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Adrianne Lenker
Bright Future
[4AD 2024]

Sulla rete: adriannelenker.bandcamp.com

File Under: confessions


di Nicola Gervasini (15/04/2024)

I passaggi di età sono difficili per tutti, ma forse l’approdo ai 30 anni resta per molti uno dei più problematici. In molti casi si perde un poco dello spirito libero dell’adolescente, si recupera un senso di famiglia che pareva un pesante fardello di cui disfarsi in fretta fino a poco tempo prima, e si entra in un decennio cruciale per scelte di vita e di carriera, con tutte le ansie che questo comporta. Difficile sentire qualcuno avere nostalgia dei propri trent’anni quanto dei venti insomma, e così anche Adrianne Lenker, cantante dei Big Thief non nuova a uscite personali (era del 2020 l’ambizioso doppio progetto Songs/ Instrumentals), ha sentito il bisogno di raccontare il suo disagio da trentenne in un disco che non a caso si chiama un po’ ironicamente Bright Future.

Basterebbe anche solo il verso “Mamma, cosa è successo? Non avrei mai pensato che saremmo andati avanti così a lungo. Adesso ne ho 31 e non mi sento forte. E il tuo amore è tutto ciò che voglio” contenuto nella iniziale Real House, lunga canzone cardine che spiega tutto il senso del disco, per illustrare uno stato d’animo decisamente comune. Che la Lenker poi ribadisce anche nelle successive canzoni, le quali parlano di eredità emotive (il singolo Sadness As A Gift) ricordi di infanzia (Free Treasure), vecchi amici persi per strada (Fool), e di quel nervosismo che la vita più appartata e casalinga di un trentenne porta in dote (tensione evidente in Vampire Empire, brano che i Big Thief hanno messo in scaletta già da tempo nei loro concerti).

E ovviamente le difficoltà di una vita amorosa che comincia a porsi degli orizzonti che vanno oltre il sesso e il romanticismo (Cell Phone Says, Candle Flame), con un finale dai toni pessimistici che lascia decisamente l’amaro in bocca (Ruined) Non è un disco pensato per piacere a un pubblico in particolare, quanto più una sorta di sfogo personale, una piccola auto-analisi che evidentemente le serviva per voltare qualche pagina, il che forse spiega come mai l'album abbia un tono quasi da raccolta di demo casalinghi più che di progetto discografico strutturato. O forse potremmo essere noi che non siamo più abituati a un disco registrato in analogico dal produttore Philip Weinrobe in uno studio di registrazione immerso nella foresta, con piano, chitarra acustica, violino e percussioni (i musicisti sono Nick Hakim, Mat Davidson e Josefin Runsteen) che dialogano a volume basso in ogni canzone, e una voce che pare essere stata registrata in un’altra stanza a raccontare il tutto.

Il risultato forse eccede in autoindulgenza e in sottrazione, alcuni episodi come No Machine, per esempio, danno l’impressione che forse con un approccio meno nostalgico le canzoni avrebbero guadagnato in immediatezza, ma pare evidente che l’idea nella testa della Lenker fosse quella di un discorso più intimo al di fuori del piccolo clamore che i Big Thief hanno comunque saputo suscitare in questi anni, diventando forse la più importante realtà del mondo indie-roots di questi anni Venti. Per questo, seppur nel suo voler essere caparbiamente un progetto marginale nell’economia della storia del gruppo, Bright Future testimonia comunque la vitalità artistica e compositiva di una artista ormai importante per tutti.


    



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