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british troubadour di
Fabio Cerbone (26/03/2013)
Una voce pacificata e sapiente quella di Billy Bragg, l'età della saggezza
trovata finalmente fra le mura di uno scantinato di Pasadena, California, dove
per una settimana e poco più hanno preso forma e sostanza le canzoni di Tooth
& Nail. Naturale prosecuzione di quella "maturità" d'animo e di ascolto
che già trapelava dal precedente Mr
& Mrs. Justice, ma con un'ispirazione di gran lunga più coerente, la
svolta ha assunto in questa occasione i colori maliconici del folk rock più gentile
e le tonalità leggere, agrodolci di una ballata che mai come oggi si avvicina
alle radici del mito Woody Guthrie (di cui Billy ripropone l'attualissima I
Ain't Got No Home, unica cover dell'album, in una veste che sostituisce
la soavità alla rabbia) e del mai dimenticato progetto Mermaid Avenue.
Chiamatelo,
se volete, il "disco americano" di Billy Bragg, condotto per mano dalla
piccola orchestra diretta da Joe Henry, produttore del progetto nonché
titolare del suddetto studio a Pasadena, dove trovano spazio le nuance delicate
di Greg Leisz (chitarre, dobro, pedal steel) e Patrick Warren (piano, organo)
e i colpi vellutati di Jay Bellerose ai tamburi, come dire una delle squadre più
collaudate dell'attuale scena roots d'autore. Logico che una forte impronta si
sia allungata come un'ombra sull'attuale repertorio di Bragg e se per qualcuno
Tooth & Nail suonerà fin troppo marchiato da questi musicisti (e dall'idea stessa
di suono che gira nella testa di Joe Henry, tanto che potremmo avvicinare questo
disco alle produzioni per Loudon Wainwright III), è altrettanto vero che non avevamo
mai sentito il songwriter inglese così vicino al cuore intimo della sua voce:
è spesso calma e assennata, a tratti spinta dai rimorsi, ma sempre volta alla
speranza, gettando uno sguardo su questo mondo in preda alla follia con l'esperienza
di chi ne ha viste e vissute tante, ma sa ancora trovare un angolo per la riflessione
acuta (January Song), la fiducia nel domani
(la disarmante chiusura con Tomorrow's Going to Be a
Better Day), l'amore nella sua accezione più semplice (la splendida
Your Name on My Tongue, portata in dono dallo
stesso Henry).
Non ci sono inni e pugni alzati in Tooth & Nail, e non
sarebbe forse giusto chiederli ad un uomo vicino alla sessantina, ma neppure una
rassegnata ritirata: è soltanto diverso il tono con cui esporre le proprie idee
sull'umanità in No One Knows Nothing Anymore
o Do Unto Others, attraversando il sottile confine tra sociale e personale
in Swallow My Pride e Goodbye,
Goodbye. Il sound ci mette del suo in questa operazione: Over You
ha raffinate cadenze bluesy acusiche, Chasing Rainbows
è una dolcissima ninna nanna country con tanto di leggiadra pedal steel,
mentre There Will Be a Reckoning, l'unica
lieve impennata elettrica del disco, sconfina in limpide trame da ballata Americana.
Non possiede la forza dirompente e l'ingenuità folk punk degli esordi Tooth &
Nail - come attenderli ancora peraltro? - ma è il disco più interessante e necessario
che Billy Bragg abbia registrato da molti anni a questa parte.