“Vivendo nello stesso mondo, siamo tutti uguali.
Quando piantiamo i semi dell’oppressione, dell’ingiustizia, dell’egoismo
e dell’intolleranza, raccogliamo odio, vendetta, violenza e avidità. Raccogliamo
ciò che piantiamo”. Queste parole di Malcolm MacWatt, cantautore
folk scozzese legato tanto alla terra della Highlands quanto alle verdi
praterie americane, sono state stampate sull’inserto all’interno del suo
nuovo, e quinto, disco intitolato Dark Harvest (“i frutti
oscuri del raccolto”), seguito dell'interessante Settler
del 2021.
L’oscurità, raffigurata pure in copertina, è conseguenza dell’agire umano,
responsabile del male come del bene. Nelle canzoni di MacWatt, le due
forze si scontrano con risultati alterni, ma il polistrumentista, sebbene
parta da una premessa cupa e pessimista, ha cercato nella storia protagonisti
“minori” che hanno provato, rischiando e spesso perdendo la vita, a lottare
contro il male per cambiare le cose, e, raccontandone le gesta nelle sue
canzoni, come un antico bardo, ha voluto rendere onore e giustizia al
loro sacrificio, nella speranza che possa essere preso come esempio dalle
nuove generazioni.
L’appartenenza a un paese lungamente oppresso nella storia, la Scozia,
non può che spingerlo alla lotta, anche se puramente retorica, verso qualsiasi
forma di dominazione e alla vicinanza di chi ha combattuto: che sia John
Ball (The Church and the Crown), il prete inglese del XIV secolo
noto per le sue filippiche contro i padroni, che sia la vicenda umana
di Eliza Junor (Empire in me), figlia di una schiava e di un proprietario
terriero, oppure la vicenda dell’isola scozzese di Gruinard (Dark Harvest),
che venne sfruttata dagli inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale per
sperimentare una bomba biologica mai poi utilizzata, rovinando la natura
dell’isola e lasciandola in pessime condizioni fino a quando, anni dopo,
il commando segreto Dark Harvest, di cui ancora oggi l’identità
è ignota, non costrinse negli anni Ottanta il governo inglese a ripulire
la terra dalle scorie.
Dolore e speranza convivono in questo album cupo e luminoso, dove il cantastorie
Malcolm MacWatt cerca di insegnare una lezione all’ascoltatore attraverso
l’esempio dei suoi eroi, vicini e lontani nel tempo, che è pure la lezione
biblica di due millenni fa: ciò che semini sarà poi il frutto del tuo
raccolto e il male non comporta che altro male, vendetta e dolore. MacWatt
è fermo nelle sue convinzioni, come è fedele alla speranza che un giorno
gli oppressi si libereranno dagli oppressori.