:: Corey Harris
Young Black Legend


Indubbiamente per i Kidz di Area Rebus e del Deltablues di Rovigo la musica del diavolo è una cosa seria. Dopo la tragedia di Katrina, senza stare a perdere tempo, si sono messi sotto a lavorare per organizzare, con tempi davvero stretti, una manifestazione volta a raccogliere fondi per le popolazioni alluvionate della Louisiana. Ne è venuto fuori un megaconcerto di oltre sei ore presso il Teatro Comunale di Adria (RO) con due giganti come Corey Harris e J. Monque'D in cartellone. Prima di loro si sono esibite alcune interessanti band nostrane che hanno esplorato il blues e tutte le sue possibili contaminazioni in lungo e in largo. Proprio in uno dei camerini del Teatro di Adria, Corey Harris è stato così gentile da rilasciarci un'intervista. Abbiamo parlato con lui del significato profondo del blues e della black music in generale, della tragedia di New Orleans e dei giovani artisti di colore che, da un pezzo ormai, stanno proponendo una rilettura della musica delle radici davvero affascinante. Prima di lasciarvi all'intervista, intendo naturalmente ringraziare Paolo Mariotto, Emanuele Pavarin, Matteo Zerbinati, Loris Brizzante e Nicola Chiarini per la consueta cortesia e l'impegno profuso nel promuovere una musica che ha quattro quarti di nobiltà artistica. Grazie infine a Silvia Gorgi per le bellissime fotografie
(di Matteo Strukul)


Recensione di Daily Bread


L'intervista

Corey, sei originario di Denver, Colorado, puoi raccontarmi qualcosa delle tue origini e di come hai scoperto la musica dei padri del blues?

Beh, sì è vero sono originario di Denver e sono nato ed ho vissuto in uno dei sobborghi della città. La mia passione per il blues deriva dalla musica che ascoltavo in famiglia e poi con gli amici. Più tardi, quando ho iniziato a frequentare il College, ho lavorato nella radio della scuola e quella è stata un'ottima opportunità per farmi una cultura ed ascoltare dischi maturando un gusto per determinati artisti.

Mi pare che proprio i primi due dischi della tua carriera costituiscano un omaggio importante ai grandi bluesmen del passato, parlo di Between Midnight and Day e Fish ain't Bitin'…

Certamente si, diciamo che quei due primi lavori raccolgono il repertorio dei blues che amavo suonare agli inizi per le strade di New Orleans quando arrivai nel 1992. Costituiscono un'ideale testimonianza di quegli anni fra il 1992 ed il 1997, in cui ho "gettato le basi" per il mio suono.

Greens from the Garden, consacra invece la musica di New Orleans come fonte prima per la tua ispirazione.

Si infatti, quello è proprio il suono che potevi sentire nei locali del French Quarter, appunto è una musica infarcita di riferimenti ed influenze francesi. Ci sono un sacco di standard, di traditional che si suonano a New Orleans, è il caso ad esempio di una canzone come Eh la bas.

Dopo Wu du Menz, realizzato con il grande pianista Henry Butler, hai inciso un disco come Downhome Sophisticate che rivela la parte più marcatamente elettrica del tuo sound, confermi?

Beh devo dire che musica acustica ed elettrica costituiscono per me un'autentica sfida e naturalmente sono molto diverse per il tipo di strumenti che utilizzi e di suoni che riesci a cavarne fuori. Non so dire se quel disco rivela in effetti il mio lato più elettrico, quello che per me davvero conta è cercare di migliorare il mio modo di suonare e di capire appieno i "fondamentali" della musica per poi poter evolvere un suono, provando nuovi accordi e combinandoli con linee di chitarra il più possibile particolari e innovative


Cosa puoi dirmi dell'esperienza avuta in occasione del film girato da Martin Scorsese The Blues: Feel like going home. Ne eri il protagonista assieme a musicisti storici come Taj Mahal e Ali farka Tourè?

Devo dire che è stata una bella esperienza, che certamente mi ha molto arricchito, e che è stata appunto fondamentale per meglio comprendere le origini del blues e della black music in generale, non solo a livello melodico ma proprio nelle basi ritmiche ad esempio.

Come giovane musicista blues, potresti provare a descrivermi il tuo debito nei confronti di artisti, autentiche leggende, come Taj Mahal?

