La presentazione di un artista come David Bromberg
è persino inutile per chi abbia minimamente seguito l'evoluzione della
musica roots, bluegrass, folk o blues americana degli ultimi cinquant’anni.
Il veterano chitarrista della Pennsylvania ha collaborato con tutti, toccato
ogni genere e registrato le sue chitarre su innumerevoli dischi. Di tanto
in tanto però si toglie delle soddisfazioni, registrando con una sua band
sia brani originali, sia grandi classici rivisitati dal suo estro. Il
primo disco solista, che portava semplicemente il suo nome, risale addirittura
al 1971 e la carriera è continuata, salvo una “pausa” non indifferente
dalle scene durata oltre vent’anni, sino ad oggi.
Big Road, che segue il bellissimo lavoro del 2016 The
Blues, The Whole Blues and Nothing But the Blues, parte proprio
dalle radici. Infatti, la "grande strada" di cui Dave canta
è quella del bluesman Tommy Johnson, qui fatta più grossa dai fiati e
da un'interpretazione grintosa. E dal blues si passa a un bluegrass ruspante
con Lovin' of the Game, in cui anche
la fisarmonica e il violino hanno un ruolo centrale nell’arrangiamento.
Dalla soulful ballad, screziata di richiami agli anni 50, di Just Because
You Didn’t Answer, si approda al country più classico, per arrangiamenti
e temi, di George, Merle & Conway
(dedicata ovviamente ai tre grandi artisti country: George Jones, Merle
Haggard e Conway Twitty). Il fingerpicking gentile influenzato da Mississippi
John Hurt di Mary Jane, ci rimanda a tempi in cui l’acustica era
lo strumento dei trovatori per le campagne del Mississippi, mentre Standing
in the Need of Prayer si rifà ai field holler, sempre di tradizione
“nera”. Strana ma interessante Diamond Lil, che mischia il flusso
di coscienza alla Lou Reed degli anni senili e la ballata interminabile
alla Grateful Dead.
Fra medley bluegrass, brani roots, richiami celtici, il disco, come spesso
accade con Bromberg, fa da antologia della musica americana, condensando
in meno di un’ora un centinaio di anni di storia. Big Road è stato
registrato alla Clubhouse in Rhinebeck, NY, con un altro veterano del
settore, Larry Campbell, alla produzione. Una line up di grandi
musicisti accompagna Bromberg: Mark Cosgrove (chitarra, mandolino, Nate
Grower (violino, mandolino, chitarra), Josh Kanusky (batteria) e Suavek
Zaniesienko (basso). Oltre ai membri fissi che lo seguono anche in tour,
in questo disco sono presenti anche Dan Walker (piano, organo, fisarmonica)
e una sezione di fiati degna della Stax (Birch Johnson, Jon-Erik Kellso,
Matt Koza, Bob Stewart).
Se c’è una cosa che in questo tempo di isolamento e distanza sociale abbiamo
imparato, è che i vecchi vanno preservati, perché rappresentano la memoria
storica, le radici e l’esperienza impersonificata in decadi di “prove
sul campo”. Quindi che Dio o chi per esso ci conservi i "grandi vecchi"
musicisti come Dave Bromberg a lungo e il più possibile su un palco, a
fare quello che sanno far meglio. Suonare, finché ce n’è.