Dave
Matthews Band
Europe 2009
[Bama Rags BMG 2010]

La Dave Matthews Band negli ultimi anni era stata più volte sul punto
di disintegrarsi. A spanne la genesi di tutti problemi risale alla lavorazione
e all'uscita di Everyday, un disco che avrebbe dovuto sancire una svolta, almeno
commerciale, nella Dave Matthews Band. E' troppo facile però ridurre tutte le
questioni alla dicotomia "pop versus ricerca", Glen Ballard contro Steve
Lillywhite (il produttore con cui hanno tirato fuori i dischi migliori). La Dave
Matthews Band veniva da un lungo periodo, diciamo dagli esordi, in cui non aveva
mollato nulla: né sul fronte dei concerti (dove è rimasta uno dei business più
grandi insieme a Bruce e agli Stones) né sulla trincea dello studio di registrazione
(dove ha inciso di tutto e di più, dischi solisti compresi), per loro sempre faticosissima.
Spremuti fino all'ultimo accordo. Sfiancati dalle pressioni e dall'involuzione
(comprensibilissima) di Dave Matthews. Costretti a ripetersi, dal vivo, per supplire
ad album controversi. Seguitissimi dai fans, spesso incompresi dalla critica e
dal resto del pubblico. Tiravano avanti, molto bene se si guardano i bilanci economici,
un po' meno per le dinamiche che regolano la vita di gruppo. Il colpo finale in
questa amara corsa del destino doveva essere la tragedia della morte di LeRoi
Moore, improvvisa e inaspettata e invece, come spesso succede, dal lutto per
la perdita di un membro fondatore (nonché amicissimo e straordinario musicista)
è fiorita una sorprendente rinascita. La Dave Matthews Band si è ritrovata prima
di tutto come insieme di musicisti e se in studio (dove antiche e primordiali
indiosincrasie non sono ancora state risolte) sono riusciti ad arrivare al discreto
Big
Whiskey and the Groogrux King (comunque il loro miglior lavoro da Before
These Crowded Streets in poi), dal vivo si sono superati, lasciandosi alle spalle
il passato recente e staccando un bel biglietto per il futuro. Ce ne siamo accorti
in tanti, tra l'altro, a giudicare dalle classifiche dei lettori di RH dell'anno
scorso. Non ci sbagliavamo. Il
miracolo poteva succedere ovunque, ma che sia successo in una magnifica notte
toscana, in piazza Napoleone a Lucca, rispolvera un po' di sano orgoglio patriottico.
Va da sé che poi in quel contesto americani (e soprattutto americane) erano una
relativa maggioranza: quel che conta è che la Dave Matthews Band ha ritrovato
la formula giusta per parlare con il suo pubblico sempre molto attento, generoso,
caldissimo. Gli aggettivi valgono anche per chi suonava, oltre che per chi ascoltava:
allargata (con Tim Reynolds alle chitarre e Rashawn Ross e Jeff Coffin
ai fiati) fino ad assumere la forma di una grande e stramba rhythm and blues revue,
la Dave Matthews Band si è prodigata per tre ore per ritrovare il sorriso e il
bandolo della matassa. Con spunti imprevisti e improvvisi e con un equilibrio
tutt'altro che perfetto, il flusso sonoro è stato però inarrestabile, un magma
in ebollizione capace di smuovere e convincere anche il più remissivo degli spettatori.
La Dave Matthews dell'estate dello scorso anno ha ritrovato tutto il coraggio,
l'energia e la caleidoscopica varietà della sua musica che, oggi come oggi, è
unica. Una miscela esplosiva con il ritmo, alla fonte, che è tutto, cioè il veicolo
fondamentale per le canzoni di Dave Matthews e per le improvvisazioni di tutti
quanti. Il sound è meraviglioso e contagioso, una vera e propria festa musicale
che si è trasformata in un happening celebrato in modo più che degno da un cofanetto
che contiene oltre all'intero concerto di Lucca (tre CD), un album fotografico
del tour europeo e un DVD dalla Brixton Academy (Londra). Non perdeteveli (il
22 febbraio a Milano, il 23 a Roma e il 25 a Padova) e riscopriteli. (Stefano
Hourria) www.davematthewsband.com
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