Handsome Jack
Do What Comes Naturally
[
Alive
2014]

www.alive-records.com

File Under: garage blues rock

di Fabio Cerbone (01/12/2014)

Possiamo una volta tanto mettere da parte le questioni sull'originalità? Stiamo parlando di rock'n'roll in fondo e ciò che dovrebbe arrivare prima del resto è il groove, magari anche un po' di swing nel gioco di intesa fra i musicisti e tutta la passione necessaria per far suonare un vecchio blues ancora attuale nel 2014. Lo dico per mettere le mani avanti, sia chiara l'intenzione, senza nascondersi le sacrosante recriminazioni che qualcuno potrebbe avere nei confronti di un disco come Do What Comes Naturally, esordio per la specializzata Alive del quartetto Handsome Jack. Sta di fatto che i dieci episodi sono insozzati di fango e radici, portano il segno della migliore tradizione garage sudista di questi anni (ci piazziamo dalle parti dei primi Black Keys, di Lee Bains e altri rinnegati della confederazione) e filano dritti tra valvole roventi e chitarre grezze come lo stile richiede.

Prodotti da Zachary Gabbard dei conterranei Buffalo Killers, altra formazione che si muove su coordinate vintage, seppure velate di psichedelia, i quattro musicisti dell'Ohio declinano la loro educazione boogie e hard rock, mettendo insieme il suono paludoso della Fat Possum di Junior Kimbrough e RL Burnside con i riff granitici dei Blue Cheer, il british blues metallico di Led Zeppelin e Free con le dinamiche da power trio dei Cream, fino a lambire l'orgoglioso southern rock del decennio successivo. L'intruglio funziona ancora e non stanca affatto, proprio perché ogni dettaglio è al punto giusto: la voce ruvida e dalle inflessioni black di Jamison Passuite, l'intreccio saturo delle chitarre con Phil Allport e una sezione ritmica "italiana" (Chad Salmeri e Joe Verdonselli) che tambureggia sottolinenando l'ossessivo incedere delle canzoni. Chiamatelo garage blues se vi aggrada, nel frattempo Handsome Jack è già un nome che ha accompagnato sul palco vecchie glorie come i citati Blue Cheer e J. Geils, dividendo tour, tra gli altri, con Sheepdogs (altri parenti stretti, a ben vedere, seppure su un versate più hard rock questi ultimi), Gov't Mule e The Hold Steady.

Una buona compagnia, che avrà riconosciuto in Echoes e Dead Tracks quel groove di cui si parlava più sopra, asciutto rock'n'roll che omaggia le sue fondamenta delta blues in Creepin' e si abbandona a qualche colorazione soul in Between the Line. In Leaving All Behind compare l'organo della leggenda locale Bob Nave (dai Lemon Pipers) e strisciamo inesorabilmnete verso i sixties della rivoluzione raccontata dalla raccolta "Nuggets". Uno spunto prima di affondare ancora nella melma hard blues di Right On (primo singolo estratto, si veda anche il video) e Dry Spell, ipnotica quest'ultima come la migliore serata in un juke joint del Mississippi. Ropes and Chain possiede la sfacciata arroganza e l'iconografia rock degli anni settanta americani, You and Me è il brano che oggi Dan Auearbach non ha più voglia di suonare e Wasted Time saluta giustamente con una punta di soul nelle voci, che riporta la bussola a sud. Sentite per caso odore di dejà vù? Avete ragione, ma funziona lo stesso, credetemi.


     


<Credits>