Prolifico fino a farsi del
male, camaleontico a livello musicale, tanto da confondere pubblico e
critica sulla collocazione della sua figura, il canadese Daniel Romano
è uno di quei talenti poco malleabili, ma anche il perfetto prototipo
del songwriter anni Duemila, allor quando tempi discografici e calcoli
di carriera sono andati a farsi benedire. Nell’accidentato 2020, sono
quasi una decina le uscite, più o meno ufficiali, che Romano ha messo
sul mercato: singoli, ep, collaborazioni, digitali e in vinile, buon ultima
quella elettrizzante scossa dal vivo che è stata Okay
Wow, disco che celebrava ufficialmente il sodalizio con gli
Outfit e ridava nuova vita al repertorio. Un sussulto che non è passato
invano, se è vero che How Ill Thy World Is Ordered fortifica
il rapporto con il gruppo e spinge l’ispirazione di Romano alle stelle,
ritrovando quella scintilla che sembrava essersi un po’ smarrita nei precedenti
album di studio, troppo ondivaghi e dispersivi.
La stessa affannosa energia e l’urgenza di scrittura che scaturiva con
prepotenza nel citato Okay Wow la ritroviamo intatta in questo
spumeggiante album, dove i brani seguono una logica simile: si accalcano
uno sull’altro, spesso senza soluzione di continuità, non lasciando un
minuto o quasi di respiro, mentre la band incide il tutto come se si trattasse
di una session dal vivo, rispettando esattamente la sequenza delle tracce.
Così si è svolto il lavoro di arrangiamento insieme a David Nardi (chitarre),
Roddy Rossetti (basso), Ian Romano (batteria) e Mark Lalama (organo e
piano), allargati alle presenze di una piccola sezione fiati e di solari
cori femminili: tre tentativi, non di più, per ciascun brano e poi via
ad affrontare il successivo, per mantenere quella irrequietezza folk rock
e quella esuberanza pop che trabocca fin dall’apertura di A
Rat Without a Tale, tra il miele della melodia e la tagliente
efficacia delle chitarre, che si affastellano con sax e tromba e l’ariosa
freschezza fornita dall’organo, librandosi nelle sventagliate elettriche
della seguente How Ill Thy World Is Ordered.
La traccia omonima riassume la rabbia e la speranza che muovono le parole
di Romano, liriche complesse nel linguaggio ma chiare nell’esposizione
dei sentimenti: quanto è malato questo mondo e chi lo conduce? La risposta
è da cercare in un mix di passione, sdegno e speranza che si fa largo
nella confusione attorno a noi: Daniel Romano e i suoi Outfit la
prendono per i capelli, vi si aggrappano con tutto il trasporto possibile
e se ne escono con un disco che è una sintesi di rock’n’roll caleidoscopico,
melodie sixties rivisitate e aggressiva canzone pop che sarebbe piaciuta
a Paul McCartney, scampoli di Jersey sound manco fossimo in un vecchio
disco di Southside Johnny e classic rock come se Tom Petty fosse ancora
tra noi a lottare. Leggero e denso al tempo stesso, il disco saltella
tra pulsioni garage e armoniose bravate power pop: Green Eye-Shaded
è furba e irresistibile, prima che First Joke
esploda nella testa con i suoi grassi fiati e il rutilare di una batteria
che sta fra la E-Street band e gli Who; Joys
Too Oftern Hollow è una ballata che volteggia sulle ali dell’Americana
più onirica, tanto azzeccata che Romano la riprende per il rotto della
cuffia e ne propone un secondo tempo, soltanto una scusa per dare sfogo
ai fremiti della chitarra solista; Drugged Vinegar ritorna in quota
con i fiati (una costante e la vera iniezione di potenza dell’album) e
il rock’n’roll, ma anche con quegli inserti di tastiere e voci che colorano
sempre questa musica di una attraente lievità.
Il timbro nasale e sottile di Daniel Romano asseconda questa sensazione,
che potrà non colpire di primo acchito, ma pare smossa da una trasporto
sincero, lo stesso che emerge nella perfezione di A
Secret Still to Be Betrayed, fuochi d’artificio che vorremmo
tanto tornasse ad offrirci il prima possibile Ryan Adams, prima di tuffarsi
nell’esuberante fioritura di No More Disheartened By The Dawn,
meraviglia di suggestioni pop sixties e folk rock in acido con un organetto
svagato e calante che destabilizza la canzone al punto giusto. Dopo tanto
girovagare tra i mali oscuri di questo mondo, la chiusura del sipario
con Amaretto and Coke appare come una beffarda risposta che solo
un irregolare come Romano poteva inventarsi: è il suo rifugio, la sua
coperta di Linus, una dolciastra caramella pop a suggello di un album
mai così centrato nella sua caotica produzione.