Steve Earle & The Dukes
So You Wannabe An Outlaw
[Warner Bros.
2017]

steveearle.com

File Under: outlaw again

di Fabio Cerbone (01/07/2017)

Nel titolo è contenuta un'affermazione retorica e al tempo stesso una dichiarazione consapevole, quasi un atteggiamento di sfida: Steve Earle la sa lunga in fatto di "fuorilegge", ha esperienza (ed errori) sufficienti per parlarne a viso aperto, per indicare la strada alle nuove generazioni, facendo tesoro della lezione che lui stesso ha imparato da altri maestri prima di lui. So You Wannabe an Outlaw è il disco più roots, in termini di aderenza alla tradizione e al suono, che Earle abbia pubblicato da una quindicina di anni a questa parte, forse dai tempi della splendida discesa bluegrass di The Mountain. È anche, come affermato dallo stesso autore, un tributo alla sua "educazione sentimentale", al periodo da giovane scapestrato ribelle di Nashville, immortalato nel documentario di culto Heartworn Highways, quando Waylon Jennings, Willie Nelson e naturalmente Townes Van Zandt e Guy Clark erano le sue stelle polari.

Detto ciò, è impossibile liquidare l'album come una sorta di esercizio di stile (cosa invece avvenuta per il precedente Terraplane Blues, forse il gesto più di mestiere della sua carriera) in veste country rock: se vi aspettate, come da qualche parte si è letto, una manciata di canzoni che ricalcano l'arcigno honky tonk di Jennings e compari vi sbagliate, So You Wannabe an Outlaw è Steve Earle al massimo grado, con digressioni nella memoria certo, ma con un approccio spesso crudo e sferzante, con accenti sudisti e texani che appartengono soltanto al protagonista. I Dukes rivisti e corretti di questi ultimi anni suonano adesso rozzi e alticci e Steve, imbracciata una Telecaster, canta con rabbia e competenza a seconda degli argomenti affrontati. I quali sono sempre gli stessi che hanno tormentato tutti i fuorilegge: donne, regole da infrangere, ingiustizie sociali e tempi duri da affrontare, a maggior ragione per uno come lui, con una sfilza di matrimoni alle spalle e una "insoddisfazione" morale che lo ha portato nei luoghi più scuri.

La title track è il manifesto e non poteva che sciorinare un duetto con Willie Nelson, il cui "Red Headed Stranger", più di quarant'anni fa, fu disco essenziale per indicare la via a Steve. Tutta la prima facciata di So You Wannabe an Outlaw corre spedita sui binari di un country rock aggressivo e con la giusta dose di sporcizia, che da una parte sembra quasi ricollegarsi agli esordi di Guitar Town, dall'altra si propone di aggiornare quel sound con chitarre, pedal steel e violini che hanno più spigoli e ombre, imbastento un hillbilly rock sfrontato (The Firebreak Line). Per una Lookin for a Woman, primo singolo, che indugia con compiaciuta baldanza sulla propria vita sentimentale, ci sono le scudisciate da autentico outlaw di If Mama Could See Me e il rantolo elettrico di Fixin' to Die, episodio tra i più trascinanti e incendiari della raccolta. Il duetto con la figura femminile è immancabile e Steve sceglie Miranda Lambert, stellina country che non avrà il peso di una Lucinda Williams (la ricordate svettare in un brano di I Feel Alright?), ma porta a casa il risultato in This Is How It Ends, una delle canzoni che lambiscono le difficoltà dell'ultimo matrimonio in frantumi di Steve con la cantautrice Allison Moorer. Da questo punto in poi So You Wannabe an Outlaw si addolcisce un poco e smorza i toni, a volte con pacati arrangiamenti retrò che ci ricordano come il disco sia stato registrato ad Austin, ma con la testa a Nashville (Walkin' in L.A.), altre invece trovando la zampata del fuoriclasse, quando Goodbye Michelangelo intona un'elegia acustica per lo scomparso Guy Clark che, guarda un po', sarebbe piaciuta al compare Townes Van Zandt.

Nell'edizione deluxe, oltre a proporre, come già avvenuto in altri lavori recenti di Earle, un documentario in dvd che spiega passo dopo passo la genesi del progetto So You Wannabe an Outlaw, ci ritroviamo anche quattro cover illumimanti sull'ispirazione tematica del disco: sono le gigantografie di Waylon Jennings e Willie Nelson ad accendere l'animo di Steve, qui credibile discepolo nelle riletture di classici come Sister's Coming Home (in medley con Down at the Corner Beer Joint) e l'immortale Are You Sure Hank Done It This Way, brano simbolo dell'altra Nashville.

Bentornato a casa Steve: un giorno da fuorilegge, fuorilegge per tutta la vita.


    


<Credits>