Torna, un po' a sorpresa, sui passi dell'amato poeta errabondo Dino Campana la
ricerca musicale di Massimiliano Larocca, in un disco intrigante per ricerca,
sonorità e versi, adattando alla musica le schegge poetiche di Campana, le metriche
stesse dei suoi famosi "Canti Orfici". Ci ritorna perché il suo percorso discografico
ebbe inizio nel 2001 proprio con l'autoprodotto "Massimiliano Larocca canta Dino
Campana" e perché in fondo il rapporto con l'artista conterraneo è sempre rimasto
una traccia sotto pelle. Nei quindici anni che separano i due lavori sono però
accadute molte cose, a cominciare da una maturazione dello stesso Larocca, che
è passata attraverso l'ultimo album di inediti, Qualcuno
stanotte, e la stretta collaborazione con la band dei Sacri Cuori,
oltre alle recenti amicizie artistiche con Nada, Hugo Race e Cesare Basile.
Li
ritroviamo tutti all'interno di questo progetto, dall'affascinante titolo Un
mistero di sogni avverati, dove il respiro notturno, i colori e i suoni
potenti del poeta rinnegato di Marradi, piccolo paese al confine fra le terre
di Toscana e Romagna, si amplificano al passo di un folk elettrico dalle diverse
suggestioni. Esattamente come le origini di Campana, anche Larocca ha voluto rievocare
questa unione di tradizioni e di mondi, chiamando da una parte l'organetto e le
spinte popolari della musicalità toscana di Riccardo Tesi, sorta di direttore
d'orchestra dell'intero disco, e dall'altra dei romagnoli Sacri Cuori, il cui
intreccio di ritmiche e sonorità tracciano il solco nel quale si muovono tutti
i brani. Lì dove canzone d'autore italiana, tenui sapori sudamericani, folk e
radici rock americane si incontrano, prendono forma queste "traduzioni": un'operazione
ambiziosa e riuscita proprio per le sensibilità dei musicisti coinvolti e la maggiore
padronanza di Massimiliano Larocca con questo repertorio e la sua lingua.
Li
ha domati grazie all'esperienza e alla crescita come autore, oltre ad un plausibile
approfondimento dei testi di Campana. Il risultato ondeggia fra la marcetta di
Le petite promenade du poete, degna di un
ispirato Vinicio Capossela, alla musicalità più elegante di Un femme qui passe,
fino al cuore elettrico, da ballata rock rivista e corretta al passo del Tom Waits
di Raindogs, in Batte botte, splendida e deragliante,
o ancora in Poesia facile, quest'ultima con la partecipazione del citato
Cesare Basile. Le chitarre di Antonio Gramentieri (Sacri Cuori) suggeriscono visioni
waitsiane sulla scia di Marc Ribot, ma adeguano la rotta strada facendo, secondo
le indicazioni di Riccardo Tesi, mentre la voce profonda, densa di Massimiliano
Larocca si mantiene sempre in equilibrio tra passione sincera e concentrazione
sui versi (L'invetriata, In un momento).
Tanti i momenti musicali che restano impressi, tra piccole variazioni sul tema
principale, il quale rimane saldamente la poesia di Dino Campana: la recitazione
di Nada che anticipa il solitario suono acustico in La sera di fiera;
gli inattesi orizzonti tex mex di Vi amai nella città
dove per sole e quelli vagamente caraibici che si insinuano sottili
in Tre giovani fiorentine; la scura Barche amorrate,
con le trame noir suggerite dalla melodia, fra canzone popolare e persino strascichi
new wave.
Un disco lontano da qualsiasi sterile intento accademico, una
musica che affonda semmai in terra e radici, senza sacrificare gli amori di Larocca
per la sua educazione rock, oggi curiosa di mettersi alla prova e ampliare il
suo vocabolario.