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Down in Mississippi...
Mississippi, alba degli anni Sessanta, down the road al seguito del
padre Pops, patriarca di una famiglia che diffonde la gospel music secondo regole
tutte nuove, dove le "lusinghe" della soul music e del r&b creano
un cortocircuito irripetibile. La giovane Mavis osserva e impara la vita, a sue
spese, su quella strada. Il reverendo King cammina al loro fianco, ancora per
pochi istanti, prima che un proiettile "nel cielo di Memphis" si porti
via il suo sogno. E' maledattamente dura da ingoiare: ogni giorno, ogni concerto,
ogni paese, un altro sopruso, un altro divieto. Sei stanca, hai cantato tutta
la sera. Entri in una tavola calda, da qualche parte persi nel Deep South: tu,
le tue sorelle, Pops, avete tutti quanti una fame da lupi, vi sedete per un boccone
caldo, non chiedete di più. "Non se ne parla proprio, cosa vi siete
messi in testa? Leggi il cartello, nigger! Sai leggere vero? Non si serve a gente
di colore qui dentro". E allora sai che ti dico, sporco bianco, che noi
non ci muoveremo, che noi non torneremo più indietro. Chiama la polizia
e portaci fuori a forza se ne hai il coraggio...Why am I treated so bad? Quante
volte te lo sei chiesto Mavis? No more, no more. Canta adesso, con tutto l'orgoglio
e il peso dei tuoi anni, canta per il pubblico di Chicago e per quel ragazzo nero
che ha preso un volo dritto per la Casa Bianca. We'll never turn back, proprio
così. (Fabio Cerbone)
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Mavis
Staples Live
- Hope at the Hideout
[Anti/ Self 2008]
Non possiamo pensare che, pressoché settantenne e con un'intensa attività,
la sua particolare voce di contralto, sfruttata a fondo per ottenere non pochi
splendidi risultati - non ultimo l'eccellente We'll
Never Turn Back con la mano di Cooder - non abbia portato a un logoramento
pesante delle corde vocali. Proprio per un'evidente carenza dinamica il suo concerto
milanese del 2008 ci aveva in parte deluso. Così, questo live registrato a Chicago
risulta essere ancor più pregiato, perché inaspettatamente ce la propone in una
forma che pensavamo perduta. Tanto per gradire, il tutto ha una struttura ritmica
con punte di alta qualità, solida ed essenziale, soprattutto grazie al chitarrista
Rick Holmtrom, ma anche Jeff Turmes, basso, e Stephen Hodges,
batteria fanno un ottimo lavoro. E anche la parte coristica che a Milano traballava
(la sorella Yvonne compresa), qui è invece presente in modo incisivo a sottolineatura
e rinforzo. Tutto questo sembrerebbe smentito, almeno in parte, dal'interpretazione
di For What Is Worth, gioiello dei Buffalo
Springfield, che Mavis aveva già ripreso in modo impeccabile con gli Staple Singers,
e che qui lascia un po' indifferenti, perdendo la sua "essenza stilistica" per
volerne creare una diversa "tensione ritmica". Ma poi la Staples inanella una
perla dietro l'altra, passando da Down In Mississippi
(imperdibile la versione che il padre, Pops fece nel '92 con Ry Cooder), alla
magnifica Waiting For The Child d'impressionante
semplicità e intensità vocale. La più "corale" e ritmica Freedom
Highway, insieme a We Shall Not Be Moved,
inno di orgoglio e determinazione, ci riporta agli anni in cui il movimento per
i diritti civili era pieno di speranze e convinzione (oltretutto gli Staples erano
amici di Martin Luther King, con cui collaboravano da par loro), ma non avrebbe
mai pensato (o si?) che un giorno ci sarebbe stato un presidente nero (anche se
questo storico avvenimento non basta per credere di aver realizzato il sogno).
Insomma l'aria di casa - è a Chicago che vive da anni - pare avere rimesso
a nuovo le sue corde vocali per continuare una carriera che ormai ha superato
il mezzo secolo. (Gianni
Del Savio) www.otisredding.com
www.concordmusicgroup.com
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