Sai, Taj Mahal è davvero un grande artista ed un mio caro amico e certamente è uno di quelli che ha mostrato e preparato la strada per le nuove generazioni di musicisti, per quelli come me, quindi lui è sicuramente una fonte d'ispirazione importante.

Vedi il senso della mia domanda è legata al fatto che mi sembra di trovare un possibile parallelismo fra il tuo senso di ricerca ed il suo, tra la tua musica e la sua, entrambi siete partiti da un blues puro per arrivare ad un melange di generi: blues, calypso, funk, soul….

Si, indubbiamente, e però devo dire che io mi sento ispirato da lui ma anche da ogni altro musicista che abbia tentato di creare qualcosa di nuovo. Artisti ad esempio come Tom Waits, il quale cerca sempre di fare qualcosa di nuovo, ed ogni volta suona differente.

Il tuo ultimo lavoro si intitola Daily Bread (pane quotidiano). Volevo sapere se c'è un motivo particolare per questa scelta o è solo un'immagine?

Beh questo disco, come gli altri, rappresenta il mio modo di vivere e il mio modo di vivere è far musica e quindi essa è il mio pane quotidiano, il mio daily bread appunto.

Questo disco mi sembra l'alchimia perfetta fra la tradizione ed il moderno, non mi sembra abbia un'unica direzione predefinita come invece accadeva nei tuoi lavori precedenti. Sei d'accordo?

Volevo fare un disco di musica in tutti i modi originale. Ho speso molto tempo cercando di mettere a fuoco quello che volevo dire e come volevo dirlo, cercando di far sì che questo lavoro rappresentasse tutte le mie esperienze. Si tratta insomma di un disco a tutto tondo, il più possibile rappresentativo, ho sempre amato i dischi così. Penso a Tommy oppure a Quadrophenya degli Who o ancora ad Harvest Moon di Neil Young, adoro tutti quei dischi rock in cui riesci a trovare un feeling, una vibrazione particolare, ma anche come nel caso del reggae di Bob Marley. Sono dischi in cui ogni canzone si incastra e si amalgama perfettamente con le altre. Questo è un mio obiettivo importante: comporre dischi con canzoni che si combinino perfettamente fra di loro.

Come sarà il prossimo disco? Hai intenzione di incidere qualcosa che abbia un'influenza ben determinata a livello di genere? Ad esempio un disco reggae?

Non credo. A parte il fatto che un po' di influenze reggae ci sono già in questo disco, ma più nello specifico penso di poter dire che sento di avere una missione nella musica che attiene al tentativo di esplorare le connessioni fra le diverse culture del mondo nero e quindi certamente il mio suono guarderà sempre all'America Centrale e del Sud, ai Carabi ed all'Africa, il che non significa che suonerò sempre e solo la musica di quei luoghi ma che però terrò quei luoghi come punti di riferimento per la mia musica. Quello che spero poi è di continuare a scrivere delle buone canzoni, con dei buoni testi, con un bel ritmo, un groove positivo, ecco questo è quello che credo farò.

Ci sono musicisti di colore che attualmente apprezzi, magari fra quelli relativamente più giovani e che forse non hanno un'attitudine così distante dalla tua? Penso a Ben Harper, ad Alvin Youngblood Hart e a Keb Mo' ad esempio…

Penso che al giorno d'oggi molta della musica possibile sia stata già scritta. Per questo credo e ritengo che per gli artisti più giovani sia molto importante in questo momento riflettere su quanto già è stato fatto e tentare con originalità di farne un compendio, di sintetizzare nel modo migliore quanto già esiste e questo del resto accade non solo nella musica ma anche a livello scientifico, in arte ed in letteratura e in tutti gli altri campi del sapere. Quindi, adesso, quello che dobbiamo fare è cercare di dare un senso a tutte le esperienze precedenti, specialmente in questo tempo in cui abbiamo dimenticato chi siamo e da dove veniamo. In questo credo di essere ad un buon punto perché in qualche modo io sono venuto prima dell'hip hop e so da dove viene l'hip hop. Mi ricordo quando andavo ai party e vedevo i ragazzi che preparavano i microfoni ed i dischi e nel giro di un attimo i dee jay erano diventati dei rapper ed erano loro le rockstar e le ragazze li guardavano stare dietro le consolle e accidenti era divertente e io alla fine sono stato influenzato anche da queste cose oltre che da mille altre. Io vedo questo in Alvin ed anche in Keb e in Ben specialmente e infatti non credo proprio che i suoi dischi siano di solo rock ma anzi ci sento l'hip hop e il funk e quando sento suonare la sua band sento questo feeling ed è davvero bello. Quindi tornando a me, io credo di potermi definire un musicista popolare e non nel senso di pop o di musica necessariamente commerciale ma appunto di musica popolare africana, caraibica, sudamericana e quindi è importante per un artista come me o per quelli che tu hai citato capire quegli stili per cercare di ridefinirli e di rinnovarli, per fare qualcosa di veramente nuovo. i

