Dopo
il successo di critica e commerciale di Workingman’s Dead e
American Beauty, entrambi pubblicati nel 1970 e del doppio live
omonimo del 1971, i Grateful Dead sono in un momento di cambiamento
e di pausa creativa, con Pigpen sempre più in difficoltà per motivi
di salute, raggiunto dal nuovo tastierista Keith Godchaux e dalla moglie
Donna Jean come corista e il batterista Mickey Hart momentanemente in
pausa (tornerà nel ’74). La Warner Bros offre ai musicisti la possibilità
di registrare progetti solisti e i ragazzi ne approfittano: Jerry Garcia
pubblica l'omonimo album nel gennaio del ’72, Hart il suo Rolling Thunder
a settembre. Nel mezzo a maggio esce Ace, esordio di Bob
Weir, il più vicino al suono dei Dead sia perchè comprende materiale
in parte giù suonato con il gruppo, sia per la partecipazione alle registrazioni
dei colleghi che si presentano spontaneamente ai Wally Heider Studios
per aiutare l’amico. Se poi consideriamo che sette degli otto brani
faranno parte anche in seguito del repertorio della band, si può definire
Ace un album solista più nella forma che nella sostanza.
E’ un disco importante perchè fotografa la maturazione della scrittura
e della voce di Bob coadiuvato non solo da Robert Hunter, ma dal nuovo
paroliere John Perry Barlow, un vecchio compagno di scuola che, dopo
avere abbondantemente sperimentato con l’LSD, nel ’67 aveva messo in
contatto la band con Timothy Leary. Ristampato con un nuovo mixaggio,
Ace si riallaccia ai due dischi in studio sopra citati ed è aperto
dalla ritmata Greatest Story Ever Told che traccia un percorso
che prosegue con la ballata Black Throated Wind, prima collaborazione
con Barlow, la rilassata Walk In The Sunshine di fattura appena
discreta (non a caso l’unica canzone mai suonata dai Dead) e culmina
nella chiusura del primo lato del vinile con Playing
In The Band, brano già in embrione dal ’69, un classico dei
Dead. Questa versione è meno esplorativa di tante riproposizioni dal
vivo, ma è comunque positiva e vibrante, con una jam guidata dalla chitarra
acida di Garcia coadiuvata dal piano di Godchaux. La morbida Looks
Like Rain apre il secondo lato con la pedal steel in sottofondo
e gli archi, seguita dalla cowboy song latineggiante Mexicali Blues,
dal rock and roll di One More Saturday Night, unico brano composto
interamente da Bob e dalla malinconica ballata Cassidy, suonata
con il solo Kreutzmann e cantata con Donna Jean.
L'intenzione di Bob di proporre l’album dal vivo con una sezione fiati
e degli archi non si è realizzata all’epoca; si è dovuto attendere il
2022 quando Weir ha avuto al possibilità di celebrare Ace
con la sua attuale formazione, i Wolf
Bros, affiancati dai fiati e archi di The Wolfpack, cinque
musicisti che suonano vari strumenti a fiato, violino e violoncello,
nel corso di due serate al Radio City Music Hall. La data del 3 aprile,
proposta sul secondo disco dell’edizione in esame, conferma la validità
delle canzoni rivisitate con arrangiamenti rilassati e maturi e con
improvvisazioni che danno risalto al ruolo dei fiati e della pedal steel
di Barry Sless, nonchè al vibrante piano di Jeff Chimenti, supportati
dalla sezione ritmica di Don Was (basso) e Jay Lane (batteria).
La voce di Bob in certi momenti denota una stanchezza inevitabile a
75 anni, ma il cantante è aiutato su Greatest Story Ever Told
dall’emergente Tyler Childers e soprattutto dalla talentuosa Brittney
Spencer che aggiunge la sua voce calda e bluesata in una sofisticata
Walk In The Sunshine e in una solenne Looks Like Rain.
La melodia di Playing In The Band è maestosa con i fiati protagonisti
anche nell’improvvisazione insieme al piano jazzato che duetta con il
sax, Mexicali Blues accentua l’impronta latina con un’intro mariachi,
mentre in One More Saturday Night si inseriscono clarinetto,
tromba e sax, con la pedal steel che traccia la linea melodica prima
del finale jazzato. In chiusura un’apprezzabile Cassidy con i
fiati in ritmica, il tocco country del violino e una coda jammata in
cui si intrecciano agilmente piano, sax e clarinetto.