Fedeli all’etica del duro lavoro on the road,
con tour incessanti, partecipazioni ai più importanti festival del paese,
compresi Bonnaroo, Lollapalooza e CMA Fest, come attrazione principale
o di spalla ai nomi più in vista del country e dell’Americana, i Red
Clay Strays stanno occupando un posto di rilievo tra le nuove voci
del rock sudista. Chiamarlo così potrebbe persino sembrare una forzatura,
o un retaggio del passato, anche se stile, portamento, chitarre e voci
attingono a quel grande bacino di tradizione ed elettricità, un destino
quasi inevitabile per una rock’roll band nata a Mobile, Alabama.
Moment of Truth è l’album di esordio (uscita indipendente
nel 2022, ora riproposta su scala internazionale) con cui giocarsi tutta
la posta in gioco, dopo l’exploit notevole del singolo Wondering Why,
lo stesso che ha spinto la Thirty Tigers a metterli sotto contratto, convinta
anche dai continui sold out registrati durante il loro ribattezzato Way
Too Long tour, quello che li ha condotti dritti fino alle tre serate
consecutive nel tempio riconosciuto della country music, il Ryman Auditorium
di Nashville. Il “momento della verità” è arrivato per il quintetto dell’Alabama,
e siamo qui proprio a giudicarne il carisma musicale: c’è soprattutto
la voce del leader Brandon Coleman a emergere, bagnata nel fiume del southern
soul, ricordando da lontano la potenza di un Chris Stapleton, ma con più
carezze e miele, mentre il gruppo tiene la barra dritta verso il classicismo
anni Settanta grazie alle chitarre di Drew Nix e Zach Rishel e a una sezione
ritmica (Andrew Bishop al basso e John Hall alla batteria) che non può
che attingere dal groove sudista.
Registrato in presa diretta, asciutto nelle dinamiche, Moment of Truth
non promette fuochi d’artificio e non calca la mano sul lato più hard
e selvaggio del genere, per fortuna aggiungiamo noi, semmai suona caldo
e soulful senza tradire le proprie origini, come annuncia l’introduzione
di Stone’s Throw e la sua slide guitar
in combutta con l’ugola di Coleman, mentre la title track si fa drammatica
e bluesy, un po’ come sei Free fossero nati giù in Alabama. Do
Me Wrong sparge un aroma di vintage soul, blandisce con la
dolcezza del canto e conferma che i Red Clay Strays sono una band che
non guarda soltanto al gesto più elettrico e plateale della faccenda,
come lo stesso singolo Wondering Why lasciava intuire.
Tutta la prima parte di Moment of Truth è costruita su questa falsariga,
accarezzando volentieri le inclinazioni più romantiche del songwriting
di Brandon Coleman, per esempio con Heavey Heart. È il pulsare
southern boogie di Ghost (ma c’è anche
un piano nella ricetta della band) a cambiare brevemente il senso di marcia,
lasciando respiro al sound, che con She’s No Good si concede una
fuga a Nashville a cavallo dell’honky tonk più sanguigno e nel finale
scalda le valvole degli amplificatori con il tiro rock blues di Doin’
Time, anche se l’anima della band al momento appare più suggestionata
dalle interferenze rock&soul di Killers, brano sulle cicatrici
lasciate dalla guerra e dall’uso delle armi, e di una crepuscolare ballata
come Sunshine.
Hanno tutte le potenzialità - suono, voce e canzoni - per farsi largo
nel nuovo classicismo rock americano ai confini con il mondo delle radici:
stiamo a vedere se sapranno mantenersi in equilibrio e magari tradurre
con più convinzione il loro impatto live nelle mura di un studio
di registrazione. Un nuovo album (dopo la firma per la RCA) è attualmente
in lavorazione con il produttore Dave Cobb...