Ennesimo spettacolare “fungo
elettrico” cresciuto nel magico giardino delle idee di uno dei più impattanti
gruppi rock americani del ventunesimo secolo: accogliamo con stupore Glowin
Lantern e ringraziamo sentitamente The Mother Hips. Non
ho dubbi nell’inserire questo affresco di moderno rock americano nella
playlist dei più bei dischi del 2021, e non ho nessun tentennamento nel
dire che questo ultimo lavoro sta al passo, come qualità, al loro miglior
lavoro, quel seminale Pacific Dust del 2009, che rese i Mother
Hips la rivoluzionaria, innovativa, colta e ammaliante band della scena
indie californiana. Glowin Lantern nasce, come molti altri bei
dischi del periodo, dall’isolamento pandemico, ed è un mosaico indescrivibile
di frammenti musicali di altissimo profilo compositivo, tra i più vari,
colorati, complessi e semplici allo stesso tempo, che si sia potuto ascoltare
di recente, sia all’interno della produzione propria degli Hips, sia relativamente
ai lavori solisti dei due leader, Tim Bluhm e Greg Loiacono.
L’amicizia tra Tim e Greg, il conoscersi perfettamente, l’avere condiviso
per tanti anni non solo la musica ma anche la vita di tutti i giorni,
ha permesso la maturazione di uno standard compositivo molto alto per
una band che mai -a dire il vero- ha sbagliato un colpo. Abbiamo assimilato
una costante crescita nella chimica degli arrangiamenti e delle parti
vocali, in tutti i loro lavori, che, come accennato, trovò la sintesi
perfetta a cavallo tra il 2007 e il 2013, in dischi quali Kiss The
Crystal Flake, Pacific Dust e Behind
Beyond, considerati il loro vertice artistico, poi, dopo alcuni
passaggi transitori, sempre di alto spessore, ribadisco, si raggiunge
oggi con Glowin Lanter un corposo picco di creatività e vivacità artistica.
Se avete amato la loro musica acida e punkettara degli esordi e amate
gli Hips della recente svolta rock psichedelica, sarà molto probabile
inserire questa ultima loro fatica sul podio; e come minimo la medaglia
d’argento è sua.
Parlare del disco nel dettaglio dei brani è perlomeno ridondante, perché
ogni pezzo è un affresco di bellezza assoluta, di musica americana che
va dalle radici folk blues , come Sunset Blues, I Wish The Wind
(molto Byrdisiana), al solido acid rock californiano di Looking
At Long Days. La lanterna luminosa è una costruzione di mattoncini
che s’incastrano l’un l’altro per formare un habitat strutturato, caldo
e avvolgente, che al primo ascolto può già lasciare positive vibrazioni
ma è con i ripetuti passaggi che inebria completamente, perché sono gli
ascolti ripetuti e continui che regalano passaggi inediti e sfumature,
che permettono di percepire sapori e retrogusti che scorrono a volte troppo
veloci per essere recepiti da un ascolto distratto. Caso emblematico è
la vibrante Nature’s Twisting Heart,
che ad ogni passaggio guadagna stima fino all’amore incondizionato. Stesso
discorso per Clay Mask Clown, che si colloca di diritto nella playlist
dei loro cinque migliori pezzi in assoluto.
La sezione ritmica dei fidi Brian Rashap e John Hofer si diverte nel groove
di Song In A Calm, con le magiche
alchimie di tastiere e chitarra di Tim e Greg a suonare in modalità Little
Feat, nel brano che probabilmente raccoglierà i maggiori consensi nel
download. Per la cronaca, abbiamo il magnifico Paisley Underground di
I Don’t Want To drive You Away, la psychedelia della Frisco Bay
di Mountain of Love e l’elegante pop di Green Lines, che
riporta alla memoria i Love, gli Spirit o anche Gene Clark. Grande band,
grande disco, grande opportunità per riagganciarli a chi li avesse messi
in coda e ovviamente conoscerli meglio per chi ne avesse ascoltato soltanto
le hits.