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Adesso cominciamo a fare sul serio: messe alla prova le dinamiche del trio con Pablo Leoni (percussioni, batteria) e Davide Speranza (armonica) nello spiritato Live at Amigadala Theatre, palestra per le idee strumentali dei singoli, Francesco Piu rilancia la sua crescita artistica trasferendo gli stessi musicisti in quest'ultimo Ma-Moo Tones, definitiva imposizione di uno dei migliori talenti della scena blues italiana. Riduttivo in realtà chiudere nel recinto di genere un album dove tutte le sfumature della black music salgono prepotentemente a galla, in un viaggio fra tradizione e modernità, dove stimoli soul, southern rock, funky e persino reggea (si veda l'episodio Hooks in My Skin) si piegano alla chitarra funambolica di Piu, manico che dimostra di conoscere tanto la tecnica più sopraffina quanto la ricerca del groove e della passione. Il vero salto di qualità è da rintracciare nella scelta del repertorio: la stretta collaborazione con Daniele Tenca nella stesura di buona parte del materiale ha impresso un cambiamento e una maturazione compositiva notevoli, che si accompagnano ad una selezione non scontata di qualche classico. La chiusura del cerchio avviene con la produzione artistica curata da Eric Bibb, che non lima assolutamente la scorza ruvida e quel sacro fuoco che sprizza dalle interpretazioni di Piu e compagni, ma riesce comunque a disciplinarli in funzione della canzone. Gli esiti non tardano a farsi sentire, tanto che questo Ma-Moo Tones - gioco di parole fra la tradizione locale dei Mamuthones, maschere sarde a cui si legano le origini di Francesco, e l'amore per l'idioma americano - può considerarsi a tutti gli effetti uno dei vertici della fertile scena roots italiana di questi anni e più in generale una delle uscite più interessanti degli ultimi mesi. L'impatto frontale di The End of Your Spell, slidin' assassino alla lap steel e un banjo dalle colorazioni sudiste, getta in faccia la freschezza del lavoro di Piu, che trova anche uno spiritoso, imprevisto gioco di voci, dalla caloritura quasi pop, ad alleggerire così la carica del brano. Over You porta a galla l'armonica dell'inseparabile Davide Speranza, incrociando la resofonica di Piu in un country blues acustico e bollente. Siamo in viaggio verso Sud e ci addentriamo così nella visionarietà ancestrale di questa musica, grazie anche al legame con la successiva Trouble So Hard, traditional teso e vibrante, magicamente interpretato dalla stessa voce di Piu. Quest'ultima è le vera arma segreta di Ma-Moo Tones, la chiave di volta per spostare le luci dalla sola tecnica chitarristica ad una vocalità trascinante e ricca di anima nera: caratteristica che esce allo scoperto sia nelle ballate più soulful come la dolcissima Blind Track (in terreni simili all'apprezzato Keb Mo', uno dei riferimenti di Francesco) sia nelle più vivaci Colors e Down on My Knees. La capacità di entrare e uscire dal sentiero della tradizione, senza mai risultare scolastico, accresce il valore del progetto: le vibrazioni psichedeliche di una Overdose of Sorrow, ad esempio, sono un piccolo capolavoro che evoca il primo Ben Harper (periodo Fight for Your Mind) incrociando la chitarra di Piu con la baritono di Eric Bibb e le percussioni di Pablo Leoni, in costrasto con la scorticata, terrigna versione elettrica di The Soul of a Man (Blind Willie Johnson), battiti da campo di lavoro, cuore gospel e "sporcizia" da juke joint. A chiudere un omaggio strumentale a Jimi Hendrix: This Stone from the Sun è intonata su una vecchia chitarra acustica dei primi del '900, come dire che tutto si consuma e ritorna nel fiume del blues con un moto circolare. Piccolo grande disco: avanti così Francesco, senza perdere un briciolo di immediatezza.
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