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Ryan
Adams & the Cardinals
Everybody Knows Ep
[Lost
Highway/ Universal 2007]
  
Un altro colpo di coda da parte
di Ryan Adams, che è riuscito ad abbindolarci con l'ennesima offerta discografica
sul finire di stagione. Meno tormentata e generosa del 2005, quella che lo aveva
visto sciorinare ben tre lavori consecutivi, tuttavia anche l'annata appena trascorsa
non è passata inosservata, con uno strascico che si arrichisce del qui presente
Everybody Knows, in verità versione europea allargata di un Ep già
pubblicato in autunno con il titolo di Follow the lights. Non manca di contraddizioni
e persino di una leggera supponenza il nostro Ryan Adams: quella sua frenetica
attività che sembra condannarlo a rendere pubbliche tutte le sue esternazioni
musicali, sottostando per forza a qualche scivolone in termini di qualità. Spesso
però, quasi sempre diciamo la verità, ha saputo smentire queste illazioni, dando
alla luce raccolte per nulla raffazonate, dischi acerbi forse ma di una bellezza
disarmante. Fu il caso di 29,
esattamente un anno fa, lo è a maggior ragione Everybody Knows. Otto canzoni,
trenta minuti abbondanti che lo rendono quasi un album a tutti gli effetti, di
poco inferiore per sostanza al recente Easy
Tiger. Non ne possiede evidentemente la stessa ambizione, ma l'uniformità
del materiale, il suono pastoso e in gran parte colto dal vivo, le vibrazioni
elettro-acustiche che lo accompagnano sono una celebrazione dei Cardinals quale
backing band, del loro essenziale ruolo nella maturazione di Adams come autore.
Fatta eccezione per la stessa title track, morbida ballata resa in quello stile
roots pop ormai marchio di fabbrica, il resto contiene gemme che potrebbero avvicinare
non soltanto il completista di turno. A cominciare dagli inediti assoluti Follow
the Lights e My Love for You is real:
la prima si adagia a quel folk trasognato che attraversava il citato 29, mentre
la successiva è un mezzo capolavoro di dolcezze rustiche, in cui il lavoro di
Jon Graboff, Neal Casal e Jamie Candiloro esalta un sound
che ha acquisito una profondità impeccabile. Quello che avanza è tutto oro che
luccica e se non vale la pena essere più generosi nel giudizio finale è soltanto
per la remora di trovarsi ancora una volta a mordersi le mani per la dispersione
con cui Ryan Adams spreca le sue cartucce migliori. Eppure, come restare indifferenti
alla struggente versione di Blue Hotel (donata
a suo tempo all'amico Willie Nelson per Songbird), seguita a ruota da una riedizione
da brividi di Down in a Hole, cover degli
Alice in Chains dal profumo folk rock principesco, e ancora da una rivoltata e
definitiva interpretazione di This Is It,
che dal rock furbetto di Rock'n'Roll, disco in cui faceva mostra, diventa oggi
una magnificente ballata dei Cardinals. Chiudono la portata due episodi catturati
dal vivo in studio: If I Am a Stranger e Dear
John. Più canonica la prima, meglio eleborata la seconda, che mantengono
fede al clima dell'intero Everybody Knows Ep, certamente un diversivo ma con molte
ragioni da vendere. (Fabio Cerbone) www.ryan-adams.com
www.losthighwayrecords.com
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