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Bob Dylan Blood on the Tracks [Columbia 1975] ![]() | |||
1. Tangled Up In Blue // 2. Simple Twist Of Fate // 3. You're A Big Girl Now // 4. Idiot Wind // 5. You're Gonna Make Me Lonesome When You Go // 6. Meet Me In The Morning // 7. Lily, Rosemary And The Jack Of Hearts // 8. If You See Her, Say Hello // 9. Shelter From The Storm// 10. Buckets Of Rain | ||||
E'
l'abbandono l'ispirazione più potente dell'arte. Vale anche per Bob Dylan
visto che dopo essere diventato, più o meno intenzionalmente, il portavoce di
una generazione inquieta e aver firmato l'innodia del movement, si affida ad un
amore perduto (la separazione dalla prima moglie Sara) per comporre uno dei suoi
capolavori indiscussi. Stavolta anzichè noi adepti, è lui stesso a sentirsi dylaniato.
E' impigliato nella tristezza (Tangled Up in Blue), s'inventa la consolazione
di una semplice discontinuità del destino (Simple Twist of Fate), cerca
infine riparo dalla tempesta (Shelter from the Storm). Potremmo fermarci
qui, ipotizzare altre chiavi di lettura ci farebbe deragliare e i binari sono
già sporchi di sangue. Nulla aggiungerebbe alla grandezza di Blood on the
Tracks, una testimonianza di dolore poliedricamente declinato: ora languido
(If You See Her, Say Hello), ora rabbioso (Idiot Wind). Fa tenerezza
questo Dylan non più ragazzo, che dismette i panni di cantore un po' saccente
della protesta e rende visibile la sua vulnerabilità più intima. Nello scantinato
di Montague Street la frenesia di Brooklyn gli arriva ovattata, anche se nei caffè
gira molta musica e si respira "revolution in the air". I suoi amici immaginari
sono Verlaine e Rimbaud, in testa ha una donna da reincontrare, prima o poi. Che
sia a Tangeri, nella vecchia Honolulu o ad Ashtabula, o più semplicemente lungo
qualche avenue newyorchese. Tra i cento dischi da isola deserta, a Blood on the
Tracks un posto sul podio non dovrebbe essere negato. (Donata Ricci) |
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