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Un altro tassello si va ad aggiungere alla preziosa
ricostruzione artistica portata avanti dalla Earth recordings intorno
alla figura di Dave Evans, misconosciuto folksinger di origini
gallesi. Dopo avere riacceso l’interesse grazie alla pubblicazione dell’esordio
del 1971, The Words in Between,
l’etichetta propone adesso l’altrettanto mitizzato seguito di Elephantasia,
di un anno successivo, per la prima volta ristampato in vinile (e naturalmente
cd) a cinquant’anni abbondanti dalla sua incisione. All’epoca del tutto
trascurato, duemila copie diffuse come carbonari dalla minuscola casa
discografica dell’amico e produttore Ian A. Anderson, l’album conferma
la levatura di maestro dimenticato del folk inglese di Evans, chitarrista
dalla tecnica ammaliatrice sullo strumento acustico, ma anche cesellatore
di melodie e liriche che lo caratterizzano con una personalità propria,
senza subire il contraccolpo degli accostamenti con i campioni del genere
di quella stagione. La linea rimane quella di un brit-folk dalle trame
“tradizionaliste” (That’s My Way, i ricordi di St. Agnes Park)
dettate dall’intricato fingerpicking del protagonista sullo strumento,
le stesse che animavano allora maestri quali Davy Graham, Bert Jansch
o il più contemporaneo Michael Chapman, eppure lanciato verso nuove
scoperte melodiche, come sembra suggerire la splendida serenità della
ballata Only Blue collocata in apertura,
chitarra e piano in dialogo costante. Evans coinvolse nelle registrazioni,
sempre curate da Ian A. Anderson per la sua etichetta The Village Thing,
una band locale di ispirazione prog-folk, gli Squidd, dove svettava
il pianista Steve Swindells (in seguito negli Hawkwind), oltre a John
Merritt al basso e Rodney Matthews alla batteria, quest’ultimo anche
autore dell’immaginifico e colorato disegno di copertina di Elephantasia.
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