inserito 15/12/2008

Down in Mississippi...

Mississippi, alba degli anni Sessanta, down the road al seguito del padre Pops, patriarca di una famiglia che diffonde la gospel music secondo regole tutte nuove, dove le "lusinghe" della soul music e del r&b creano un cortocircuito irripetibile. La giovane Mavis osserva e impara la vita, a sue spese, su quella strada. Il reverendo King cammina al loro fianco, ancora per pochi istanti, prima che un proiettile "nel cielo di Memphis" si porti via il suo sogno. E' maledattamente dura da ingoiare: ogni giorno, ogni concerto, ogni paese, un altro sopruso, un altro divieto.
Sei stanca, hai cantato tutta la sera. Entri in una tavola calda, da qualche parte persi nel Deep South: tu, le tue sorelle, Pops, avete tutti quanti una fame da lupi, vi sedete per un boccone caldo, non chiedete di più. "Non se ne parla proprio, cosa vi siete messi in testa? Leggi il cartello, nigger! Sai leggere vero? Non si serve a gente di colore qui dentro". E allora sai che ti dico, sporco bianco, che noi non ci muoveremo, che noi non torneremo più indietro. Chiama la polizia e portaci fuori a forza se ne hai il coraggio...Why am I treated so bad? Quante volte te lo sei chiesto Mavis? No more, no more. Canta adesso, con tutto l'orgoglio e il peso dei tuoi anni, canta per il pubblico di Chicago e per quel ragazzo nero che ha preso un volo dritto per la Casa Bianca. We'll never turn back, proprio così.
(Fabio Cerbone)


Mavis Staples
Live - Hope at the Hideout
[Anti/ Self 2008]



Non possiamo pensare che, pressoché settantenne e con un'intensa attività, la sua particolare voce di contralto, sfruttata a fondo per ottenere non pochi splendidi risultati - non ultimo l'eccellente We'll Never Turn Back con la mano di Cooder - non abbia portato a un logoramento pesante delle corde vocali. Proprio per un'evidente carenza dinamica il suo concerto milanese del 2008 ci aveva in parte deluso. Così, questo live registrato a Chicago risulta essere ancor più pregiato, perché inaspettatamente ce la propone in una forma che pensavamo perduta. Tanto per gradire, il tutto ha una struttura ritmica con punte di alta qualità, solida ed essenziale, soprattutto grazie al chitarrista Rick Holmtrom, ma anche Jeff Turmes, basso, e Stephen Hodges, batteria fanno un ottimo lavoro. E anche la parte coristica che a Milano traballava (la sorella Yvonne compresa), qui è invece presente in modo incisivo a sottolineatura e rinforzo.

Tutto questo sembrerebbe smentito, almeno in parte, dal'interpretazione di For What Is Worth, gioiello dei Buffalo Springfield, che Mavis aveva già ripreso in modo impeccabile con gli Staple Singers, e che qui lascia un po' indifferenti, perdendo la sua "essenza stilistica" per volerne creare una diversa "tensione ritmica". Ma poi la Staples inanella una perla dietro l'altra, passando da Down In Mississippi (imperdibile la versione che il padre, Pops fece nel '92 con Ry Cooder), alla magnifica Waiting For The Child d'impressionante semplicità e intensità vocale. La più "corale" e ritmica Freedom Highway, insieme a We Shall Not Be Moved, inno di orgoglio e determinazione, ci riporta agli anni in cui il movimento per i diritti civili era pieno di speranze e convinzione (oltretutto gli Staples erano amici di Martin Luther King, con cui collaboravano da par loro), ma non avrebbe mai pensato (o si?) che un giorno ci sarebbe stato un presidente nero (anche se questo storico avvenimento non basta per credere di aver realizzato il sogno).

Insomma l'aria di casa - è a Chicago che vive da anni - pare avere rimesso a nuovo le sue corde vocali per continuare una carriera che ormai ha superato il mezzo secolo.
(Gianni Del Savio)

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