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Buddy
& Julie Miller
Written in Chalk
[New
West 2009]
Come si fa a giudicare serenamente Buddy Miller dopo che è appena
stato nominato "Artista del decennio" dalla rinsavita rivista No Depression?
E soprattutto, come si fa a giudicare senza condizionamenti Written
In Chalk, il suo secondo disco licenziato in coppia con la moglie
Julie, appena dieci giorni dopo che lui ha rischiato di lasciarci
le penne sul palco? E che palco! Buddy è stato colpito da infarto il 19
febbraio scorso a Baltimore, mentre era coinvolto in relazione extra-coniugale
con ben tre donne, vale a dire Emmylou Harris, Shawn Colvin e Patty Griffin,
(il "3 Girls with Buddy" tour, spettacolo che qui in Italia possiamo solo
sognarci). Nulla di morboso in verità, Buddy stava solo facendo per loro
quello che fa ormai da più di vent'anni con la sua chitarra: la colonna,
la trave portante delle migliori performances di Steve Earle o Lucinda
Williams, per non parlare del trionfale tour fatto a seguito del pluridecorato
duo Robert Plant - Allison Krauss lo scorso anno. Per la cronaca Miller
si è salvato, gli hanno messo tre bei by-pass, e a 56 anni suonati potrebbe
anche voler dire che forse dovrà rinunciare a offrire i suoi servigi di
grande chitarrista a qualche donna in meno in futuro.
Per cui pur cercando di non scadere nell'agiografia che il personaggio
comunque meriterebbe, diciamo subito che questo Written in Chalk è ancora
una volta un prodotto superiore alla media. Non è un "suo" disco, neppure
un disco di un duo, ma è il prodotto di una famiglia di grandi musicisti,
la summa di tutta una scena di quella Nashville progressista e illuminata
che in Italia è particolarmente poco apprezzata e seguita. Una bella armonia
di gruppo dove persino una primadonna come Robert Plant duetta
in What You Gonna Do Leroy di Mel
Tillis con una modestia e una compostezza che ne evidenzia la paura di
rovinare un così perfetto equilibrio. Le chitarre di Buddy qui suonano
persino strabilianti per profondità del suono in alcuni momenti (One
Part, Two Part), e ormai anche come vocalist ha l'esperienza
adatta per toccare sempre le corde adatte (Hush,
Sorrow e la stessa Chalk),
ma è di Julie Miller che avremmo dovuto parlare. E' lei
infatti che scrive un lotto di brani da applausi, per intensità dei testi
e perizia melodica (ascoltate June e Everytime
We Say Goodbye), è lei poi che li interpreta con una classe
e maturità che le permettono di sfidare anche un episodio jazzy come A
Long, Long Time senza scadere nel calligrafico. E' in grande
forma Julie, decisamente pronta a riprovare a camminare anche con le proprie
gambe, le stesse che anni fa ci diedero album deliziosi come Blue Pony,
e così perfino i cameo di Patty Griffin (nella dolcissima Don't
Say Goodbye) e di Emmylou Harris (The
Selfishness Of Man) finiscono solo per essere credits superflui.
Avremmo forse dovuto rilevare che Written in Chalk non è un apice, ma
un approdo, l'album che cementa un percorso che forse aveva già trovato
nello splendido Universal United House of Prayer del solo Buddy la sua
piena apoteosi, e notare magari che ormai la sicumera di questi attempati
signori nell'offrire il loro country-rock degli anni 2000 rasenta quasi
la pura accademia, soprattutto nei divertenti ma di base risaputi episodi
più bluesy e sudisti come Memphis Jane,
Ellis County o la divertente Gasoline
And Matches. Ma per approfondire e notare le pecche avremo
sicuramente un'occasione più adatta.
(Nicola Gervasini)
www.buddyandjulie.com
www.myspace.com/buddyandjuliemiller
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