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Dave
Matthews Band
Big Whiskey and the GrooGrux
King
[RCA
2009]

Lo avremo citato in mille occasioni, ma fatto sta che è la prima volta
che questo sito si occupa direttamente di Dave Matthews. Un vero
paradosso per uno dei nomi più importanti e osannati della musica americana
degli ultimi 15 anni, regolarmente nella top 10 annuale dei tour più seguiti
degli States, e uno dei pochi artisti "rock" a conquistare ancora le vette
delle charts. Non è che siamo sbadati, ma semplicemente la produzione
discografica della Dave Matthews Band aveva smesso da tempo di offrire
spunti interessanti di discussione o argomenti che non fossero già stati
detti in altre recensioni, complice l'indirizzo molto mainstream e radio-like
delle loro registrazioni in studio, ormai troppo distanti dall'energia
sprigionata sul palco. Big Whiskey and the GrooGrux King esce
a quattro anni dal grande successo del debolissimo Stand Up, e finalmente
ci regala la possibilità di riassaporare quella variopinta tavolozza che
era il sound della DMB ai tempi d'oro dei loro ruggenti anni novanta.
Più specificatamente questo disco sembra essere il seguito mai uscito
di Before These Crowded Street, con cui condivide la grande varietà di
stili e il ritorno della chitarra di Tim Reynolds, ormai quasi
un membro fisso della band.
C'è come al solito da perdersi nella marea di materiale e idee profusa
in questi dodici brani, prodotti da un buon professionista come Rob
Cavallo (Green Day e Alanis Morrissette tra i suoi assistiti) . Si
parte con Shake Me Like A Monkey,
piccolo plagio di Word Up dei Cameo o semplice omaggio alla funky-music
anni '80, si continua con Funny The Way It Is,
tipica ballata nervosa alla Matthews che strappa già qualche applauso,
e si va avanti con molto ritmo e qualche insolito riff particolarmente
rock (Why I Am e Seven).
Quello che è più apprezzabile del disco è l'evidente intento di Matthews
di riuscire a far convivere la voglia di affermarsi come autore (Dive
In o la dolce My Baby Blue vanno
in quella direzione) e la necessità di tornare ad esaltare lo spirito
da jam-band dei suoi comprimari (il divertente mezzo cajùn di Alligator
Pie), anche se la prima componente alla fine risulta quella
vincente e si traduce in alcune tra le migliori scritture del suo repertorio
(la conclusiva You And Me o anche
Lying In The Hands Of God).
Resta sempre la sensazione che voglia spesso fare troppo, che alcuni episodi
come Squirm, brano che si risolve
in un confuso e pomposo finale, non sappiano bene in che direzione andare,
o che semplicemente a volte si scada un po' in quell'ordinario che aveva
pericolosamente minato i dischi precedenti. Ma un brano come Time
Bomb, che parte come una delle sue solite ballate acustiche,
ma si traduce in un'indiavolata esplosione di rabbia, fa capire che l'artista
è vivo e voglioso di tornare ad essere una mente creativa trainante, e
non più uno stanco generatore di ovvietà da radio FM americana. Per ora
ci può bastare anche solo questa buona notizia.
(Nicola Gervasini)
www.davematthewsband.com
www.myspace.com/davematthewsband
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