A Lockport, stato di New
York, la stagione è fredda: il lago Ontario dista poche miglia, dall’altra
parte scorgi le luci di Toronto, la città principale nelle vicinanze è
Buffalo e se attraversi il confine a Niagara Falls sei subito in Canada.
Non c’è un solo riferimento geografico che possa collegare a quei luoghi
la musica degli Handsome Jack, trio locale dedito al più sanguigno
e appassionato rock’n’roll intriso di umori southern soul e swamp blues.
D’altronde, se i Creedence Clearwater Revival di John Fogerty - una delle
principali fonti di ispirazione che, spesso e a ragione, viene accostata
agli Handsome Jack - potevano immergersi nelle paludi della Lousiana e
fra i campi di cotone del Mississippi standosene belli comodi al sole
della California, non si capisce per quale motivo Jamison Passuite (voce
e chitarre), Joey Verdonselli (basso) e Bennie Hayes (batteria) non abbiano
gli stessi diritti di immaginazione.
È il potere di una musica che necessita solo di tanta passione, e naturalmente
di qualcuno che la sappia intepretare con la giusta sfacciataggine, senza
preoccuparsi troppo di somiglianze, debiti e soprattutto di apparire fuori
tempo massimo. A patto, ben inteso, che si abbiano le canzoni, il feeling
e il suono: Get Humble, terzo disco della band per la specializzata
Alive (approdo sicuro per il genere) dall’esordio
del 2014, li possiede tutti, non cede di un millimetro nella sua sarabanda
elettrica e si impone come un piccolo, gustoso party record che ha tutte
le intenzioni di risollevare il morale in tempi di pandemia. Peraltro
è proprio Jamison Passuite a confermare questa sensazione, raccontando
di un progetto pieno di ostacoli, con tour cancellati e l’idea di inciderlo
a Toronto sotto la direzione di Ewan Currie degli Sheepdogs, messa da
parte a causa delle restrizioni e delle continue chiusure dei confini.
Get Humble ha preso così forma in un clima più domestico, restando
con testa e anima a Lockport, ma aggiungendo strada facendo il contributo
di una sezione fiati, di alcuni cori in odore di bollenti spiriti gospel
e di qualche piano boogie, aumentando il carico soul e l’esaltazione r&b
rispetto al già apprezzabile Everything's
Gonna Be Alright, al tempo lavorato insieme a Ben McLeod degli
All Them Witches.
Handsome Jack escono quindi allo scoperto con il loro album più colorito
e a suo modo persino ambizioso, per quanto possa esserlo una band che
fa dell’essenzialità rock la sua bussola: il gran bailamme swamp di Got
You Where I Want You e High Class Man traccia il solco,
chiarisce le intenzioni e mette in carreggiata il van del gruppo, che
da qui in avanti rende la ricetta piccante e sudista in Hard Luck Karma
e Old Familiar Places, andando a prendere il groove da qualche
parte fra gli Humble Pie e i primi Black Crowes, abbandonandosi alle gioie
della sweet soul music nell’adorabile Shoulder
to Lean On e nell’atmosfera da classico di casa Stax di Roll
It, e infine montando letteralmente una baldoria gospel southern rock
nella stessa Get Humble e in New Home
in the Sky, con la slide che morde. Il singolo Servin’ Somebody
è piacione e “sentito”, con il suo riff di stretta derivazione Faces-Stones,
ma in fondo coglie appieno lo spirito della band e si fa perdonare la
mancanza di originalità, che d’altronde non è argomento di discussione
in Get Humble, lo si sarà capito.
Qui ci sono cuore e sentimento, sudore e gioia, pingui chitarre e grondanti
ritmiche: il basso ingrassato detta la linea, le voci si accodano, l’elettricità
accresce il passo, la festa come è cominciata così finisce in Let Me
Know, un rock’n’roll liberatorio sotto l’immaginaria linea Mason Dixon.