Non si capisce se con High
Water i Magpie Salute abbiano voluto ironizzare su quella che
sembrava essere la loro situazione musicale: un inizio quasi da cover
band, per seguire con un primo disco ufficiale che sembrava un insieme
di outtakes, tutto all’insegna dei "corvi neri". In più, con
i rumors insistenti su una reunion dei Black Crowes per il 2020, che suonano
come un de profundis per la band attuale, questo secondo capitolo sembra
destinato ad essere il canto del cigno di una formazione sin dagli esordi
in lotta per trovare una vera e propria identità.
Nonostante i carichi da novanta che la compongono (Rich Robinson e Marc
Ford alle chitarre, Sven Pipien, anch'egli già nei Black Crowes, al basso,
John Hogg alla voce, Matt Slocum alle tastiere e Joe Magistro alla batteria),
nel primo disco omonimo
hanno esordito con un classico “né carne né pesce”, ovvero né una propria
identità musicale, né tantomeno i nuovi Black Crowes (e con buona pace
di tutti, il nome dei TBC sarà sempre accompagnato a qualsiasi cosa i
due fratelli Robinson faranno nelle loro carriere soliste, nelle loro
vite private e probabilmente anche nelle loro reincarnazioni future….).
Il secondo disco, High
Water I, portava invece su una strada più definita il gruppo,
nonostante il tutto suonasse molto come b-sides scartate da sessions della
band primigenia di Chris e Rich. Con questo High Water II
però le cose forse cominciano a cambiare.
Già l’inizio zeppeliniano di Sooner or Later
è carico di energia e di voglia di riscatto per il sestetto.
Riff pesanti e intrecci di chitarre fanno capire come Rich e Marc siano
una coppia di chitarristi ben affiatati. Un altro episodio interessante
è Gimme Something, dove, fra Stones e Faces, si vira più sul classic
rock con un bel tiro, venato di vintage. Altro brano adrenalinico, Leave
it All Behind, che lascia spazio al rock screziato di soul di In
Here il quale, fra organi, fiati e vibrazioni Stax, è un classico
esempio della bravura compositiva di Rich Robinson. Non mancano ovviamente
i pezzi più acustici come You and I o Lost Boy, brano quest'ultimo
scritto a quattro mani da Ford e Robinson con Alison Krauss come ospite
alla voce e violino, o la bellissima ballata per piano Mother
Storm.
Certo, ci sono anche dei riempitivi, sempre ben suonati, ma che lasciano
un po’ il tempo che trovano (A Mirror, Life is a Landslide
o Turn it Around), ma nel complesso High Water II è il primo
concreto sforzo di lasciarsi alle spalle l’ingombrante seppur confortevole
passato, per lanciarsi in una nuova avventura. Una nota di merito anche
per il vocalist John Hogg, che riesce finalmente a metterci del suo nell’interpretazione
dei brani (bella prova in Where is This Place). Dalle acque alte,
con questo secondo volume, pare che i Magpie Salute stiano finalmente
veleggiando verso un futuro più chiaro e definito e noi, da orfani inconsolabili
dei corvi neri, non possiamo che esserne felici. La classe di Rich Robinson
e Marc Ford, che tanto lustro hanno dato ai Black Crowes, qui sembra scintillare
di nuovo, per far sì che anche i Magpie Salute possano ritagliarsi
il loro piccolo spazio nell’olimpo del rock.