:: Ana Popovic
Sittin' on Top of the World


Ana Popovic
si è seduta sulla cima del mondo e ha deciso di restarci. Lei che è l'unica artista in Europa ad aver ricevuto una Nomination ai W.C. Handy Blues Awards sembra essere una di quelle destinate a prendere l'eredità dei grandi musicisti del passato e non solo per quel che concerne la musica blues. Ana ha uno stile chitarristico unico che, banalizzando, potremmo definire come una via di mezzo fra l'esplosività di Stevie Ray Vaughan e l'eleganza raffinata di Ronnie Earl, ma anche così le faremmo torto perché andremmo colpevolmente a dimenticare i mille altri colori della sua musica. Troppo jazz per essere blues, troppo blues per venire considerata jazz e troppo rock per essere entrambe le cose, Ana Popovic unisce al feeling strepitoso delle note della sua Stratocaster una presenza scenica d'impatto e un cantato sempre più coinvolgente e caldo, denotando così una completezza artistica che ha pochi termini di confronto attualmente. Siamo riusciti ad intervistarla in occasione del concerto tenuto al Melos di Pistoia, autentica anticipazione del Pistoia Blues Festival che partirà il 16 luglio 2006 nella splendida città toscana.
Grazie perciò agli organizzatori: i ragazzi dell'associazione BLUES IN, a Giancarlo Trenti di Slang Music, al Melos Club di Pistoia e naturalmente a Silvia Gorgi per le belle fotografie
(di Matteo Strukul)

www.anapopovic.com


L'intervista

So che sei nata a Belgrado in Yugoslavia, vorrei che tu mi parlassi un po' delle tue radici e che mi descrivessi il ruolo che ha avuto tuo padre nella tua educazione musicale…

Si sono nata e cresciuta a Belgrado e ricordo di aver ascoltato tantissimo blues fin da bambina grazie a mio padre, lui non era esattamente un musicista cioè non era un musicista professionista, semplicemente suonava per puro diletto e lo fa tuttora. In verità è stato lui ad avere il ruolo più importante nella mia educazione musicale e non solo assecondandomi ma proprio insegnandomi a suonare. Ricordo le jam insieme quando avevo quindici o sedici anni ed in effetti io non ho preso in quel periodo alcuna lezione di chitarra ma in quel modo, cioè provando assieme e facendo delle jam, mi sono davvero molto avvicinata allo strumento. Lui ha trovato la giusta maniera per coinvolgermi e per farmi amare la chitarra; sai quando avevo diciassette anni capitava spesso che avessi tante cose per la testa come quando esci e hai altro da fare o semplicemente non toccavo la chitarra per un paio di giorni, eppure lui non ha mai fatto l'errore che fanno tanti genitori cercando di forzarmi o peggio ancora rimproverandomi perché magari non suonavo per un paio di giorni. Capitava semplicemente che mi chiedeva di riprovare insieme la canzone di tre giorni prima. "Quale" dicevo io.." "Quella di Clapton" mi rispondeva lui e allora ci mettevamo di nuovo a jammare e ad interpretare i pezzi. Poi naturalmente c'era lo stereo e lì devo dire che "giravano" quasi sempre dischi di blues e musica nera americana in genere.

So che nel primo periodo hai girato in tour la Yugoslavia, la Grecia e l'Ungheria con la tua band degli esordi, gli Hush. Vorrei sapere com'era, voglio dire i concerti e il pubblico e tutto il resto, mi parli un po' di quell'esperienza attraverso l'Europa dell'Est?

Beh è stata un'esperienza fantastica: eravamo e siamo ancora molto amici con gli altri ragazzi della band e sai indubbiamente avevamo parecchi problemi a farci produrre un disco, se ci pensi cantavamo in inglese e facevamo del blues in Yugoslavia che non è esattamente la musica più popolare che c'è, là, perciò era piuttosto difficile riuscire a firmare un contratto e quindi eravamo sempre in tour e gli show erano pieni di energia e c'era un'ottima risposta di pubblico, insomma non era molto diverso da adesso anche se la musica era forse ancora più blues di ora. Facevamo ad esempio tantissimi brani della Allman Brothers Band e poi abbiamo cominciato a scrivere pezzi nostri e siamo finiti anche molte volte in televisione e tutto questo semplicemente suonando il blues: è stato davvero incredibile.

Alla fine come mai hai deciso di andartene?

Perché io volevo assolutamente andare in tour in Germania, in Francia e Olanda e, naturalmente, Stati Uniti, volevo vedere posti diversi e accettare una sfida nuova e loro invece hanno scelto di restare nell'Europa dell'Est, questo è il motivo per cui le nostre strade si sono divise.

Hai scelto di frequentare l'Università ad Utrecht in Olanda come Graphic Designer, ma poi cos'è successo là?

