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Under: Americana duo
di Fabio Cerbone (04/07/2019)
Dieci anni di silenzio discografico
possono fare miracoli, persino creare un’attesa che si spinge ben aldilà
dei meriti di un album. È l’effetto che fa il ritorno sulle scene di Buddy
& Julie Miller, coppia delle meraviglie dell’Americana, punti di riferimento
indiscutibili di quella Nashville “alternativa” che guarda alla tradizione
con piglio progressista e al tempo stesso conservando un’attenzione particolare
per il suono più adamantino delle radici. L’accoglienza generale per
Breakdown on 20th Ave. South è già preda degli entusiasmi, prima
ancora che la puntina scenda sui solchi dell’omonima canzone, riff di
chitarra circolare e dalla cadenza bluesy che distingue il tocco di Buddy
Miller come musicista e produttore.
Punto, set, partita e i due conuigi portano a casa il risultato con il
minimo sforzo, anche quando la qualità dei brani appare più routinaria
e accomodante. Sono dodici canzoni ritmicamente scarne, attaccate con
romanticismo ai linguaggi del folk e del country, ma con qualche asperità
rock e blues a rafforzarne come sempre la tenuta, soltanto più pacate
e sensibili, ad eccezione di una cruda Underneth the Sky e del
turbine di War Child. Non è presente
insomma l’irruenza elettrica dello splendido esordio del 2001, né tanto
meno la volubilità espressiva del’ottimo Written
in Chalk, il precedente del 2009 che aveva interrotto la storia
artistica del duo. C’è invece una Julie Miller più protagonista alla voce
(e nei testi, tutti firmati di persona), fanciullesca e fragile come e
più di una volta, messa alla prova probabilmente da una salute precaria,
che è una delle ragioni principali per cui è rimasta lontano dalle scene,
e che di riflesso deve avere influenzato le canzoni stesse.
Dunque il marito Buddy sceglie un ruolo leggermente defilato, entrando
di soppiatto in Feast of Dead, andamento
stentoreo che richiama l’amore dichiarato per certo folk rock inglese
d’annata, prima che tutto si faccia più intimo in Everything Is Your
Fault, nell’eterea Unused Heart e fra i gentili sussurri di
una zuccherosa Til the Stardust Comes Apart. Amore e fede sono
spesso al centro delle composizioni della Miller, artista che partì
nel novero della cosiddetta christian music, emozioni a fior di pelle
che ricadono sull’interpretazione: difficile non restarne imbrigiliati
in Spittin’ On Fire, nella cantilena
per chitarra e accordion di Thoughts at 2Am e fra le carezze folkie,
chitarra e banjo in questo caso, che abbassano il sipario su Storm
of Kisses.
Sonorità innocenti, limpide, bei dettagli acustici che cercano sempre
di rispettare il canto di Julie e il suo trasporto sentimentale, nonostante
il materiale non appaia proprio tra i più ispirati e manchi di quel sacro
fuoco che un tempo bruciava nel duo Buddy & Julie Miller.