 |
Evasio
Muraro
Canzoni
per uomini di latta
[Fragile dischi/ Universal 2009]
 
Non è una novità che nel traffico globalizzato dell'odierna produzione
musicale difetti un po' l'abitudine a percorrere la sopraelevata della
qualità, quella strada poco battuta che evita le deviazioni commerciali
di un prodotto approssimativo capace solo di lasciare il tempo che trova.
Chiaramente le antenne del cuore iniziano a vibrare in presenza di dischi
come questo: Evasio Muraro, già leader dell'affascinante progetto
Settore Out e poi bassista dei Groovers, ha deciso finalmente di tornare
alla ribalta facendo risuonare la sua voce tra le stanche mura di proposte
sempre più banali. La sua carriera solista, in effetti, si era un po'
arenata dopo l'ottimo Passi
(2000), Canti di lavoro della Lombardia (2002) e alcune collaborazioni
che lo hanno visto impegnato a recuperare le matrici della tradizione
popolare, canzoni della Resistenza incluse (Festa d'aprile, 2006).
Canzoni per uomini di latta è il frutto di due anni di lavoro
il cui risultato si solidifica in dodici tracce che testimoniano il grande
spessore di un artista dotato di una scrittura profonda e innovativa,
riflessiva e poetica, qualità sempre più rare in quest'epoca di reality
e cattivo gusto. Già il titolo è significativo, gli uomini di latta sono
i prodotti dei tempi moderni, piccoli automi insensibili rivestiti da
uno strato di stagno che isola le emozioni, come ben decodificato dall'iniziale
Distratto, in cui ogni uomo è smarrito
nel proprio universo, indifferente allo sguardo altrui, che cerca un seppur
docile contatto. In questa canzone sono già adombrate le qualità di una
sequenza non comune, la cui colonna portante fa perno sullo spessore delle
liriche e una produzione eccellente affidata all'esperienza di Daniele
Denti, già nelle fila dei Settore Out e grande mosaicista di un suono
i cui tasselli si intersecano a meraviglia, nonché supporto essenziale
alla chitarra elettrica. Figurano poi collaborazioni eccellenti, in primis
Gaetano Liguori al pianoforte nella conclusiva In
equilibrio, splendido bozzetto che affronta le problematiche
del rapporto di coppia, tra proiezioni individuali e necessità imposte
dalla convivenza, nella certezza che solo una condivisione può costruire
qualcosa di solido.
Le liriche riecheggiano temi di attualità, vicende intime e personali,
ricordi d'infanzia. In questo senso Miraggio
riscopre le percezioni di un paradiso perduto che scorre come un fiume
verso l'oceano della maturità, lasciando tra i meandri abitudini di vita
e conoscenze. Bel gioco di chitarre, sound da manuale, come quello che
si riflette in Semino errori, triste
confessione di disincanto con il basso di Marco Gamba a sfiorare le declinazioni
dei sensi, oppure in Un giorno, grande
brano carezzato dal piano di Fidel Fogaroli con un perfetto dialogo
di chitarre nella coda strumentale. L'hammond dipinge l'anima rock di
Hai aspettato, con la sei corde di
Denti in grande spolvero nel finale, Lello
è invece uno dei punti di forza dell'intero album, superba linea melodica
a rapire i sogni del protagonista, La fabbrica
in silenzio l'altro acuto, una denuncia sociale della factory
che imprigiona la libertà e (troppo spesso) l'esistenza, con un bel piano
in evidenza e il refrain affidato alla bella voce di Laura Morganti. La
poesia di Raccolgo la vita e il conflitto
tra istinto e ragione de Il granchio
aprono le porte di Osteria Italia,
un condensato di realtà nostrana che richiama il cielo sempre più blu
di Gaetano attualizzandone i contenuti a oltre trent'anni di distanza,
passo quasi rap e strofa portante che spezza la drammaticità, a ribadire
che un solo sentimento è capace di smuovere le coscienze e dare un senso
al futuro, possiamo immaginare quale. Il solo accompagnamento di chitarra
della delicata Tuffati è un'ulteriore
conferma della solidità di un album di musica italiana che oltrepassa
i confini, si rivolge alla tradizione americana senza dimenticare le pulsazioni
di casa e arriva fino al cuore, sensazioni insolite tra le nostre pareti
domestiche.
(David Nieri)
www.evasiomuraro.com
|