Bruciano le tappe questi
ragazzi dell’Alabama, da poco nominati Emerging Act of the Year
agli Americana Music Awards del 2024. The Red Clay Strays sono
diventati nel giro di un paio di anni un nome di richiamo assoluto, con
uno storico concerto andato esaurito al Ryman Auditorium di Nashville
e in generale un notevole successo di pubblico durante i loro incessanti
tour per gli States e proprio in queste settimane, per la prima volta,
anche in Europa, con cinque date nel Regno Unito.
Li avevamo presentati soltanto pochi mesi fa, in occasione della ristampa
del loro esordio, Momenth
of Truth, album del 2022 tornato in circolazione grazie al clamoroso
passaparola ottenuto dal gruppo con il singolo Wondering Why. Adesso
è giunta l’occasione di sfruttare al massimo questa popolarità, con la
band che ha firmato per la RCA ed è entrata in studio insieme al famoso
produttore di area Americana Dave Cobb (infinito l’elenco dei lavori a
cui ha messo mano in anni recenti) per uscire a stretto giro con il nuovo
album, Made By These Moments. La speranza è che non siano
“spremuti” dalla casa discografica oltre il necessario, creando quelle
tensioni che spesso sappiamo vanno a minare la stabilità all’interno di
una giovane formazione, sebbene alla prova dei fatti mi pare che i risultati
ottenuti reggano l'urto.
Il disco si presenta come
la naturale prosecuzione del precedente Momenth of Truth, con un
suono leggeremente più muscolare, che accentua le radici sudiste dei musicisti
ed esalta la voce del leader Brandon Coleman, una sorta di Chris Stapleton
meno autore e più rocker alla guida di un solido quartetto southern rock,
se mi passate il paragone. Di sicuro la coppia di chitarristi Drew Nix
e Zach Rishel, il bassista Andrew Bishop e il battersita John Hall sanno
dare respiro alle dinamiche delle canzoni, quelle che uno si aspetterebbe
da una band con un simile pedigree, che definire country, come qualcuno
ha fatto, trovo sia assai riduttivo: infatti, il torrido uno-due iniziale
di Disaster e Wasting Time è decisamente orientato al lato
rock della faccenda e anche le ballate, tra cui il singolo Wanna
Be Loved, esaltano la parte elettrica e l’afflato soul della
scrittura musicale dei Red Clay Strays, se vogliamo un po’ più smaliziati
nelle scelte sonore rispetto al debutto, condizione sulla quale ha giocato
un ruolo, immaginiamo, lo stesso Dave Cobb.
Ma non è il caso di fare troppo le pulci a una band che suona incandescente
anche in studio (e immagino ancora di più dal vivo), coerente con
il loro background, figli della grande tradizione sudista dei 70s: da
sentire la slide e la melodia (magari non molto originale, ma non è ciò
che si chiede a proposte di questo tipo) vagamente The Band di
No One Els Like Me, lo stesso boogie scalpitante di Ramblin’,
che sembra arrivare dritta dall’albero genealogico dei Lynyrd Skynyrd,
o ancora la scura Devil in My Ear
e infine On My Knees, che con tanto di battito di mani e respiro
gospel ci porta laggiù in Alabama.
Se proprio dovessi muovere un appunto ai nostri Red Clay Strays è quello
a volte di eccedere con i “trucchi del mestiere”, nel senso che Made
By These Moments offre esattamente quello che ti aspetteresti dal
genere, senza mai spiazzare o deviare per un breve tratto dalla strada
principale. Al tempo stesso la fortuna del gruppo è proprio quella di
avere a disposizione un frontman come Brandon Coleman, che sa imprimere
la giusta enfasi al materiale, classico per definizione, e quando occorre
sprigionare l’intensità southern del suo canto: Drowning
potrebbe tranquillamente spuntare da un album del citato Stapleton, altrettanto
la romantica I’m Still Fine, planando nel finale sulle sonorità
americana ed elettro-acustiche di God Does, a conclusione di un
album che sa dove e quando solleticare le passioni di chi apprezza questa
tradizione rock dal Deep South.