Come
along and ride this train Cross the mountains prairies reservations Rivers
levees plains Come along and ride this train (Johnny Cash - "Ride
this Train")
L'America
è stata costruita (anche) sulla mitologia del treno. Tra un punto e l'altro dell'immensa
distesa della nazione, la ferrovia ha creato connessioni fra luoghi, persone e
comunità, rendendo meno spaventoso l'isolamento umano nella proverbiale wilderness
americana. La forza di questa trasformazione, che ha condotto il paese verso la
prepotente modernità e ne ha generato anche uno scradicamento umano, è stata da
sempre testimoniata dalle canzoni folk, intese proprio nell'accezione più profonda
possibile, come racconti popolari, riflessi sulla vita quotidiana della gente.
Shine a Light, sottotitolo "Field Recordings from the Great American
Railroad" ha esattamente l'ambizione di evocare questo eterno rapporto, un omaggio
filologico e al tempo stesso un percorso di ricerca che affascina innanzi tutto
per la sua stessa concezione.
Qui non è davvero il caso di tentare un'analisi
tecnica sui singoli aspetti musicali, perché non pare il senso che i musicisti
coinvolti avessero in testa: due voci, due chitarre, un'armonica che si affaccia
di tanto in tanto, Shine a Light è un'antologia di anticaglie ridotta all'osso,
una registrazione d'ambiente che non fa nulla per "imbellettare" i suoi tredici
episodi. Sono ballate scarne, folk blues più e meno celebrati, persino ascoltati
in mille versioni, dove l'idea, il tributo, la suggestione conta assai più del
disco in sé. Protagonisti Billy Bragg e Joe Henry, anime diverse
e complementari, conosciutisi durante la collaborazione all'ultimo lavoro di studio
di Bragg, Tooth
& Nail, prodotto dallo stesso Henry: il primo un inglese da sempre
innamorato dell'America (e di Woody Guthrie in particolar modo, vedere alla voce
Mermaid Avenue), il secondo un americano che ne ha spesso narrato gli aspetti
più intimi e poetici, con una spiccata cifra letteraria.
Insieme hanno
percorso quasi tremila miglia, dalla Union Station di Chicago fino a Los Angeles,
su un treno della Texas Eagle Railroad Service, sessantacinque ore di viaggio
fermandosi fra sale di aspetto, saloni, binari e catturando così in presa diretta
la relazione fra i luoghi, ovvero sia le stazioni, e le canzoni che ne hanno celebrato
il mito. Dalla Rock Island Line resa popolare
da Leadbelly (e che Bragg ha imparato, come molti inglesi, nella versione del
re dello skiffle Lonnie Donegan) fino alla Early Morning Rain di Gordon
Lightfoot, trascorre quasi un secolo di railroad songs. Ci sono classici conosciuti
e reinterpretati da centinaia, come The Midnight Special e John
Henry, ballate che invocano i fantasmi di Jimmie Rodgers (Waiting for
a Train) e Hank Williams (Lonesome Whistle), blues di strada come la
KC Moan della Memphis Jug Band, folk degli Appalachi (la commovente The
L&N Don't Stop Here Anymore di Jean Ritchie), concessioni ad un mondo
relativamente più vicino a noi, nel caso della dolcissima Gentle on My Mind
di John Hartford (successo per Glen Campbell nel '67), ciascun episodio declinato
in un gioco di intesa dove Bragg sembra ricoprire il ruolo del folksinger più
passionale e burbero, Henry quello dell'interprete più elegante. Questione di
tonalità e inflessioni, che si alternano volentieri e a volte si uniscono, come
accade in Railroad Bill e nell'immortale In the
Pines dell'amato Leadbelly (conosciuta anche e forse più come
Where Did You Sleep Last Night).
Una lezione di storia, per fortuna lontana
dall'accademia: un gesto semplice se volete, e un album altrettanto poco costruito,
forse meno necessario per chi già conosce questa lunga epica americana, ma insostituibile
per tenerla in vita e alimentarne l'oralità.