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MJ Lenderman
Manning Fireworks
[Anti records 2024]

Sulla rete: mjlenderman.com

File Under: slacker americana


di Fabio Cerbone (12/09/2024)

C’è una sorta di agrodolce indolenza che attraversa queste canzoni, qualcosa che rimanda inevitabilmente a un periodo preciso della storia del rock indipendente americano, quella metà degli anni Novanta nella quale la sonnecchiosa provincia si risvegliava sulle note a bassa fedeltà dei Pavament, ripassava a memoria i riff di Neil Young con la complicità dei Dinosaur Jr. di J Mascis e scopriva il fascino della memoria passata con l'alternative country di Uncle Tupelo e Son Volt, dando voce così ai ragazzi della porta accanto. Mark Jacob Lenderman, venticinquenne chitarrista e autore di Ashville, North Carolina ridà corpo e suono a una forma di rock’n’roll che sembrava un po’ sparita dall’orizzonte: Manning Fireworks affonda mani e piedi in quella stagione, resuscitando languori elettrici e country rock barcollante che tanto ci avevano entusiasmato.

Sarà dunque un po’ di effetto nostalgia che ci tradisce, perdonate, ma il nuovo lavoro solista di MJ Lenderman, inciso in quasi totale solitudine al Drop of Sun Studios della sua Ashville, ha la capacità di dissotterrare sonorità che prima di tutto rappresentano un modo di essere e di sentire la vita, così come effettivamente emerge dei nove episodi che compongono l’album, un mix di inquietudine, tristezza e propensione a ironizzarci su. Un disco che arriva dopo una costante crescita di pubblico e critica, dall’interessante Boat Songs del 2022 alla più esposta carriera con i Wednesday, indie band formata con l’ex compagna Karly Hartzman che ha messo a frutto una comune sensibilità musicale, sebbene Lenderman riservi alla sue uscite soliste il lato più “classico”, per così dire, della sua natura di chitarrista e songwriter, raccontando le sue insicurezze attraverso ballate e rock song che sono piccoli cortometraggi della quotidianità di un ragazzo americano, a partire proprio dal pigro pencolare country della stessa Manning Firewoks, che ribadisce l’amore dichiarato di MJ per la musica del compianto Jason Molina, altro eroe dello spleen americano di provoncia.

Meno irruento e cacofonico dell’eccitante album dal vivo Live and Loose!, pubblicato sul finire dello scorso anno in combutta con la band di amici ribattezzata The Wind, il nuovo disco di studio sceglie una forma più smussata e adulta che muove in direzione di un esemplare alternative country, con tanto di mobida steel guitar sullo sfondo, sia nella sua versione “leggera” di Joker Lips che in quella più agitata ed elettrica di Rudolph e Wristwatch, che qualcuno potrebbe anche confondere per una sessione perduta tra Jay Farrar e J Mascis di fine anni Novanta.

La voce restituisce le inflessioni ideali per questo tipo di suono e per le storie che vi si appiccicano addosso: da lì arriva un singolo che sfiora la perfetta imperfezione indie rock dei Pavement come She’s Leaving You, e così le chitarre abrasive modello Neil Young & Crazy Horse che covano sotto le ceneri di una svogliata On My Knees, mentre il violino “stonato” di Rip Tom torna verso la campagna del North Carolina e il finale di Bark at the Moon raccoglie scampoli di adolescenza di MJ lenderman in una coda musicale che saluta l’ascoltatore in un mare calmo di feedback.


    


<Credits>