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Buck Meek
Haunted Mountain
[4AD 2023]

Sulla rete: buckmeekmusic.com

File Under: Waitin for the UFO’s


di Nicola Gervasini (03/10/2023)

Lo hanno già notato in molti, ma il periodo del Covid ha affrettato una tendenza che già si stava evidenziando nel mondo della musica, e cioè quella della sempre meno possibile identificazione di scene musicali geograficamente definite. Difficile che oggi si ripeta, infatti, una Seattle del periodo fine anni 80/primi anni 90, perché la musica sempre meno nasce nei locali e nei garage, e sempre più nelle solitarie stanze, e le collaborazioni tra artisti sono sempre più scambi di file e opinioni nei social. Esistono però grandi famiglie musicali che operano nel loro piccolo come piccole scene musicali, e sicuramente lo sono i Big Thief, combo newyorkese, ma composto da musicisti di varie provenienze geografiche, che in questi ultimi anni ha rappresentato senza dubbio la novità più interessante del mondo indie-folk (ma spesso più decisamente roots) a cui appartengono.

E se nel 2020 la cantante Adrianne Lenker ha trovato modo di venire acclamata anche col suo doppio lavoro solista Songs/Instrumentals, il 2023 pare essere l’anno della ribalta personale per il chitarrista Buck Meek. Texano e fiero di esserlo, Meek aveva iniziato la carriera dieci anni fa insieme alla Lenker proprio con l’intenzione di essere un duo aperto a collaborazioni (continuano ad esserlo in fondo, anche se nella vita il loro matrimonio è finito già nel 2018), e questo Haunted Mountain, suo terzo disco in solitaria, segna un percorso musicale del tutto indipendente. La parola d’ordine è “tradizione moderna”, quella che lo portò a registrare il suo secondo album Two Saviors a New Orleans, e che ha convinto nientemeno che Sua Maestà Bob Dylan a volerlo come secondo chitarrista per il suo recente film/album Shadow Kingdom.

Haunted Mountain, sebbene cantato con lo stile folk tipico degli anni 2000, è un album che davvero potrebbe appartenere alla tradizione cantautoriale di Austin, con incursioni country (Lagrimas) e quella voglia di cantare con un certo raccolto imbarazzo dei propri amori (Didn't Know You Then, Mood Ring), e soprattutto con anche la passione per il racconto in forma di canzone (Undae Dunes, addirittura a tema sci-fi con tanto di alieni), che potrebbe anche far intravedere future velleità da scrittore alla Willy Vlautin. E’ comunque evidente che Meek si è concentrato molto sulle canzoni e la loro scrittura, spesso molto lontana da quella dei pezzi di suo pugno prestati ai Big Thief, lasciando la forma ancora un po’ in secondo piano, con una continua insistenza sui giri della propria chitarra, il che rende Haunted Mountains un disco di ottime ballate ma ancora forse un po’ ostico e scarno per palati che magari non masticano questo folk da sempre. Ma di lui parleremo ancora molto spesso, questo è certo.


    



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