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Rose City Band
Earth Trip
[Thrill Jockey 2021]

Sulla rete: rosecityband.org

File Under: pastoral psychedelic sounds


di Paolo Baiotti (01/07/2021)

Dietro alla folta barba e al look da hippy fuori tempo di Ripley Johnson c’è uno dei musicisti più stimati e vitali della scena psichedelica californiana del nuovo millennio. In attività da quindici anni con i Wooden Shjips, ha formato nel 2009 il side project Moon Duo con la moglie Sanae Yamada e più recentemente, dopo il suo trasferimento a Portland, la Rose City Band che ha esordito con l’omonimo album nel 2019 seguito nel 2020 dal brillante Summerlong e ora da Earth Trip. Il nome è un omaggio alla città dell’Oregon (conosciuta come la città delle rose) e in qualche modo si può considerare un riferimento al tipo di musica della formazione, che poi è un veicolo dello stesso Ripley, che suona quasi tutti gli strumenti, con l’aiuto di John Jeffrey alla batteria, di Barry Walker alla pedal steel in quattro tracce e l’aggiunta di sporadici interventi della moglie al piano e di un percussionista.

Se i Wooden Shjips hanno un approccio garage alla psichedelia e il Moon Duo inserisce elementi pop ed elettronici, senza dimenticare le influenze del kraut rock, la Rose City Band viene definita da Ripley come il tentativo di attivare le sensazioni che si hanno nella fase iniziale successiva all’assunzione di sostanze psichedeliche, quindi non in pieno trip, ma in un momento di transizione, meno intenso e più etereo. Il suono viaggia dolcemente ai confini tra il country e la musica cosmica, lasciando impressioni dolci e stranianti, incrociando esperienze del passato che passano da Neil Young ai Grateful Dead, dai Cowboy Junkies a Jesse Sykes, dagli Spaceman 3 ai Circles Around The Sun. Il fatto che il disco sia stato scritto e registrato durante la pandemia, in un periodo di maggiore isolamento e di avvicinamento alla natura, è riflesso non solo dal titolo e dalle immagini della copertina e dell’interno, ma dalla musica più lenta e meditativa rispetto a Summerlong, bucolica e sognante.

Silver Roses è un’apertura languida, con la voce sommessa di Ripley che si incrocia con la pedal steel ricordando le atmosfere di Helpless, seguita da In The Rain in cui un’armonica dolente e una chitarra morbida affiancano il cantato sempre mixato in modo da non emergere troppo rispetto agli strumenti, creando un’atmosfera di psichedelia rilassata. Il ritmo cresce in World Is Turning venata di influenze country dovute alla lap steel e al mandolino, ma Feel Of Love ribadisce la preferenza per i ritmi lenti, con una chitarra pensosa ed espressiva. Il primo singolo Lonely Places sfiora il country con una solista insistente affiancata dalla pedal steel, mentre l’influenza dei Grateful Dead dei primi anni Settanta è evidente in Ramblin’ With The Day, quasi una rilettura di Going Down The Road con un assolo pregevole e nella pigra e sognante Rabbit. La lunga Dawn Patrol che chiude il disco è una soffice ballata che si distende lasciando ampio spazio alla chitarra lisergica di Ripley.

Earth Trip non tradisce le attese generate da Summerlong, confermando la Rose City Band come una delle realtà più interessanti della scena psichedelica americana.


    



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