The ACC, ovvero sia "The Abbiati Cantarelli Conspiracy", propugna
un'idea di rock'n'roll band che complotta per un ritorno alla sostanza più grezza
di questa musica, senza fare mistero nell'incisione della sua sporca attitudine
lo-fi , come sottolineato dal gruppo stesso sul retro copertina dell'album di
esordio, Beautiful, at Night. È l'incontro fra due degli autori
più interessanti di quella generazione di casa nostra che ha assimilato la lezione
dell'alternative country e del rock americano di provincia, traducendolo in un
percorso bello e irregolare, sempre interessato più all'espressione di un songwriting
personale e ben poco a inseguire gusti e mode del momento.
Beautiful,
at Night in tal senso è ancora più provocatorio nella concezione e nello sviluppo,
dieci episodi di livido rock notturno e saturo di chitarre e feedback, che The
ACC gettano nella mischia senza curarsi degli spigoli, delle ferite aperte, degli
stridori che possono generare ad un ascolto distratto. Ci sono parole e suoni
spietati e diretti dentro queste canzoni, e la loro sfida è proprio nel non cercare
mai l'aggancio facile, semmai un'atmosfera cupa e romantica al tempo stesso che
reclama la voce più sotterranea del rock'n'roll, quella che dagli Stooges passa
per il Neil Young più impenitente. Ce n'è in abbondanza fra le note aspre di Dog
beat the Devil, della stessa title track e Never
Gave Up, un trittico che non lascia respiro e delinea l'orizzonte dell'intera
operazione The ACC, completata dalla sezione ritmica di Joe Barreca (basso, membro
dei Mandolin Brothers) e Antonio Perugini alla batteria, nonché allargata dalle
presenze di assodati collaboratori di Edward Abbiati nei Lowlands e in altri recenti
progetti (The Dirty Devils), come le tastiere di Chris Cacavas (Green on
red, Dream Syndicate) e l'armonica di Richard Hunter, quest'ultimo con un piccolo
cameo in Beautiful, At Night.
Proprio la voce e la scrittura di
Abbiati sono quelle che sorprenderanno di più in confronto al percorso con i Lowlands,
nonostante non fosssero mai mancati passaggi bluastri e di forte violenza elettrica
nella loro produzione (penso ad un lavoro come Beyond).
Qui tuttavia, trascinato dagli strali della slide guitar di Stiv Cantarelli (già
avvezzo ad un linguaggio garage, grazie ai lavori in combutta con The
Silent Strangers) e dall'intreccio lirico, essenziale, fornito
in sottofondo da Cacavas alle tastiere, il suo approccio si fa più "spietato",
ombre, insoddisfazioni, crude ammissioni che attraversano questa sequenza di garage
blues e ballate rugginose, raccontandoci di un Saturday
Night convulso, di minacciose Muddy Night, tra una CrabTree
che fotografa il suono alt-country più torbido nell'abraccio con la lezione del
Paisley Underground, mentre episodi quali I Want You
to Like Me e One Life Ain't Enough, o ancora il finale di Old
Satan Revisited (sconvolta traduzione in chiave punk noir di un inedito
dell'amato Townes Van Zandt) riportano persino a dimenticate operazioni come quelle
dei Buick MacKane di Alejandro Escovedo.
Beautiful, at Night è un lavoro
fuori del coro, senza uno straccio di distrubuzione, senza etichette (un paio
pare abbiano mostrato riluttanza e indecisione nel pubblicarlo), eppure trasuda
una necessità di espressione da ogni primitivo assalto. White noise.