Ho finito la scuola per Graphic Designer a Belgrado e devo dire che l'ultimo anno di scuola ero praticamente esaurita, mi spiego: finivo di suonare di notte verso le due e poi andavo a dormire alle cinque e alle otto dovevo essere a scuola a lezione. Così dopo la scuola di Graphic Designer ho deciso di proseguire ad Utrecht specializzandomi e presentando contemporaneamente domanda di ammissione al conservatorio locale perché volevo finalmente studiare musica dato che sapevo suonare ma, ad esempio, non ero in grado di leggere le note. Lì hanno accettato la mia domanda e a quel punto ho dovuto scegliere fra Graphic Designer e musica ed è stato un momento cruciale e ho scelto la musica ed è stata la miglior cosa che ho fatto nella vita perché ho studiato quello che adoravo. Pensa: due anni di jazz e world music, una vera full immersion. Poi ho smesso perché a quel punto avevo una nuova band e non eravamo più a suonare solo in Olanda ma in giro per il mondo e come vedi da allora non ho ancora smesso.

Come mai hai scelto l'Olanda? So che lì ci sono alcune band interessanti che fanno blues penso ai T99 e ai Cuban Heels o ancora agli Harmony Two Tones, beh cosa ne pensi?

Beh i T 99 mi piacciono molto, siamo anche amici. Per me l'Olanda era la cosa migliore. Era anzitutto un posto dove ripartire da zero e poi lì ho cominciato a studiare musica e anche se non conoscevo nessuno un po' alla volta ho cominciato a suonare come ospite nelle band olandesi. Sai, lì ci sono un sacco di band che fanno blues e rock-blues e davvero molti festival e c'è una scena assolutamente viva anche se dopo un po' forse mi ero stancata anche di quella e però l'Olanda è certamente un posto molto bello dove vivere e, per carità, mi piacciono molto gli States ma vedo che di solito dopo circa un mese che sono in tour là ho voglia di tornare a casa nella vecchia Europa. A questo aggiungi che Amsterdam è, geograficamente parlando, al centro di tutto: puoi andare in un istante in Francia o in Germania o in Norvegia, quindi è davvero il posto ideale dove vivere per un musicista.

Mi parli un po' della grande influenza di Stevie Ray Vaughan e di Ronnie Earl sulla tua musica?

Beh Stevie Ray Vaughan è stato una cosa incredibile, amore a prima vista, insomma ricordo sempre quel feeling particolare e poi mio padre che quando avevo cinque anni mi diceva "Ana qual è il più grande chitarrista del mondo?" e io rispondevo "Stevie Ray Vaughan" e lui "Qual è il più grande disco di sempre?" "Soul to soul" era la mia risposta. Quindi sono molto legata al suono di Stevie Ray Vaughan a quel suo modo torrenziale di suonare la chitarra ma devo assolutamente citare anche Albert King, Robert Johnson, Bukka White, Albert Collins, Elmore James che hanno avuto anch'essi una forte influenza sul mio modo di suonare e poi ho scoperto Ronnie Earle e a quel punto mi sono innamorata del jazz e ho pensato che volevo essere troppo jazz per chi ascolta il blues e troppo blues per chi ascolta jazz e comunque Ronnie Earl è colui che mi ha fatto scoprire ed amare il jazz tanto che ho voluto studiarlo per due anni come ti dicevo prima.

Tu sei una ragazza molto giovane e davvero un'ottima chitarrista eppure tutto sommato costituisci un po' una meravigliosa eccezione in un mondo abbastanza maschile da questo punto di vista. Cosa ne pensi?

Credo che la questione stia tutta nel fatto che non è affatto facile per una donna uscirsene con le sue idee e proporle da musicista ad un produttore od ai membri di una band e però quello è il modo giusto insomma devi tirar fuori le tue idee e dire cosa vuoi fare, sbatterle in faccia, sai è anche vero che tante volte è davvero difficile spiegare agli altri che tipo di sound vuoi se ti limiti comunque a cantare e non sai suonare veramente uno strumento, e non credo sia il mio caso, beh in un caso del genere non è così semplice far capire cosa vuoi agli altri membri della band, qual è il sound che tu vuoi esattamente sentire uscir fuori, è praticamente impossibile perché ti trovi su un livello completamente differente. Quindi quello che penso è che in generale, che tu sia uomo o donna, devi avere delle idee e crederci profondamente: solo così prima o poi la gente ti ascolta per forza.

Sei stata l'unica artista in Europa a ricevere una nomination per i W.C. Handy Blues Awards in Memphis. Che sensazione ti ha dato ricevere un riconoscimento così importante?

