L'intervista
Penso sia la prima volta che in
Italia si parla di te. Come sei arrivato a Nashville dal Maine?
Mi sono trasferito dal Maine al Colorado quando avevo 25 anni, giusto per cambiare
scenario alla mia vita. Mentre vivevo a Boulder, nel Colorado, ho studiato songwriting
sotto la guida di Steven Alan Davis, il quale aveva già riscosso molto successo
a Nashville come scrittore. Parlando con Steven nacque in me l'idea che potessero
esserci delle opportunità a Nashville, così ho caricato di nuovo l'auto e via.
E Tiger Tom Dixon's Blues, il tuo esordio?
A Nashville la reazione suscitata nei produttori fu buona, ma mi sentivo
dire continuamente la stessa cosa, e cioè che avrei dovuto arrangiarmi, produrre
dischi tutti miei senza cercare di comporre canzoni commerciali. Così, canzone
dopo canzone, ha preso forma il progetto Tiger Tom Dixon's Blues. In quel periodo
Robert Oermann del Music Row Magazine parlò della nascita di un grande artista.
Fui sorpreso e molto grato per le critiche di Robert Oermann. Lui gode di un'ottima
reputazione a Nashville ed è molto rispettato, perciò ne fui lusingato.
Ti aspettavi che Tiger Tom Dixon's Blues riscuotesse critiche
così positive? No, non mi aspettavo che l'album suscitasse una
così buona reazione. Pensavo che avremmo venduto poche centinaia di copie in città
e che sarebbe finita lì. Ancora oggi mi sorprende pensare al punto in cui invece
mi abbia portato. Come hai vissuto la collaborazione
con Fred Eaglesmith? Ho imparato più dallo scrivere con Fred
che da quanto abbia potuto apprendere da ogni altro collaboratore. Ha una mente
sveglia ed illuminante e compone in maniera estremamente intima ed onesta.
Come hai conosciuto Alison Krauss?
Ho incontrato Alison Krauss pochi anni fa, quando lavoravo per la sua stessa casa
discografica. Guidavo il camion durante uno dei suoi tours quando mi fu chiesto
di aprire il suo show. Mi feci dire se Alison aveva gradito quel che avevo fatto,
così avrei potuto aprire anche tutti gli spettacoli successivi; fu proprio quello
che accadde. Stray Dogs è un album con chiari
riferimenti a Springsteen e al suo songwriting, soprattutto in frasi come "We
were born in a dying town, where disperate souls just hand around, waiting for
a reason to believe". Pensi che il vostro stile sia simile?
Sono un grande ammiratore dello stile di Bruce e lo sono da molti anni. La canzone
a cui fai riferimento, "Not Going Down", è stata scritta pochi anni fa quando
era più verosimile che alcune influenze musicali trovassero un posto nel mio lavoro.
Bruce è stato il primo artista che ho ascoltato durante la crescita e che ha parlato
di persone che ho potuto trovare attorno a me. Ora anch'io come lui mi sento molto
influenzato dal mondo che mi circonda e dalle storie che esso mi trasmette e rappresenta
quotidianamente. Già, la vita di ogni giorno è molto spesso più complicata di
quanto non appaia. Come e quanto ti hanno influenzato
Ray Charles, Bob Dylan e i Beatles? Sono artisti dagli stili differenti.
E' vero ma tutti e tre hanno avuto un'enorme influenza su di me, comunque
in modi completamente diversi. Ray Charles è forse il mio cantante preferito di
sempre - così puro, così pieno di soul. Credo che l'influenza di Dylan sia stata
più sottile - lui è un visionario senza paura. L'influenza dei Beatles è facilmente
riscontrabile nella melodia e nella chord-progression. La loro gamma musicale
mi ispira tuttora, dopo tanti anni. I Coulda Been
The King e Up All Night sono canzoni particolari.In entrambe parli di Elvis, Jerry
Lee Lewis e Chuck Berry. Com'è il tuo rapporto con il rock and roll più puro?
Quand'ero bambino, una mia zia mi regalò la sua collezione di
45 giri. C'era Jerry Lee Lewis, Chuck Berry, i Beatles, i Beach Boys. Era un mix
completo del primo e medio periodo rock & roll. Il materiale più recente godeva
di grandi pezzi e melodie, ma i dischi rock & roll degli inizi saltavano fuori
letteralmente dal giradischi. Il tuo disco mischia
rock, suoni acustici e ballate. Quanto è stato importante, per entrambi i dischi,
il contributo del tuo produttore, David Henry? Il contributo
di David è stato davvero grande, in particolare per questo disco. Abbiamo lavorato
a stretto contatto. Lui voleva realizzare un suono migliore e più onesto di quanto
riuscissi a fare. Ci siamo incoraggiati a vicenda per mantenere il disco il più
scarno possibile. David aveva molta fiducia in canzoni di cui io non mi sentivo
ugualmente sicuro. Come vivi, anche in concerto,
brani dagli stili diversi come Circus Girl e Find Your Way Home?
Fare tours che includono stili musicali diversi può essere un piccolo trucco.
Generalmente suono da solo. Alcune canzoni devono essere riarrangiate per poter
essere suonate con la sola chitarra acustica. Spero di giungere al punto in cui
potrò permettermi di portare con me una band, perché mi piacerebbe molto tastare
entrambe le possibilità - dal sussurrare leggero al rock & roll pesante.
Com'è l'impatto sul pubblico? Com'è
normale, alcuni sembrano gradire le fasi più tranquille mentre altri apprezzano
quelle chiassose. Io non faccio che suonare nel modo che sento mio e mi affido
all'istinto. Perché Stray Dogs?
Un titolo come Stray Dogs sembrava rivolgersi alle canzoni come fossero parte
di una collection. Questa volta mi sembrava ci fossero molte canzoni sul tema
delle "anime perse", della gente che sta cercando il proprio posto nel mondo.
Tutte Stray Dogs (ndr. Cani randagi). Pensi che
la title track sia il brano più significativo? Quella canzone
potrebbe non essere la più significativa, ma il titolo in sé si addice all'intero
album come fosse un capolavoro. Non dovrei chiedertelo
ma, qual è la canzone che preferisci? Non sono sicuro di preferirne
una in particolare, ma sono molto felice per come è riuscita Circus Girl.
Tanti artisti americani incidono per etichette europee.
Steve Wynn ritiene che in Europa ci sia più attenzione verso la musica e meno
verso le mode. Beh, forse si. E' curioso che il pubblico europeo
sembri avere molta pazienza ed interesse per scena americana. In Europa ho notato
un riscontro più maturo nei confronti dei musicisti. L'America di oggi è orientata
verso i giovani del momento e verso le mode. Come
va la vita on the road? Ho impiegato molto tempo per arrivare
a vivere suonando on the road. L'attesa l'ho passata guidando, mangiando cibo
schifoso e dormendo poche ore al giorno. Tutto questo è stato molto importante.
Ora sono molto contento e penso che questo sia il lavoro più bello del mondo.
Le tue date europee toccano solo Olanda e Gran
Bretagna. Questo tour era in programma da diverso tempo.
Nel giro di poco spero di allargare la base delle nazioni in cui poter suonare.
In Italia puoi trovare del buon cibo e un ottimo vino… Metti da parte una bottiglia
di vino per me…e sarò lì appena posso. |