:: Mimmo Locasciulli, intervista
Una voce d'autore fuori dal coro

Mimmo Locasciulli è indubbiamente uno dei personaggi più interessanti del panorama della musica italiana d'autore, uno di quegli esempi di passione e dedizione che spiccano come mosche bianche nel marcio sistema del mercato musicale del nostro paese. Basta dire che Mimmo, nonostante una costante carriera che ormai va avanti da ben 33 anni, continua a svolgere la sua professione di medico presso un ospedale di Roma, la sua città di adozione. A discapito di questo aspetto, che potrebbe generare malignamente sospetti di scarsa professionalità del nostro, va detto invece che Mimmo è riuscito a diventare uno dei musicisti più "internazionali" del nostro paese. Le sue collaborazioni farebbero impallidire tante delle nostre "pseudo-star" provinciali e sono sempre collaborazioni che, al di là dei nomi, nascono principalmente da rapporti umani. Basti pensare alla partnership ormai ventennale con Greg Cohen, contrabbassista storico (nonché cognato) di un certo Tom Waits da Pomona, California, che ha recentemente accompagnato Mimmo in una breve serie di concerti acustici; per non parlare di Marc Ribot, a detta di chi scrive uno dei più geniali ed influenti chitarristi degli ultimi venticinque anni, per citarne solo alcuni. Per chi non conoscesse niente di Mimmo Locasciulli, segnaliamo come indispensabile la doppia raccolta Aria di famiglia, che racchiude le migliori composizioni del cantautore e pianista abruzzese, oltre a quella gemma acustica che risponde al nome di Piano piano, uno dei più bei dischi italiani degli ultimi dieci anni. La breve chiacchierata che abbiamo avuto con lui, prima di un suo concerto allo storico Folk Club di Torino (luogo dove da vent'anni il grande Franco Lucà riesce costantemente a portare artisti che altrimenti ci sogneremmo di vedere in Italia e che è stato addirittura teatro di uno degli ultimi concerti di Townes Van Zandt), ci mostra un artista incredibilmente vivo e appassionato, attento ad ogni aspetto della vita. Ce ne fosse di gente come lui, in un panorama asfittico come il nostro!
(a cura di Gabriele Gatto)

www.mimmolocasciulli.com


L'intervista

Il fatto di essere un musicista "dilettante" è una cosa che facilita il tuo lavoro?

Bè, io uso il termine "dilettante" nella sua accezione migliore, nel senso che mi piace quello che faccio, mi piace essere libero delle mie scelte e non dovere rendere conto più a nessuno, perché oggi ho una mia etichetta (la Hobo music ndr.) e non ho necessità quotidiane di dovere lavorare di continuo. Si sa, io faccio il medico e questo mi dà la possibilità di fare delle scelte, di fare i dischi quando ne ho voglia, di scrivere come mi sento di scrivere. Soprattutto questo mi permette di sopravvivere: ho visto molti miei colleghi, gente che aveva anche venduto molti dischi, scomparire nel corso degli anni. Il meccanismo del mercato, soprattutto in Italia dove non c'è una regola e non c'è nemmeno competenza, fa una selezione casuale, non equilibrata, non giusta, quindi essere un po' fuori dal giro mi gratifica molto perché mi fa sentire un artista molto libero. .

So che è in lavorazione un tuo nuovo disco. Cosa ci dici in proposito?

Sto lavorando a questo nuovo disco che uscirà in autunno, con molta calma. Ho posto il seme a New York con tre grandi musicisti, Joey Baron alla batteria, Greg Cohen al contrabbasso e Marc Ribot alla chitarra, ai quali si è unito anche mio figlio Matteo, e abbiamo registrato nove canzoni. Penso che ne registrerò ancora tre o quattro e finirò il lavoro nei miei studi. Posso dire poco di questo disco, so che si chiamerà Idra, che è un'isola greca che fu rifugio di molti intellettuali negli anni '60 ed anche un mostro mitologico con nove teste, che rappresentano un po' i vizi capitali, quelli che sono i mali del nostro tempo.

Quali sono gli artisti di oltreoceano che ti hanno influenzato di più?

Intanto, sono cresciuto con mio padre che ascoltava la musica di Nat King Cole, Perry Como, Bing Crosby, Frank Sinatra. Poi ho scoperto Dylan e tanti altri. Direi che quelli che più mi intrigano sono Tom Waits perché ha nelle sue canzoni una capacità descrittiva molto cinematografica. Poi Springsteen, Randy Newman per il suo eclettismo. Questi sono più o meno gli artisti che ammiro di più.

In un mondo asfittico come quello musicale italiano, mi sembra che tu sia piuttosto umile e poco "pretenzioso" rispetto a molti tuoi colleghi

Ci sono degli artisti che hanno la capacità o la pretesa di comunicare messaggi, ci sono degli artisti che non hanno questa capacità ma riescono a comunicare il proprio mondo interiore. Ci sono degli artisti, poi, che descrivono semplicemente quello che vedono ed io, in effetti, penso di essere un testimone del tempo che vivo e mi limito a comunicare quello che vedo e che sento, quelli che sono i miei sogni e niente di più.

E poi hai una grande capacità ironica…

Mi dicono in effetti che la gente riscontra dell'ironia, forse più che nelle mie canzoni nei miei concerti ma…bè, insomma, non sapevo di essere ironico! Esistono degli aspetti della vita quotidiana, come i problemi della società, che non ti permettono di affrontarli con ironia. E' per questo che non amo molto il cabaret e nemmeno personaggi come Beppe Grillo. Trovo che se uno ha qualcosa da dire in materia dovrebbe fondare una lista o un movimento e non ridurre questi grandi problemi in spettacoli comici. Però trovo che si possa affrontare con ironia l'amore ma anche la vita quotidiana.

Hai collaborato con molti grandi artisti. In che cosa ti hanno aiutato a maturare a tua volta?

Quando vai con quelli che sono le icone della musica mondiale, è chiaro che hai tutto da imparare, anche nell'atteggiamento di serietà, di compostezza, di correttezza. Quando ho lavorato con grandi musicisti, anche italiani come Paolo Fresu, Stefano Di Battista, Oscar Valdembrini, Lenny Pickett, ho riscontrato in loro un grande amore per la musica. A volte invece ho incontrato delle persone che usano la musica come un mezzo per affermare la propria superiorità e questo non mi va giù. Per quanto riguarda invece le collaborazioni di scrittura, nessuna, per fortuna, è mai nata a tavolino ma sempre per grazie a un momento di comunione e ispirazione comune. Poi, ho la fortuna di avere Greg (Cohen, ndr) come amico, compagno di viaggio e maestro di musica (interviene Greg in persona, che è stato presente durante tutta la chiacchierata, gridando: che grande paraculo!).

 


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