waylon jennings, Willie Nelson definisce però in Red Headed Stranger la sua visione del mito americano e del country "progressivo", come allora lo si definiva. Una scommessa impossibile eppure vinta, un disco di ballate scarne e un concept applicato alla frontiera e all'immaginario outlaw che si andava imponendo sulla scena in quegli anni: Red Headed Stranger è un canto solitario che riporta al grado zero la country music, affascinando il pubblico per la capacità di cogliere i segnali della controcultura e di rileggerli alla luce della tradizione. Sarà uno dei più grandi meriti esteriori di un album che nel profondo resta una elegia romantica, sperduta all'America che ha nutrito il giovane Nelson, ora artista maturo pronto ad affrontare mille stili e mille influenze. Questo disco resta tuttavia un unicum nella sua carriera. (FC)

http://www.youtube.com/watch?v=H7vaYOIKWYY (Video)

Take #2, prova anche: Shotgun Willie (Atlantic 1973)


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1976
Bob Seger
 Night Moves  [Capitol]

Il soul arrabbiato, proletario e rockista di Detroit conosce finalmente il successo. Bob Seger, il suo massimo artefice, fronteggia gli anni che passano e le promesse che si spezzano. Niente viene dimenticato, niente viene perdonato: le vecchie passeggiate sulla mainstreet spezzano il cuore, i ricordi delle canzoni del 1962 ti fanno sobbalzare nel sonno e rivedere Mary Lou, anche se ti aveva lasciato col culo per terra, ti procura qualche brivido inaspettato. Eppure, di piagnistei neanche l'ombra. L'unica ombra che si allunga su Night Moves è quella, nobile e mai sconfessata, di un Van Morrison scaraventato nelle praterie d'asfalto del Midwest a strapparsi le corde vocali. Trovati una ragazza. Vai in un bar. Lasciati trasportare dalla musica, abbandonati al sussulto della folla. Buffi, gli spostamenti della notte. Non sarà il segreto dell'eterna giovinezza (lo stesso Seger diventerà sempre più intimista e malinconico), ma ci va vicino: rock & roll, ci piaceva chiamarlo. (GC)

http://www.youtube.com/watch?v=mKaHci9Mc4A (Video)

Take #2, prova anche: Beautiful Loser (Capitol 1975)


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1976
Bruce Cockburn
 In the Falling Dark [True North]

Cosa si può scrivere ancora su un album di cui si è già scritto tutto e che rappresenta forse l'apice del lavoro di Cockburn ma anche il punto più alto raggiunto da un disco che coniuga, con risultati stratosferici, chitarrismo eccelso e forma canzone?! Il cantautore Canadese arricchisce il suo folk classico con inserti jazz e pop che trasformano ogni canzone in un caleidoscopio musicale intrigante, mentre dai testi fuoriesce la sua vena mistica carica di suggestioni che riconoscono la meraviglia del creato e la grandezza del Dio demiurgo in Lord of the Starfields, forti anche i contenuti ambientalisti che dipingono l'uomo come distruttore della natura (Gavin's Woodpile) e quelli politici che lo ritraggono nella prosecuzione del genocidio dei Nativi Americani (Red Brother, Red Sister). Stellare! (GZ)

http://www.youtube.com/watch?v=lYAFzVTLIQs (Video)

Take #2, prova anche: Night Vision (True North 1973)


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