Lo hanno
già notato in molti, ma il periodo del Covid ha affrettato una tendenza
che già si stava evidenziando nel mondo della musica, e cioè quella della
sempre meno possibile identificazione di scene musicali geograficamente
definite. Difficile che oggi si ripeta, infatti, una Seattle del periodo
fine anni 80/primi anni 90, perché la musica sempre meno nasce nei locali
e nei garage, e sempre più nelle solitarie stanze, e le collaborazioni
tra artisti sono sempre più scambi di file e opinioni nei social. Esistono
però grandi famiglie musicali che operano nel loro piccolo come piccole
scene musicali, e sicuramente lo sono i Big Thief, combo newyorkese, ma
composto da musicisti di varie provenienze geografiche, che in questi
ultimi anni ha rappresentato senza dubbio la novità più interessante del
mondo indie-folk (ma spesso più decisamente roots) a cui appartengono.
E se nel 2020 la cantante Adrianne Lenker ha trovato modo di venire acclamata
anche col suo doppio lavoro solista Songs/Instrumentals,
il 2023 pare essere l’anno della ribalta personale per il chitarrista
Buck Meek. Texano e fiero di esserlo, Meek aveva iniziato la carriera
dieci anni fa insieme alla Lenker proprio con l’intenzione di essere un
duo aperto a collaborazioni (continuano ad esserlo in fondo, anche se
nella vita il loro matrimonio è finito già nel 2018), e questo Haunted
Mountain, suo terzo disco in solitaria, segna un percorso musicale
del tutto indipendente. La parola d’ordine è “tradizione moderna”, quella
che lo portò a registrare il suo secondo album Two Saviors a New
Orleans, e che ha convinto nientemeno che Sua Maestà Bob Dylan a volerlo
come secondo chitarrista per il suo recente film/album Shadow Kingdom.
Haunted Mountain, sebbene cantato con lo stile folk tipico degli anni
2000, è un album che davvero potrebbe appartenere alla tradizione cantautoriale
di Austin, con incursioni country (Lagrimas) e quella voglia di
cantare con un certo raccolto imbarazzo dei propri amori (Didn't Know
You Then, Mood Ring), e soprattutto con anche la passione per
il racconto in forma di canzone (Undae Dunes, addirittura a tema
sci-fi con tanto di alieni), che potrebbe anche far intravedere future
velleità da scrittore alla Willy Vlautin. E’ comunque evidente che Meek
si è concentrato molto sulle canzoni e la loro scrittura, spesso molto
lontana da quella dei pezzi di suo pugno prestati ai Big Thief, lasciando
la forma ancora un po’ in secondo piano, con una continua insistenza sui
giri della propria chitarra, il che rende Haunted Mountains un
disco di ottime ballate ma ancora forse un po’ ostico e scarno per palati
che magari non masticano questo folk da sempre. Ma di lui parleremo ancora
molto spesso, questo è certo.