E' stato semplicemente incredibile, non avrei mai pensato che potesse accadere una cosa del genere nella mia vita. Anche perché si tratta di qualcosa riservato comunque agli artisti americani e naturalmente a ragione, è chiaro. A questo aggiungi che c'è un certo qual timore reverenziale da parte di molte band europee a suonare veramente il blues proprio perché inevitabilmente si chiedono cosa penseranno gli americani di una cosa del genere e il rischio è quello di copiare e copiare. Invece quello che conta è lavorare su un suono originale, certo si possono prendere dei licks ma questo lo fanno tutti, cioè ogni chitarrista prende dei licks da altri chitarristi, da quelli che sono venuti prima di lui e poi li fanno propri e non è certo un problema. Quello che conta è crearsi uno stile personale, un suono, per esempio io ho cercato proprio questo: magari da piccola ascoltavo e provavo per cinque giorni un disco di Stevie Ray Vaughan ma poi mi annoiavo e provavo un altro autore e così via e credo che in America abbiano apprezzato proprio questo nella mia musica, il fatto di aver mescolato molti spunti e magari di aver creato qualcosa di personale, spero. Per questo per me è stato un onore, anche perché come dici tu sono una musicista europea e, aggiungo, perché non credo di fare semplicemente musica blues, non nel senso puro e tradizionale almeno, ci sono anche altre componenti nel mio suono e il fatto che queste componenti siano state riconosciute ed apprezzate dalla Blues Foundation, che ha così dimostrato anche una particolare attenzione alle nuove influenze ed aperture, è stata una sorpresa straordinaria e naturalmente, come ti dicevo, un grande onore, un sogno che è diventato realtà, tutto quello che è successo dopo è stato un extra.

Ok appunto, infatti credo che la tua musica sia un'alchimia perfetta di generi diversi, non è qualcosa che possa essere ricondotto ad un genere specifico, non c'è solo il blues o solo il jazz o solo il rock, appunto è una miscela …quindi se dovessi chiederti…è questo il segreto per essere un musicista originale con un suono originale e di successo?

Anche, ma naturalmente non solo: voglio dire quando cominci ad avere molto più pubblico ai concerti, quando hai molto più audience, non puoi limitarti a suonare sempre e comunque uno shuffle, ok? Non a caso la prima band in cui ho suonato si chiamava Hush (silenzio n. d. a.) perchè volevamo essere ascoltati ma prima di poter essere ascoltato devi divertire, catturare l'attenzione ed è per questo che ogni canzone del mio set è sempre diversa da dieci anni ormai perché devi guadagnarti l'ascolto delle persone e poi mi piace scoprire le note blues in ogni artista: le trovo negli Steely Dan, in Tom Waits e in John Scofield o George Benson, tanto per fare degli esempi decisamente diversi fra loro. Mi piace trovare il blues in ognuno di loro e questo secondo me è un bel modo per rinnovare il blues, insomma non basta lavorare sulle scale od esplorare i ritmi, e questo può essere un modo per differenziare e migliorare il proprio fraseggio chitarristico.

Nel tuo ultimo disco, che poi è un live, c'è una bellissima canzone, Love me Again, che ha scritto Susan Marshall per l'album Comfort to the Soul. Susan Marshall è stata la leader dei Mother Station, una rock blues band straordinaria, conosci questo gruppo? Come sei arrivata al pezzo con Susan?

Ho conosciuto Susan a Memphis, l'ho vista alcune volte perché lei ha fatto da backing vocals in tutti i miei album. Credo sia una donna meravigliosa, una cantante straordinaria con un talento enorme e un'incredibile songwriter. Quando ho sentito questa canzone me ne sono innamorata e le ho chiesto se potevo inserirla nella scaletta dell'album e lei mi ha detto che ne sarebbe stata felice e così ecco Love me Again nella tracklist del disco.

Ok. Adesso volevo sapere chi ha ispirato il tuo stile vocale

Devo anzitutto dire che non ascolto molte musiciste ma quasi esclusivamente artisti maschili. I nomi che posso farti sono Billie Holiday per le donne, e poi Howlin' Wolf e Bukka White per gli uomini ma questo soprattutto quando ero piccola perché poi ho capito che non aveva nessun senso forzare la mia voce per farla sembrare "di colore" e poi in fin dei conti nel tempo ho trovato la mia voce, intendo dire che alla fin fine non mi ispiro a nessuno, non ho mai preso lezioni di canto, e quello che faccio è semplicemente di usare la mia voce meglio che posso.

Ultima domanda: i tuoi cinque dischi preferiti di sempre

Ok, Stevie Ray Vaughan (Soul to Soul); Ronnie Earl (Blues and Forgiveness); Jimy Hendrix (Axis: Bold as Love); Sonny Landreth (Grant Street) e Albert King (I'll play the blues for you).

 


<Credits>