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John Hurlbut - Jorma Kaukonen
The River Flows
[Culture Factory 2021]

Sulla rete: jormakaukonen.com

File Under: folk renditions


di Pie Cantoni (04/03/2021)

Nel bene o nel male, un po’ tutto quello che ruota attorno al 2020 ha origine oppure è legato strettamente alla pandemia che ci ha colpiti. Ma viene sempre da chiederci se tutto il male vien per nuocere. Attaccandoci a quel filo di ottimismo che ci è rimasto, vogliamo credere che non sia così, almeno musicalmente. Pensiamo agli ultimi due dischi di Sturgill Simpson, nati proprio come conseguenza del virus che ha colpito anche il cantante originario del Kentucky, oppure al progetto ripescato dal dimenticatoio dei New Moon Jelly Roll Freedom Rockers, tirato fuori dal cassetto proprio in tempi di inattività dei musicisti coinvolti e quindi di maggior libertà nel riprendere in mano le tracce registrate più di un decennio fa. Anche l’ottantenne e instancabile girovago del blues, Jorma Kaukonen, vistosi costretto a cancellare i tour e a rimanere nel suo psichedelico e amabilmente anacronistico Fur Peace Ranch, ha deciso di convertire le serate in giro per il mondo in live stream che tiene regolarmente ogni sabato sera dallo scorso aprile.

Proprio in uno di questi live stream, una sera sale sul palco con lui John Hurlbut, manager del Fur Peace Ranch, per una versione di Angel from Montgomery dedicata a John Prine, che era appena scoparso. Da quel primo episodio, Hurlbut diverrà ospite fisso. E, a riprova del fatto che l’alchimia tra Jorma e John è stata tanto fulminea quanto intensa, il duo pubblica questo The River Flows durante il "Record Store Day 2020" e poi in formato digitale e fisico tramite lo store ufficiale del Fur Peace Ranch a partire dal giorno di Natale dello stesso anno. A parte l’amore appassionato e indiscusso che proviamo per l’ex Jefferson Airplane, che ci ha colpito dal primo disco degli Hot Tuna e ci ha legato ancora più saldamente dopo il suo primo disco solista, fino ad apprezzarne la deriva country/bluegrass della sua tarda età, il disco è ottimo sotto tutti i punti di vista. Dall’esecuzione (va da sé), alla scelta delle canzoni, all’interpretazione di Hurblut che è il centro del disco, chitarra e voce, lasciando a Kaukonen il ruolo di comprimario di lusso.

L’inizio è con la magia psichedelica dei Byrds in Ballad of Easy Rider, che ci riporta ai tempi della Summer of Love, di San Francisco e Haight Ashbury, quando i Jefferson Airplane erano al centro della controcultura e Jorma Kaukonen, insieme al suo pard Jack Casady, creava tessuti sonori su cui Grace Slick cantava con la forza e il carattere che la contraddistinguevano. Il brano, dalla manciata di minuti che era originariamente, viene qui ripreso e ampliato con un bellissimo incipit di pura psichedelia folk. Jorma Kaukonen viene definito come un creatore di mandala sonori con la sua chitarra e, nonostante tale definizione abbia un po’ il retrogusto del peyote, calza a pennello. Segue una versione assolutamente dolce e morbida di People Get Ready, di Curtis Mayfield. Ennesima versione, certo, ma con una sua originalità e un messaggio di pace e fratellanza da diffondere in un’America ancora lacerata e divisa. Altre cover come Choices di George Jones o Kansas City Southern del transfugo dei Byrds, Gene Clark, e Doug Dillard. Si va a ripescare nella grande tradizione americana con Across the Borderline (scritta da Ry Cooder, John Hiatt e Jim Dickinson e pubblicata originariamente da Willie Nelson), in una versione che mantiene tutta la carica sociale e il lirismo del testo.

C’è anche spazio per una canzone originale di Hurlbut, Someone’s Calling, che chiude il disco come si era aperto, con i due chitarristi che fanno parlare le chitarre in una conversazione sonora che fa percepire l’intesa forte nata accidentalmente durante la pandemia. A smentire quanto detto in apertura, fortuna nostra, non tutto il male viene sempre ed inevitabilmente solo per nuocere.


    



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