The Departed
Adventus
[Thirty Tigers/
Blue Rose
2012]

www.thedepartedmusic.com


File Under: southern rock, red dirt

di Fabio Cerbone (22/01/2013)

Adventus: un approdo, un traguardo, un titolo che sintetizza la crescita in pubblico di questa nuova creatura coalizzatasi intorno alla figura di Cody Canada, ex leader dei Cross Canadian Ragweed che, all'indomani delle prove generali di Indian Land, rivede in chiave elettrica il progetto The Departed. Innanzi tutto non campeggia più il suo nome nella sigla del gruppo, segno che il disco ha un carattere corale, confermando il contributo oggi essenziale della seconda voce di Seth james, songwriter in proprio che spalleggia Canada lungo quattordici episodi di tignoso southern rock, ai confini tra feeling Americana e radici texane. L'ago della bilancia si sposta dunque dalle numerose cover e omaggi dell'esordio (quasi un tentativo di mettere in chiaro la provenienza e la formazione dei singoli musicisti) verso un rock confederato arcigno, spesso dalle gradazioni hard, ma che sappia inglobare anche ballate acustiche e richiami a quel movimento Red Dirt di cui i CCR furono paladini indiscussi per successo di pubblico e vendite.

Adventus è in tal senso l'album più vicino alla vecchia formazione di Cody Canada (periodo Garage e dintorni, per intenderci), evocata nello sconquasso elettrico di Worth the Fight e nelle gradazioni funk blues di Prayer for the Lonely, contorniate da quelle ballate che sono spesso il marchio di fabbrica e che qui prendono il nome di Blackhorse Mary e Cold Hard Fact, quest'ultima con una coda elettrica che esplode in un dialogo serrato fra organo (l'ottimo contributo di Steve Littleton) e chitarra. L'interessante storia che si cela dietro la curiosa copertina fornisce qualche indicazione in più: la foto di Carl Dunn fu scattata durante un concerto texano dei Led Zeppelin, quando ai poliziotti del servizio d'ordine fu direttamente consigliato di tapparsi le orecchie con un proiettile, per proteggersi dall'assordante volume. Rimedio molto "casalingo" e sintesi più o meno fedele di Adventus, disco in tutto e per tutto rock, che rilegge quelle vibrazioni settantesche secondo la sensibilità più rustica e ingenua di Cody Canada e Seth James.

L'effetto in Flagpole e Hard to Find, o nelle numerose divagazioni funky di Demons e Set It Free ha qualcosa da condividere con quella lontana stagione, anche se rispetto alla matrice british blues di Plant, Page e soci, qui pare prevalere la seconda generazione americana, quella di Bad Company e Aerosmith, un'onda mainstream che più di una volta rientra in gioco e banalizza un po' le trame di Adventus. D'altronde la scaletta è lunga, un'ora che comincia a stiracchiarsi pericolosamenre nel finale, fra inutili strumentali (Mark It Wrong), rock'n'roll rimasticati (Better Get Right) e qualche ballata ad effetto struggimento (Sweet Lord). Avessero chiuso prima la partita, l'effetto sarebbe stato decisamente meno convenzionale.


    


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