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Simone Felice (The Duke and the King), intervista |
Quando nasce il progetto The Duke and The King? Soprattutto dove ha avuto inizio questa tua collaborazione con Robert "Chicken" Burke e gli altri musicisti? Abbiamo inciso questo disco a Woodstock, durante il periodo più freddo dell'inverno, da Natale a marzo, c'erano sessanta centimetri di neve fuori, faceva freddo ed era bellissimo, un sacco di silenzio e ho trovato che il silenzio fosse la condizione ideale per scrivere e registrare. Penso che si tratti di una cosa spirituale e magica: questi ultimi credo che siano due elementi che un grande album deve sempre possedere. Con Robert ci siano conosciuti più di dieci anni fa e siamo subito diventati amici: al tempo aiutò me e mio fratello con le nostre prime registrazioni. Bob ed io solitamente ci siedevamo intorno al fuoco e scrivevamo canzoni che nessuno avrebbe mai ascoltato, ridevamo e guardavamo gli uccelli (un particolare tipo di falco) sull'acqua, inventandoci degli atti unici e ogni sorta di stranezze. Penso che ci sentissimo entrambi ancora bambini, con quella grande curiosità che avevamo prima che gli adulti, i padroni e i poliziotti, ci insegnassero che non c'era poi tutta questa magia. Bob è importante per motli aspetti, soprattutto per lo spirito della musica. Nella musica di The Duke and the King l'elemento folk tradizionale sembra intrecciarsi con influenze pop e soul. C'è una definizione intrigante sul vostro Myspace, quando vi rappresentate come "glam-soul-folk quartet"…come descriveresti la band a chi non conosce la vostra musica? Vogliamo semplicemente essere onesti e veri, teatrali e indisciplinati, e più di tutto cercare di indurre un cambiamento nella vita delle persone, smuoverli, scuoterli, toccarli, ci dedichiamo totalmente a tutto ciò. Accetti di buon grado la comune definizione che vi è stata data di una Americana band? Ti senti coinvolto in questo genere o sentite di condividere qualcosa con altri artisti del circuito Americana? Non sono mai stato uno che ama seguire il branco o uno che accetta volentieri le categorizzazioni, mi sembra una specie di prigione. Spero di aver prodotto un disco che parli a tutti, credo che la musica sia la medicina del mondo. Queste canzoni parlano di amore, perdita, magia, paura, fanciullezza, dell'invecchiare, della guerra….tutte le cose belle e dure della vita. Personalmente ho trovato parecchi riferimenti a certa West Coast degli anni '70, un forma di ballata folk rock gentile, sei d'accordo? Quali sono più in genereale le tue principali fonti di ispirazione come songwriter e musicista? Ottimo orecchio! Joni Mitchell è una delle mie eroine, il suo album Blue è sempre stata una triste e dolce fragranza durante tempi più e meno felici. E adoro i Beatles allo stesso modo, mio padre suonava sempre il White Album quando ero ragazzino, adoravo la canzone Rocky Racoon! Mi piacciono Nina Simone, e Donovan, Dylan, CSN, Neil Young, Pinky Floyd, i primi Stones, sono alcuni dei miei artisti preferiti. Venendo alle canzoni, mi pare che If You Ever Get Famous tratti un tema molto interessante riguardo il rapporto con il successo, da un punto di vista particolare e inedito: come è nata e cosa l'ha ispirata? Ho scritto questa canzone come una sorta di mantra per me stesso, dopo avere visto gli effetti negativi del "successo" su persone a cui ero legato. I miei fratelli ed io (The Felice Brothers) stavamo diventando conosciuti a livello internazionale per le nostre canzoni e allora ho scritto questo brano per aiutarmi a non dimenticare da dove venivo, le mie radici, i miei amici, i miei veri affetti. Suzanne è una delle canzoni che mi ha colpito di più, forse perchè mi ha riportato alle radici country blues dei citati Felice Brothers: senti ancora un forte legame con l'american folk music o stai cercando un nuovo approccio con questa band? Ti ringrazio, ma non siamo realmente in cerca di qualcosa, solo lasciare che le canzoni escano naturalmente. Siamo stati abbastanza fortunati da crescere ascoltando grande musica folk, soul, rock…tutto quanto ci è rimasto dentro. Quanto
influenza la tua scrittura la città di New york? Potrei sbagliarmi, ma credo ci
siano diverse allusioni in parecchie canzoni… Ho notato che sei anche uno scrittore - romanzi e racconti - così mi chiedevo se questo particolare talento abbia ispirato anche il tuo songwriting…o forse consideri i due processi completamente distinti? Essere uno scrittore mi ha davvero insegnato a prestare attenzione ai dettagli…è un uccello quello sulla spalla di quella donna? O si tratta di un ricordo che non riesce a mandar via? Si è accesa la sua sigaretta con un fiammifero o con un accendino? Quello è un sorriso reale o immaginario? Per me la letteratura e la musica sono una cosa sola, sono sorelle che sono nate dentro la poesia, credo che la poesia sia il nucleo di tutte le grandi arti. Da quello che ho letto il nome The Duke and the King è tratto dalle Avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain: quali scrittori o letture in particolare sono stati essenziali per la tua formazione? Addio alle armi di Hemmingway, il Paradiso di Dante, Luce d'Agosto di William Faulkner, Una stagione all'inferno di Rimbaud, e poi la poesia di Walt Whitman… e naturalmente Huck Finn! Ti aspettavi questa reazione entusiasta da parte della stampa specializzata, specialmente in Inghilterra? Riguardo a questi riscontri positivi, credi vi stiano dando una mano nel diffondere il nome della band e nell'organizzare i tour? No, anche perchè non abbiamo mai avuto l'intenzione di registrare un "album", ma soltanto di scrivere e registrare queste canzoni come una specie di forma di terapia. Dopo che mio figlio è morto lo scorso inverno (mentre stavamo registrando i brani per Nothing Gold Can Stay), molte cose mi sono diventate chiare, la direzione della mia vita, la poesia che avevo bisogno di creare…così è davvero un dono avere altre persone (pubblico, critica) che apprezzino in questa maniera il disco. Come si sta sviluppando il suono di The Duke and the King dal vivo e con quali musicisti? Stai notando qualcosa di diverso rispetto alle sessioni in studio? Fin dalla registrazione del disco siamo cresciuti e adesso siamo molto più elettrici, eseguiamo anche vecchie canzoni dei Felice Brothers, tra cui Radio song, Don't Wake the Scarecrow, Mercy e qualche cover dei Beatles divertente da rifare, oppure di Neil Young. Simi Stone è la nostra affascinante violinista, pianista e cantante, è una vecchia amica conosciuta a Woodstock che abbiamo salvato dal diventare una senzatetto, suonava il suo violino per le strade di New York. Reverend Loveday è il nostro batterista e bassista, è stato in prigione ed è un ex predicatore di una chiesa gospel …alla fine abbiamo trovato la nostra magic band!
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