Che cos'è per te il blues? Una musica? Uno stile di vita? Una religione? Tutte queste cose insieme?

Credo una cosa diversa per ogni persona, è un po' come la libertà che è una cosa diversa per ognuno di noi, ad esempio per George Bush la libertà è andare a fare la guerra in Iraq e per me libertà è cercare di imparare a vivere in armonia con altre persone e così è per il blues. Alcune persone pensano che il blues sia avere una chitarra blues o dei vestiti blues…e insomma questo è l'aspetto commerciale, divertente finchè vuoi ma assomiglia molto di più ad un gioco piuttosto che alla realtà. Quindi il blues può essere un feeling, uno spirito guida che sta dietro di noi. Credo che davvero il blues sia molte cose insieme. Io sono stato in Mali e ho trovato molte persone che hanno molto più blues dentro di loro di quanto ne abbia Eric Clapton o altri musicisti come lui e questo nonostante lui pensi di essere un vero bluesman.

Ho una domanda molto stupida adesso: qual è il chitarrista che preferisci?

Direi Ernest Ranglin, un grandissimo chitarrista davvero. Originario della Jamaica ed inventore della chitarra Ska. Ha insegnato a suonare la chitarra a Bob Marley e ha suonato in moltissimi dischi, in quelli di Burning Spear ad esempio, è stato in tour con Jimmy Cliff e George Benson è un suo grandissimo fan.

Ora volevo chiederti cosa pensi di quello che è successo a New Orleans: la tragedia umana e l'immensa perdita di una grande eredità culturale.

Quello che è accaduto a New Orleans non è stato un disastro naturale ma appunto una tragedia umana. Anzitutto perché si tratta di un dramma dimenticato e questo perché l'area colpita era terribilmente povera e costituita quasi esclusivamente da gente di colore e ciò anche se la gente crede che New Orleans fosse il il French Quarter e Bourbon Street ma invece è stata molto più di questo. Per cui, vedi, credo che la tragedia umana sia la perdita immensa di una parte di storia e di cultura. E' stato davvero un disastro, qualcosa di indescrivibile e quello che più mi fa paura ora è come verrà ricostruita. Naturalmente non conosco i vari piani e progetti di ricostruzione ma quello che spero è che in qualche modo essi includano e comprendano la povera gente, perché quello che sta accadendo ora è che una marea di investitori senza scrupoli ci stanno già speculando sopra e la sensazione che ho è che vogliano ricrearla come una montagna di plastica, una specie di Disneyland e questo mi fa davvero paura, ma d'altra parte chi può sapere cosa veramente accadrà?

Come descriveresti la vecchia New Orleans ad una persona che non l'ha mai vista?

New Orleans aveva molto di una città dei Carabi, e assomigliava molto ad una città come L'Havana ad esempio e del resto molte delle persone di colore che vivevano a New Orleans erano originarie della Martinica e dei Carabi e poi era una città completamente diversa da una qualsiasi altra città americana: nel cibo, nella religione, nella creatività artistica. Era forse l'unica città negli Stati Uniti in cui potevi respirare la storia e potevi vedere i ragazzini neri del French Quarter che suonavano per la strada con trombe e tromboni, era l'unica città in America in cui la cultura di strada e l'hip hop, il blues ed il jazz erano esattamente la stessa cosa, davvero fantastico. Insomma a New Orleans potevi vedere veramente il sud sporco, impastato di terra, e il blues è proprio così: sporco e impastato di terra.

 


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