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The Rolling Stones Exile on Main St. [Rolling Stones Records 1972] ![]() | |||
1. Rocks Off // 2. Rip This Joint // 3. Shake Your Hips // 4. Casino Boogie // 5. Tumbling Dice // 6. Sweet Virginia // 7. Torn And Frayed // 8. Sweet Black Angel // 9. Loving Cup // 10. Happy // 11. Turd On The Run // 12. Ventilator Blues // 13. I Just Want To See His Face // 14. Let It Loose // 15. All Down The Line // 16. Stop Breaking Down // 17. Shine A Light // 18. Soul Survivor | ||||
Esiste
un disco che riassume con più approsimazione, abbandono, mistero e malattia la
densa stratificazione operata dalle e nelle radici del rock'n'roll? Probabilmente
no ed è per questo che Exile on a Main St. è un luogo dell'anima
prima ancora che una vera raccolta di canzoni, un rifugio per "esiliati" di ogni
sorta dove sentirsi fuori posto, dalla parte sbagliata di quella strada che resta
un principio di sopravvivenza e al tempo stesso una dichiarazione di intenti.
Immersi in un'atmosfera orgiastica e decandente, nella Francia dei primi anni
70 in cui ripararono, guidati dalla febbrile ispirazione di Keith Richards, vero
condottiero occulto dell'intero progetto, gli Stones di Exile lambiscono la sintesi
del loro schietto pensiero in termini di rock'n'roll, approdando così alle fondamenta
della sempre amata America. Doppio album controverso e persino non completamente
compreso all'epoca della sua uscita, è in verità lo zenith di un'intera scuola
di pensiero, quella che guarda più alla profondità dei legami e dei linguaggi
primari del rock che non al suo presunto futuro. Da qui il senso atemporale che
pervade queste canzoni: un baccanale di blues e country rurale che si affianca
al rock'n'roll più spiritato e percorso da fremiti gospel, tra i capolavori Rocks
Off, Tumbling Dice, Torn and Frayed, All Down the Line,
Shine a Light, nella dolcezza crepuscolare e tradizionalista di Sweet
Virginia e Sweet Black Angel, fino alla restaurazione blues di Rip
This Joint e Stop Breaking Down, evocando gli spiriti di Slim Harpo
e Robert Johnson. Jagger canta con un abbandono e una lascivia che non ritroverà
mai più, mentre la band balla letteralmente sul precipizio, sempre sull'orlo
di un crollo, eppure mai così lancinante. (Fabio Cerbone) |
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